è una vera celebrità di età
classica, la cui scultura nasconde una storia misteriosa che mescola mito,
leggenda e rivoluzione. Simbolo della libertà che guida il popolo napoletano.
“Me pare donna Marianna, ‘a cap’ ‘e
Napule”
Donne, non vi offendete se amici, vicini e parenti vi scagliano questa tipica espressione
napoletana detta in maniera goliardica; il riferimento non è casuale e si
accosta alla celebre scultura in marmo di Donna Marianna,
l’erma dalla testa grande adornata da un’acconciatura
prominente stile ellenico. Vi stanno dicendo che possedete un capo
voluminoso na’ capa tanta che non passa di certo inosservata. Non
vi deprimete. Sappiate che secondo gli antichi, questo piccolo particolare era
indice di sapienza e intelletto e come Marianna possedete
una testa leggendaria! Sfruttatelo a vostro vantaggio.
Ma chi è Marianna?
Come per il famoso gruppo scultoreo della Statua del Nilo detto ‘O Cuorpo ‘e
Napule situato a Spaccanapoli, anche donna Marianna ‘a
Capa ‘e Napule, gode di una certa celebrità avvolta anch’essa
da un velo di mistero e dall’alone di leggenda che si è
costruita in questi lunghi anni.
Il busto in marmo fu rinvenuto attorno al 1594 nell’Anticaglia,
la zona più antica di Napoli nel Decumano Superiore e secondo le
prime ricostruzioni storiche, si ipotizzò che si trattasse della testa
raffigurante il volto della sirena Partenope, il simbolo femminile
per eccellenza della città. Se fosse umana avrebbe avuto gli occhi grandi neri
e profondi, labbra piccole e carnose e un’età media che oscillerebbe sui
trent’anni o poco più. Al tempo doveva essere molto bella.
Che funzione aveva? Secondo gli studi effettuati da Carlo Celano nel suo volume “Notitie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli” e quello del suo collega Giovanni Antonio Summonte in “Dell’historia della città e regno di Napoli” affermarono che molto probabilmente, trattatasi dell’antico busto della dea greca Afrodite l’allegoria della bellezza e dell’amore (che la città incarnava sin dai tempi remoti) individuati poi nello spirito di Partenope e doveva assolvere alla funzione religiosa, di culto.
Che funzione aveva? Secondo gli studi effettuati da Carlo Celano nel suo volume “Notitie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli” e quello del suo collega Giovanni Antonio Summonte in “Dell’historia della città e regno di Napoli” affermarono che molto probabilmente, trattatasi dell’antico busto della dea greca Afrodite l’allegoria della bellezza e dell’amore (che la città incarnava sin dai tempi remoti) individuati poi nello spirito di Partenope e doveva assolvere alla funzione religiosa, di culto.
Infatti la scultura, secondo ipotesi, doveva esser collocata
all’interno di un tempio pagano di origine greco-romano che
sorgeva nel cuore del centro storico, votato alla dea Afrodite;
la testa quando fu rinvenuta, possedeva un volume maggiore rispetto alle
altre statue ritrovate di epoca classica sempre in zona,
attribuite probabilmente ai culti per uso privato (come noi
oggi possediamo in casa, le statuine dei santi) e non per onorare il tempio
per uso pubblico. Il busto recante il volto di una giovane donna
dall’acconciatura ellenica, fu poi posto su una base di piperno.
Perché il nome Marianna?
Partenope, Afrodite, Marianna. Durante la rivolta di Masaniello del 1647
il primo sussulto dell’insurrezione napoletana, proprio in Piazza
Mercato era collocato il busto di Marianna ‘a Capa ‘e Napule;
a lei si attribuiva un culto molto importante quasi come una Madonna a cui
confidare ogni segreto e rivolgerle preghiere, suppliche, offerte,
lamentele, preoccupazioni, lacrime, pensieri … e si diceva che avesse doni di
preveggenza e che parlasse. Era il simbolo della speranza che nutriva il
popolo napoletano, affranto dalle tante ingiustizie quotidiane.
Proprio nel cuore della rivolta di Masaniello, fra tumulti e assalti napoletani-spagnoli, la statua fu vandalizzata e subì la mutilazione del naso, più volte restaurato e messo a nuovo.
Proprio nel cuore della rivolta di Masaniello, fra tumulti e assalti napoletani-spagnoli, la statua fu vandalizzata e subì la mutilazione del naso, più volte restaurato e messo a nuovo.
L’attribuzione del nome anche se non è del tutto chiara, è arrivato
soltanto nell’800, ovvero a seguito dell’altra spinta insurrezionale del 1799
con la Rivoluzione napoletana, il cui popolo trovò in lei una guida,
un simbolo da inneggiare per cui proclamare Vittoria e che
potesse incarnare i principi di libertà, come la celebre “Marianne”
della Rivoluzione francese.
Secondo altre ipotesi anche fantasiose, il nome Marianna le fu dato quando il busto venne collocato di fronte alla Chiesa di Santa Maria dell’Avvocata, a pochi metri dalla centralissima Piazza Dante, dove tra l’altro era molto venerato il busto di Sant’Anna; da qui probabilmente la comparazione di Maria Vergine e Anna a cui fu titolata la chiesa, e la sintesi del nome Marianna.
La tradizione voleva che nel giorno di Sant’Anna celebrato il 26 Luglio, le donne popolane abbellissero anche Marianna come una santa con nastri e fiori per poi inscenare balletti e danze in suo onore; forse per renderla partecipe della vita cittadina, vicino agli usi e costumi di Napoli. Nel 2011 si è resa protagonista del Carnevale al Parco Ventaglieri, che cadde nel giorno dell’8 Marzo, festa della Donna; fu eletta madrina dei festeggiamenti, simbolo antico sacro-profano di Neapolis icona di rinascita della città.
Secondo altre ipotesi anche fantasiose, il nome Marianna le fu dato quando il busto venne collocato di fronte alla Chiesa di Santa Maria dell’Avvocata, a pochi metri dalla centralissima Piazza Dante, dove tra l’altro era molto venerato il busto di Sant’Anna; da qui probabilmente la comparazione di Maria Vergine e Anna a cui fu titolata la chiesa, e la sintesi del nome Marianna.
La tradizione voleva che nel giorno di Sant’Anna celebrato il 26 Luglio, le donne popolane abbellissero anche Marianna come una santa con nastri e fiori per poi inscenare balletti e danze in suo onore; forse per renderla partecipe della vita cittadina, vicino agli usi e costumi di Napoli. Nel 2011 si è resa protagonista del Carnevale al Parco Ventaglieri, che cadde nel giorno dell’8 Marzo, festa della Donna; fu eletta madrina dei festeggiamenti, simbolo antico sacro-profano di Neapolis icona di rinascita della città.
Marianna ‘a Capa ‘e Napule ha sperimentato vari alloggi temporanei
in città, durante i secoli.
Abbandonata a sé stessa in Piazza Mercato, la statua fu ritrovata da Alessandro di Miele nel 1879, un cittadino benestante napoletano che provvide alla sua sistemazione, facendo costruire per lei una base di piperno e collocandola nei pressi della sua abitazione, verso la Chiesa di San Giovanni a Mare. Attualmente vi è una copia della statua situata nell’atrio d’ingresso, quasi a voler dare il benvenuto ai fedeli.
Abbandonata a sé stessa in Piazza Mercato, la statua fu ritrovata da Alessandro di Miele nel 1879, un cittadino benestante napoletano che provvide alla sua sistemazione, facendo costruire per lei una base di piperno e collocandola nei pressi della sua abitazione, verso la Chiesa di San Giovanni a Mare. Attualmente vi è una copia della statua situata nell’atrio d’ingresso, quasi a voler dare il benvenuto ai fedeli.
La Marianna originale, durante la seconda guerra mondiale,
subì notevoli danneggiamenti, causati dal bombardamento, dagli spari e
dalle notevoli mutilazioni a danno dei monumenti. Il suo destino
sembrava esser segnato ad una tragica fine e da simbolo di libertà
divenne presto simbolo di resistenza contro ogni forma di
ostilità; col volto tumefatto cui era difficile scorgere i tratti fisici che la
caratterizzavano, tentava di comunicare ancora con il popolo.
Il suo antico ardore di amore e bellezza cominciò a risplendere
finalmente di nuova luce, a seguito di un ennesimo restauro del 1961
dove Donna Marianna ‘a Capa ‘e Napule, trovò sistemazione al sicuro
presso il Museo Filangieri, in via Duomo.
Era abituata a stare in piazza, ad ascoltare il chiacchiericcio
della gente, le suppliche delle popolane a ricevere le pallonate
degli scugnizzi, ad accogliere i colombi sul suo capo e a vedere l’alba
di un nuovo giorno. Lì nel museo si sentiva sola e trascurata. E poi un
bel dì venne commissionato un nuovo restauro al busto che le
restituì un volto fresco e giovanile e un meraviglioso naso nuovo; per
completare l’opera e donarle il giusto valore e rispetto da vera regina,
da qualche anno la sua nuova casa è attualmente a Palazzo San Giacomo,
sede del Comune di Napoli, sistemata sul pianerottolo dello scalone
centrale, in bellavista. Marianna è di nuovo raggiante pronta a vegliare
sulle sorti della città, incarnazione stessa dei cambiamenti
storici e del destino sociale-politico di Napoli.
Curiosità: nel 1975 Marianna è stata la protagonista di un’importante evento;
la Repubblica di San Marino, in occasione della Esposizione Filatelica
Europea, emise un francobollo da L. 50 con l’effige de ‘a
Capa ‘e Napule.
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