Raimondo di Sangro, il Principe di Sansevero, è l’uomo che ha avuto il merito di regalare alla città di Napoli un preziosissimo scrigno di tesori e bellezza quale è la Cappella Sansevero, luogo straordinario, misterioso e magico, dove siamo circondati da opere d’arte di grande valore, tra i quali il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino. Come è noto a tanti, Raimondo di Sangro non era soltanto un mecenate con la passione per l’arte e l’alchimia, ma era egli stesso un genio capace di invenzioni che ancora oggi riescono a stupire per l’immaginazione e per l’acutezza con le quale erano portate a compimento.

Secondo le fonti contemporanee a Raimondo di Sangro, costui era capace di effettuare esperimenti di palingenesi. Il termine palingenesi deriva dal greco antico e vuol dire “nuova nascita”, dunque sta ad indicare nel caso del Principe di Sansevero la rigenerazione di un corpo, vegetale o animale, dalle proprie ceneri, attraverso delle modalità tenute in estremo segreto. Giangiuseppe Origlia, storico e giurista napoletano, il primo a scrivere una storia completa dell’Università Federico II, spiega che Raimondo di Sangro era capace di bruciare dei granchi di fiume, dai quali nascevano poi degli insetti, che irrigati di sangue di bue seguendo una tecnica particolare davano vita a nuovi granchi.

Anche Joseph Jérôme de Lalande, astronomo e direttore dell’Osservatorio di Parigi, facente parte del circolo illuminista e contributore nella realizzazione dell’Enciclopedia di Diderot e D’Alembert, racconta di palingenesi naturale di organismi vegetali e animali, in particolar modo cenere di finocchio, da cui era possibile far rinascere la pianta.

Resuscitare corpi dalle ceneri: la palingenesi, segreto del Principe di Sansevero