In
una caverna di circa 50.000 anni fa (grotta di Trois Frères) è
raffigurato un uomo con indosso pelli di animali e un cranio di cervo. È
un mago-stregone, un antesignano dell’esorcista? Chi può saperlo.
Eppure questa figura evoca qualcosa di oscuro, di terribile, qualcosa
che ha del demoniaco. Forse è l’indizio di una presenza (reale o
immaginaria) con cui l’uomo fin dalla notte dei tempi dovette
confrontarsi; l’innata consapevolezza del male che nasce insieme
con l’uomo. Un incubo, una paura ancestrale che poteva assumere
infinite forme e rappresentazioni, popolando di dei, angeli e demoni le
varie cosmogonie del mondo. È forse per questa sua multiforme e
sfuggente natura che quando Gesù gli chiese il nome lui rispose
“Legione, perché siamo in molti”. Gli antichi popoli hanno dato vari
nomi a questa entità malefica: per i mesopotamici era Sataran – il dio
serpente, ma anche Lilith – la Regina dei succubi che tentò di sedurre
Adamo; per gli egiziani era Seth – il malvagio fratello del dio Osiride;
per i persiani era Arimane – “lo stolto pieno di morte”, ma anche
capace di dare la vita; per i cinesi erano gli Yanluo – custodi e
giudici infernali; per i giapponesi era la volpe, ma anche Susanoo – il
dio delle tempeste; per gli indiani era Shiva – il Distruttore; per i
greci era il titano Tifone, ma anche l’orgiastico Dioniso, il misterico
Orfeo e Prometeo – colui che rubò agli dei il fuoco sacro della
conoscenza per donarlo agli uomini. Ovunque si sia sviluppata una
civiltà, sono affiorati dei e demoni, le cui mitologie spesso si
intersecano, sfumano l’una nell’altra, creando figure omologhe e
intercambiabili. Il diavolo che ebrei, cristiani e musulmani
contrappongono ancora oggi al loro dio è figlio di questo meticciato
mitologico che affonda nelle pieghe del tempo profondo. La sua genesi
sta in quel vasto e variegato universo simbolico-sacrale in cui hanno
preso forma le paure e i fantasmi d’ogni uomo fin dal primo apparire
sulla Terra.
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