Federica Pelosi ha scritto parecchi articoli riguardanti la "strega bambina di Albenga", ho scelto quello che ritengo sia la sintesi di tutto.
Sepolta a faccia in giù, il giallo della strega bambina di Albenga
Federica Pelosi
avona - Aveva 13 anni al massimo e, dal suo metro e quarantotto centimetri, incuteva paura. Perché pericolosa e colpevole di crimini orrendi, oppure perché associata a qualche terribile superstizione. L’hanno trovata sepolta nella terra a faccia in giù, come si faceva un tempo con i morti che si volevano umiliare e che non erano degni di guardare il cielo. Non ha ancora un nome, ma pare che sia di sesso femminile, lo scheletro venuto alla luce negli scavi nell’area archeologica di San Calocero, ad Albenga, ma una cosa è certa: si tratta di una “presenza” inquietante, per il tipo di trattamento che le è stata riservato e per la posizione in cui è stato ritrovata. Con la faccia rivolta verso terra, come chiaro segno di disprezzo, ma, allo stesso tempo, in prossimità della facciata della chiesa, luogo ambito di sepoltura. Un rebus intricatissimo, che i “Ris” dell’archeologia stanno studiando proprio in queste ore: vogliono capire chi fosse, cosa avesse fatto e perché; e poi come si sposa questa sepoltura anomala con la vicinanza a un edificio sacro.
Il grattacapo impegna l’équipe guidata dal professor Philippe Pergola del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana e diretta da Stefano Roascio. Il sito è quello di San Calocero che è stato al centro della ricerca sul tardoantico e sulle prime fasi della cristianizzazione, non solo in Liguria, ma in tutta l’Italia nord-occidentale. «Ci troviamo in un sepolcreto del V-VI secolo - spiega Roascio -. Chi veniva inumato in questo modo, era perché si voleva impedire che vedesse la luce della Resurrezione. Era un trattamento che si riservava agli assassini e ai ladri. Oppure era un gesto di superstizione, per far sì che non si potessero “rialzare” e tornare in vita. Il tardoantico, essendo un periodo di transizione e cambiamento, ha riportato alla luce paure e, appunto, superstizioni. Alcuni sono stati ritrovati sepolti non solo a faccia in giù, ma anche inchiodati a terra: perfino il cranio veniva “trapassato” e fissato al terreno».
La “nostra” tredicenne era dunque una reietta. «Quel che sappiamo è che aveva massimo 13 anni, perché le suture ossee non sono ancora saldate, per cui lo sviluppo non si era ancora completato - chiarisce Roascio -. Dalle dimensioni del bacino e del cranio capiremo se era maschio o femmina. C’è da considerare che allora la mortalità era alta, si viveva fino a 45-50 anni, per cui questa persona aveva già trascorso un terzo della sua vita. Al momento non abbiamo trovato segni di morte violenta».
Non lontano, sono state rinvenute anche le ossa di una donna di 35-40 anni: da queste si capisce che aveva lavorato sodo, aveva un’artrite deformante molto forte. Lì vicino, c’è anche ciò che rimane di un bimbo di quattro anni, posizionato a sua volta su uno strato che riporta a contesti romani di epoca imperiale. Ma la vera anomalia sta nella sepoltura “capovolta”. «È un ritrovamento davvero singolare - dice Elena Dellù, archeo-antropologa responsabile dello scavo delle sepolture - Quello che ci lascia a bocca aperta è anche il fatto che questa persona fosse stata sepolta attaccata alla chiesa, luogo che non si riserva certo a chi si vorrebbe punire». Qui ci si arma di bisturi così come di strumenti all’avanguardia per non perdere nemmeno il più piccolo elemento utile alla datazione. Il ritrovamento di ceramiche è molto utile in questo senso, ma sono gli esami che si stanno portando avanti sulle ossa del “tredicenne” a riempire di emozione e inquietudine. Il prossimo 3 ottobre, nel corso del convegno conclusivo all’auditorium San Carlo, gli esperti dovranno rispondere a molti perché.
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