domenica 19 settembre 2021

IL TEMPIO ETRUSCO DI PIEVE A SOCANA (CASTEL FOCOGNANO)

PIEVE DI SOCANA, luoghi e reperti etruschi in Casentino


La Pieve di Sant’Antonio a Socana si trova in un importante punto di confluenza tra il torrente Rassina e l’Arno, alla destra di quest’ultimo.
I lavori di restauro della Soprintendenza ai Beni Architettonici, Artistici e Storici di Arezzo, che si svolsero fra il 1969 ed il 1973, per evidenziare, sotto la chiesa romanica monoabsidata, quella paleocristiana con tre absidi ed il campanile circolare di tipo ravennate, misero in luce nella zona retrostante la chiesa un’area etrusca. Il luogo era d’altra parte già stato indiziato fin dal 1929 per il ritrovamento di due antefisse in terracotta a tre metri dalle absidi della chiesa.
L’ara era stata manomessa in antico, tanto che manca della parte superiore e che se ne sono recuperati molti blocchi nel muro est-ovest, che va sotto alle fondazioni dell’abside nord della chiesa.
Successive esplorazioni all’esterno delle absidi hanno messo in luce l’esistenza di un tempio etrusco. L’esplorazione sistematica della zona resta ancora da compiersi, anche per quanto riguarda le strutture pertinenti al tempio stesso, in quanto la pavimentazione dell’attuale chiesa era già stata completata nel corso dei restauri e non è stato quindi possibile uno scavo integrale. Si è solo potuto accertare, scavando dall’esterno, come l’orientamento del tempio etrusco dovesse essere ad est e quindi opposto a quello dell’attuale pieve.
È stata inoltre evidenziata sotto uno spesso strato di distruzione un’ampia gradinata di accesso al tempio (m. 18,40), consistente in almeno 12 gradini inquadrati da due basamenti quadrangolari modanati. La gradinata è di arenaria coperta da frammenti di travertino che dovevano costituirne il rivestimento. I gradini hanno un’alzata di cm. 20 ed un ripiano di cm. 40.
Si è ritrovato anche un altro muro sotto le strutture laterali della chiesa, nella zona in cui sono stati trovati grandi elementi circolari in pietra fetida, che verrebbero ad essere inclusi nel recinto del tèmenos. I materiali rinvenuti corrispondono a due fasi di vita del tempio.
Le antefisse più antiche a testa di menade si distinguono in due varietà forse cronologicamente situabili a qualche decennio l’una dall’altra (460-440 a.C.). Esse presentano influssi di stile severo e percorrono moduli ampiamente diffusi nella statuaria chiusina, ripresi nella coroplastica in esemplari di menadi simili alle nostre, del resto esistenti anche ad Arezzo. Questa direttrice da Chiusi verso il nord fino all’area emiliana è attestata anche dalla diffusione dei bronzetti. Le antefisse di epoca ellenistica (metà II sec. a.C.), che sono a testa di Minerva, ripetono un tipo ampiamente diffuso a Cosa, Tarquinia, Talamone, Chiusi, ed a Socana raggiungono l’estrema diffusione nord.
Il tempio ha segni di una distruzione violenta ad opera del fuoco, e non sembra che il culto sia proseguito in età romana.
Tale distruzione può essere avvenuta proprio verso gli inizi del I sec. a.C., perché non esiste traccia di ceramica aretina, né di altre classi databili dell’età romana.
Al tempio appartenevano, come si è già accennato, più elementi circolari in pietra fetida di cui due iscritte e recanti i nomi della famiglia patrona della costruzione del santuario la “gens KREINIE”, interpretate come doni votivi al dio etrusco del sole USIL.
UN REPERTO ANCORA DA DECIFRARE
Il santuario di Pieve a Socana, oltre agli importanti resti di un tempio tuscanico e di un grande altare, ha conservato grandi dischi in pietra fetida, che dovevano essere stati posti all’interno del recinto sacro. Benché il loro uso rimanga ancora incerto, questi dischi sono stati recentemente ritenuti altari per il sacrificio, poggiati sul suolo e dedicati ad una divinità solare e ctonia al tempo stesso, da identificare forse con MANTH.
L’altare discoidale di Socana presenta due testi, uno di difficile lettura e l’altro databile entro i primi decenni del V sec. a.C. e costituito dal solo nome del donatore, Arut Kreinie. La formula usata è molto semplice e dichiara solo il prenome Arut e il gentilizio Kreinie, che lascia trasparire un personaggio di rango.
reperti stanziati presso il Museo archeologico Gaio Cilnio Mecenate, Arezzo

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