Nel 1796 Napoleone invase l'Italia, sconfisse le truppe papaline e occupò Ancona e Loreto.
Pio VI chiese la pace che fu firmata a Tolentino il 19 febbraio 1797.
Però il 28 dicembre di quell'anno il generale di brigata Mathurin-Léonard Duphot, che si era recato a Roma con Giuseppe Bonaparte e faceva parte dell'Ambasceria francese, rimase ucciso in un tumulto e ciò fornì un nuovo pretesto per invadere.
Il generale Berthier marciò su Roma, vi entrò senza opposizione il 13 febbraio 1798, proclamo la Repubblica Romana e pretese che il papa rinunciasse alla sua autorità temporale.
Quattro giorni dopo, il 17 febbraio 1798, Berthier ordinò al papa di lasciare Roma entro tre giorni.
Al suo rifiuto il papa, dopo essergli state sottratte tutte le rendite, spogliato di tutti i suoi beni, fu arrestato e il 20 febbraio e scortato dal Vaticano a Siena, e da lì alla Certosa di Firenze.
Poi, passando per Parma, Piacenza, Torino e Grenoble, fu rinchiuso nella cittadella di Valence, capoluogo del Drôme nella Francia del Sud, ove morì sei settimane dopo il suo arrivo, il 29 agosto 1799, al termine del più lungo pontificato dei tempi storici.
Il suo corpo rimase insepolto per ordine delle autorità comunali fino al 29 gennaio 1800.
Pio VI fu sepolto, come un comune cittadino, nel cimitero civico. Sulla cassa fu scritto: «Cittadino Giannangelo Braschi - in arte Papa».
E rensare che la II Repubblica Romana fu combattura ed eliminata proprio dagli eredi di Napoleone che difesero, in questa occasione il potere temporale della chiesa
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