Due grossi misteri incombono sul passato di Tuscania. Il primo è riferibile al periodo etrusco: a Tuscania non si sviluppò un processo sinecistico.
Questo significa che Tuscania non era una città. L’archeologa Stefania Quilici Gigli sostiene che era un insieme di villaggi sparsi per la campagna, orbitanti attorno al colle di San Pietro. Tra il VII e il VI secolo a.C. nel territorio dell’Etruria i villaggi si aggregarono per dar vita ad un fenomeno di urbanizzazione sul modello delle città greche.
Perché questo non avvenne a Tuscania, che ne aveva la piena possibilità sia come spazio fisico, risorse e numero di abitanti? Vale la pena di ricordare che le locali associazioni archeologiche hanno censito almeno una trentina di necropoli disposte attorno al colle o dislocate nelle campagne.Il secondo mistero riguarda il periodo altomedioevale, quando Tuscania eleva le due basiliche di Santa Maria Maggiore e di San Pietro, l’una ai piedi e l’altra alla sommità del colle omonimo.
Giungendo da Viterbo è impossibile non vederle ed evitare ammirati la domanda: perché proprio a Tuscania?Quello che non si vede è però un dato della massima importanza. Attorno al colle la comunità cristiana edificò una quindicina di chiese a coronamento delle due basiliche, ambedue cattedrali in tempi successivi. La domanda allora diventa: perché a fronte di questa potente presenza del cristianesimo sia sul piano numerico che su quello qualitativo, Tuscania non presenta nessun tempio pagano? A questo proposito occorre ricordare due particolari.
Nel tentativo di sradicare culti, superstizioni e tradizioni, le comunità cristiane costruirono chiese dove un tempo c’erano templi pagani, giungendo spesso a riadattare gli antichi edifici di culto. Sotto le nostre chiese è impossibile, quindi, che non esistano templi, dal momento che insieme ad altri edifici minori presidiano una zona ad intenso significato archeologico.
Nel confronto con la Tuscia, Tuscania presenta una situazione di primato politico-religioso che sfocerà nella costituzione di una diocesi egemone per tutto l’altomedioevo sul territorio compreso fra il mare e il lago di Bolsena.Se istituiamo il confronto con realtà esterne, vediamo inoltre che Tuscania presenta una situazione di eccellenza tuttora bisognosa di spiegazione. Aquileia, ad esempio, che per antichità ed estensione è la diocesi più vasta d’Europa dopo Roma, aveva la cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta che ancora compare nell’abside e come patroni i martiri Ermagora e Fortunato.La cattedrale tuscaniese era invece dedicata al principe degli apostoli, i patroni erano tre esponenti della corte imperiale martirizzati a Centumcellae nella persecuzione dell’imperatore Decio e la basilica di San Pietro presentava in abside un Cristo Pantocrate che non ha corrispondenti in nessuna chiesa di Oriente e di Occidente. Naturalmente i riscontri storici e archeologici a sostegno del primato di Tuscania in campo religioso potrebbero continuare, ma a questo punto preferiamo affrontare la domanda: a che cosa è dovuto questo primato? E soprattutto le basiliche di San Pietro e di Santa Maria Maggiore quali culti pagani andarono a sostituire?Nel silenzio di resti e testimonianze, incomprensibile se collocato nel contesto appena delineato, alcune tracce importanti e mai indagate compiutamente possono gettare piena luce sugli interrogativi che ci assillano. Il primo riguarda i resti di una struttura monumentale, verosimilmente un tempio, poco distante dal colle di San Pietro, in località Campo della Fiera.Il buon senso avrebbe voluto che l’unico sito tuscaniese privo di ostacoli, fosse stato oggetto di scavi condotti con correttezza metodologica, in modo da ottenere importanti indicazioni sulla posizione di Tuscania durante il paganesimo.Invece, negli anni ’80 il sito è stato cementificato e su di esso è stato costruito un depuratore senza che nessuno intervenisse a fermare l’iniqua operazione. Per fortuna, però, le basiliche tuscaniesi non sono state ancora cementificate e indagandone i molteplici segni possiamo aprirci un varco verso la comprensione del loro significato e risalire ai culti pagani che vennero sostituiti da Cristo. In questo percorso occorre preventivamente soffermarci su una considerazione relativa ai numerosi studi sulle due basiliche che si sono succeduti nel tempo: tutte appaiono contraddistinte dalla settorialità. Di volta in volta, cioè, è stata presa in esame o la facciata, o la pittura, o l’architettura o una basilica alla volta, dimenticando che i due monumenti sono intimamente connessi e insieme al colle costituiscono una vera e propria configurazione. Il significato di essa, allora, apparirà chiaro solo quando chiesa di San Pietro, chiesa di Santa Maria Maggiore, colle e segni vengono studiati come intimamente correlati. In questa ottica non è difficile capire che le due basiliche, edificate nel IV secolo come attestano numerose evidenze, segnano il punto iniziale e quello finale di un itinerario sacro da percorrere con una processione che verosimilmente sostituiva l’omologa cerimonia pagana.Le stesse evidenze segnalano che sul colle in epoca pre-cristiana veniva praticato un culto solare.
Portato a Roma dall’imperatore Eliogabalo il dio Sole era stato istituzionalizzato in tutto l’Impero da Aureliano. Costantino, che prima della conversione era un adoratore del Sole, aveva aperto la strada a Cristo. Sul colle di San Pietro il vero “Sole” sostituì quello pagano e ancora oggi continua a illuminare la Tuscia e ogni uomo che cerca la verità. Mario Tizisocio Archeotuscia
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