Il padre di Paolo Mieli e i protagonisti dell’informazione di massa antiitaliana
Renato Mieli, padre del giornalista ex direttore storico della Stampa e del Corriere Paolo Mieli, era una spia dei servizi segreti britannici. Mieli era codificato dai servizi segreti britannici come “colonnello Ralph Merryl” e nel corso del secondo conflitto mondiale venne impiegato nell’organizzazione della “divisione per la guerra psicologica” (PWB), l’organismo creato per manipolare l’opinione pubblica attraverso il controllo dei media italiani. All’interno del PWB Mieli senior era il responsabile dell’agenzia di stampa che gli Alleati usavano per gestire l’informazione sul territorio italiano. Al termine del conflitto, quando gli inglesi affidarono all’ufficiale dirigente del PWB Michael Noble il compito di riorganizzare l’industria dell’informazione, dell’editoria, dello spettacolo e dell’arte nel nostro paese, Mieli assurse a figura di riferimento assoluta a livello nazionale. Nel 1945 sotto l’egida dei servizi inglesi nasce l’ANSA, di cui Mieli è cofondatore e nominato primo direttore. Successivamente ricoprirà il ruolo di direttore dell’Unità fino al 1956, quando abbandonerà il PCI in séguito all’invasione sovietica dell’Ungheria. Dopo l’esperienza comunista Mieli si converte in un feroce liberista seguace della scuola di Von Mises e Hayek. Fonderà con sovvenzioni di Confindustria il CESES, “centro di ricerche economiche e sociologiche dei paesi dell’Est”: si tratta di una filiale dell’Interdoc, l’organo statunitense per assicurare l’espansione della NATO ad Est. Dal 1948, in luogo del PWB opera la versione britannica, l’Information Research Departmente, che ingaggerà numerosi giornalisti di spicco. Ecco, ora sappiamo cosa fra gli altri fattori porta regolarmente i giornalisti più in vista a fare una quotidiana informazione contraria agli interessi dell’Italia (probabilmente la stessa cosa vale per Scalfari). Il fatto di essere prima filosovietici poi filoatlantisti ricorda molto Napolitano.
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