Gli scritti nietzschiani possiedono un fascino misterioso, che ha incuriosito e colpito molti, tra cui Giorgio Colli, curatore dell’edizione italiana dell’opera omnia di Nietzsche. La sua introduzione allo Zarathustra contiene un avvertimento al lettore: «questa bevanda è magica» "Che questo libro agisca come una droga, è un fatto più o meno generalizzato, che i suoi avversari vorrebbero contestare, mentendo a se stessi. Ma l’orzo triturato che forma il tessuto molecolare dell’opera non è altro che un mescolarsi di conoscenze intuitive allo stato nascente, e il miele della narrazione in cui tale materiale viene agitato non può che accrescerne la potenza immediata di comunicazione "(Colli 1983, p. XIII-XIV)
Si può scegliere se e come berla, si può ricorrere o meno all’antidoto della ragione, ma non si possono negarne le virtù incantatrici. Ma qual è il raggio d’azione di questo potere comunicativo? Come dobbiamo interpretare il sottotitolo, che recita: «Un libro per tutti e per nessuno»? Ci viene in aiuto Martin Heidegger che individua nell’espressione «per tutti» un invito rivolto non a chiunque, ma a ogni uomo in quanto tale. L’aggiunta «per nessuno» sarebbe una sorta di ammonimento: non si cimenti nella lettura chi si lascia abbagliare dal fascino del linguaggio, senza riuscire a cogliere la verità che si nasconde nel tessuto del testo . Il sottotitolo lancia dunque il guanto della sfida, e attraverso tale lente può essere letta ogni pagina dello Zarathustra: il lettore è chiamato a indossare la propria natura umana, esponendosi così al rischio di essere colpito nel vivo delle sue antiche rassicuranti convinzioni. La ricompensa è insita nell’atto stesso della sfida, nella promessa cioè di una conoscenza a cui si accede solo dopo essersi liberati dalla corazza della logica razionale. Una conoscenza danzante.
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