L PONTE DEL DIAVOLO A LA FIORA
Alto circa 7 Mt presumibilmente del II sec d. C.
I piloni sono in opera quadrata, la parte superiore dall'impostazione dell'arco fino allo speco è in opera mista ( reticolato e fasce di laterizio). Era parte integrante dell'acquedotto romano che convogliava le acque provenienti dall'Amaseno.
L'acquedotto doveva essere opera di notevole impegno idraulico : era progettato sulla lunghezza di 52 km e seguiva le sinuosità dei Monti Ausoni, li aggirava incidendone i fianchi, scavalcava Valli e Gole a Ruderi di Sibilla, al Frasso, alla Fiora a Pozzo Sant'Antonio e infine, dopo aver attraversato la zona ora occupata dal convento di San Domenico, giungeva presso la Rocca Traversa per rifornire il castello di distribuzione in vicolo della Rota.
Il nome "Ponte del Diavolo" è stato accostato ad altri ponti in diversi Paesi: soltanto a Terracina ne esistono due! sovente furono così definiti poiché le loro strutture erano ritenute talmente complesse e ardite che la loro realizzazione fosse stata resa possibile solamente per mezzo di un artificio del diavolo, dando così adito a numerose leggende. Altri ritengono che la conoscenza per costruire questo tipo di ponte, sia dovuta ad un dono da parte del Diavolo, per via di un patto tra esso e la popolazione locale, in cambio delle loro anime. La maggior parte di questi ponti ad arco sono stati realizzati in pietra o in muratura, segnano un traguardo significativo nell'architettura antica.
Sotto al ponte, in bassorilievo, è ben visibile un simbolo fallico.
Nell'antichità, infatti, simboli del genere erano un'espressione per invocare buona fortuna: I passanti, infatti, erano invitati a toccare il fallo per scongiurare la fascinatura.
Con "fascinatura" si indica propriamente il ‘malocchio’, ovvero la fattura, se non proprio il sortilegio.
Foto di @AriannaForte
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