"Wu
wei (non azione) non significa tacere e non fare niente, ma permettere a
ogni cosa di essere quel che essa era in origine, di modo che la sua
natura si realizzi”
LA LEGGENDA DELLA “O” DI GIOTTO – Si dice che papa Bonifacio VIII, nell’atto di bandire il Giubileo del 1300, fosse alla ricerca di un artista a cui commissionare il proprio ritratto, e che gli fosse stato suggerito il nome di Giotto di Bondone, il quale si era già distinto per l’affresco Storie del vecchio e nuovo testamento, realizzato nella basilica di S. Francesco di Assisi, e per il Crocifisso di S. Maria Novella a Firenze. Durante l’incontro con il fiduciario del papa, Giotto, per dar prova delle proprie abilità, disegnò un cerchio su una tela. La semplice, ma perfetta, opera bastò a Bonifacio VIII per comprendere le qualità dell’artista.
Innanzitutto il simbolo a forma di cerchio, molto impiegato
nella calligrafia giapponese, si chiama "Enso" o "Cerchio
dell’Illuminazione" o "Cerchio Infinito", è un simbolo Zen che
indica il vuoto (secondo questa filosofia il vuoto è forma, è un qualcosa da
cui si originano tutte le cose, è contenitore del tutto) e simboleggia
l’illuminazione, la forza e l’universo.
Questo simbolo deve essere ottenuto con una sola e precisa pennellata come.
LA LEGGENDA DELLA “O” DI GIOTTO – Si dice che papa Bonifacio VIII, nell’atto di bandire il Giubileo del 1300, fosse alla ricerca di un artista a cui commissionare il proprio ritratto, e che gli fosse stato suggerito il nome di Giotto di Bondone, il quale si era già distinto per l’affresco Storie del vecchio e nuovo testamento, realizzato nella basilica di S. Francesco di Assisi, e per il Crocifisso di S. Maria Novella a Firenze. Durante l’incontro con il fiduciario del papa, Giotto, per dar prova delle proprie abilità, disegnò un cerchio su una tela. La semplice, ma perfetta, opera bastò a Bonifacio VIII per comprendere le qualità dell’artista.
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