venerdì 30 marzo 2012
La porta della percezione
Il pertugio che ti può portare fuori dal tempo,rudere caro agli ermetisti italico-napulitani capitanati da Giuliano Kremmerz, ultima propaggine ottocentesca dei Terapeuti d'Alessandria, e tutto continua come un fiume carsico.
Si sa che Roma contiene un enorme conoscenza fissata anche attraverso monumenti ermetici colmi di segni, simboli e archetipi trasposti: ora in parole, ora in immagini e figure. l'Urbe nelle sue profondità contiene basiliche sotterranee, cloache bimillenarie, ninfei , caserme augustee dei primi vigili del fuoco, colombari di gens legate alla cremazione familiare, mitrei, chiese costruite sopra templi, resti monumentali di terme, di acquedotti. Fontane barocche continuatrici di una tradizione fluviale rinfrescante e lenitrice, catacombe come residui di cave divenute cimiteri, ora etruschi ora cristiani, anche un'ultima piramide svetta ancora accanto al cimitero acattolico, stranamente proprio nella città di Pietro.
A Piazza Vittorio, una fra le meglio sfigurate nei secoli dall’urbanistica ingrata , si mantiene al suo centro una «rovina eccellente».
Questo piccolo rudere può dirci ancora qualcosa con i suo guardiani della soglia (bes) che difendono i simboli incisi sul marmo bianco, le parole latine vorrebbero indicare ancora il percorso, la chiave per passare la soglia. Parte essenziale, forse in origine, di un piccolo tempio alchemico una cappella di cabalisti cristiani(gnostici) edificata nel secolo XVII dal Marchese di Palombara e frequentata, fra personaggi più o meno noti ,anche Cristina di Svezia e i produttori d'oro iatrochimico. Oggi d’intatto non resta che la porta, murata dalla limitatezza dei tempi moderni. E ricordato infatti, quel monumento, come la Porta Magica.
Porta, accecata di mattoni rossi, che non porta più da nessuna parte. Pagina sigillata, ma solo intorno agli orli e lungo la chiara cornice di marmo corrono ancora parole e idee simili a uccelli neri e bianchi che, immobili sulle ali, sono come pensieri scaturiti dalla mente e animati da liturgie arcaiche legati all'aria fra terra e cielo:
Quando in tua domo nigri corvi Parturient albas columbas tunc vocaberis sapiens... Qui scit comburere aqua ce lavare igne facit de terra coelum et de coelo terram pretiosam...
La piazza stessa è una spirale (Un mercato ravvivato da mille etnie da colori di pelle diversa da carni sanguinolente, da polli morti appesi, scaglie e occhi vividi di pesci , verdure e frutti sgargianti di un mercato vivo e vociante.
E i gatti aspettando gli avanzi perpetuano la forza di questo luogo per la magia che portano da sempre nel loro sguardo
la Porta Magica la si scorge con difficoltà dietro alla rete, vorrebbe rendersi invisibile; ed è ancora più chiaro che senza la Porta Magica l’intera piazza scompare, anzi sprofonderebbe portandosi appresso ROMA e il suo AMOR.
Orti magici dai deliziosi frutti difesi dal dragone del male che nel segno dell'eterno ritorno, mangiandosi la coda ci preclude l'uscita dal tempo
(Horti magici ingressum Hesperidum custodit draco et sine Alcide Colchicas delicias non gustasset Iason).
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