In occasione della morte del più noto dei sacerdoti esorcisti cattolici, padre Gabriele Amorth, riproponiamo qui un "pezzo" che nel n° 3 del 2001 apparve su "La Cittadella" (rubrica Caleidoscopio, a cura di Cesare Camestres):
Il DIAVOLO GEPPO E I CONSIGLI DI PADRE AMORTH
Tra i fumetti della mia infanzia ce n’era uno dal titolo "Geppo diavolo buono". Geppo era un diavoletto incapace di fare il male, da qui il carattere umoristico di tutti i suoi tentativi di fare il proprio dovere di essere infernale. Un giorno, presso gli scouts, sfogliando un libriccino di emanazione vaticana sui film e i giornali da considerarsi “proibiti”, con sorpresa vi trovai proprio “Geppo”, e devo dire che il veto ecclesiastico posto all’innocuo diavoletto ebbe un forte potere nel minare nella mia coscienza infantile e tuttavia raziocinante l’autorità della Chiesa, fondantesi anche su un illimitato numero di paure che il catechismo somministrava alle nostre anime di fanciulli: “Se i preti hanno paura di Geppo - pensai - come prenderli sul serio per tutto il resto?”
Tutto ciò mi è tornato in mente leggendo un’intervista a padre Gabriele Amorth, il piú famoso esorcista d’Italia (un curriculum di cinquantamila riti celebrati), curata da Francesca Pini ed apparsa su «Sette» (n. 23, 7 giugno 2001). Il lettore abbia un po’ di pazienza e capirà il perché.
Padre Amorth, intendiamoci, è sicuramente un sacerdote con una salda vita spirituale, nonché dotato di un’umana bontà che è subito trasparsa nei suoi giudizi sulla vicenda matrimoniale del suo controverso amico Emmanuel Milingo; in piú riesce spesso a risultare simpatico con il suo dire quel che pensa senza peli sulla lingua. Egli non è il classico prete reazionario che piace a certi nostalgici dell’Inquisizione, tanto che non rimpiange “quella pazzia che fu la tortura degli eretici e la caccia alle streghe”, però crede fermamente nella presenza e nell’azione di Satana e delle sue legioni diaboliche, e vive con disagio e coraggioso disappunto l’ostilità che la Chiesa dei nostri tempi riserva agli esorcisti e contro la quale egli si vendica giungendo ad affermare (udite! udite!) che “legioni di demoni hanno stanza in Vaticano”.
Gli crederei volentieri su questo punto, se non fosse che demoni padre Amorth finisce per vederne un po’ troppi, facendo ad esempio di Sai Baba il “figlio primogenito di Satana”, quando questi è semplicemente l’espressione di una cultura non cristiana e nessuno dei suoi detti o dei suoi atti risulta esser stato foriero di opere nefande. Certo ha invece ragione il nostro esorcista allorché sottolinea la tremenda realtà dei fenomeni di possessione e la loro relazione frequente con pratiche spiritiche ed occultistiche sempre piú diffuse nella nostra società. Né posso dargli torto allorché si interroga sulla possibile radice occulta di certi brutali delitti, riportando il parere dello stesso Emilio Servadio, l’autorevolissimo psicologo e parapsicologo: “Quando si vede una ferocia disumana in qualcuno che non è un delinquente inveterato ma una persona normale, da un punto di vista psichiatrico non si può dare una spiegazione ma si deve riconoscere che c’è una forza che sfugge alla scienza”.
Di Servadio padre Amorth dice che era suo “carissimo amico” e però lo dice anche “ateo”, quando la maggior parte dei nostri lettori sa bene che il noto psicologo non era affatto ateo, era anzi un uomo di profonde conoscenze iniziatiche, risalenti già ai suoi rapporti giovanili con Julius Evola ed il Gruppo di Ur, e la sua vita si è chiusa contemplativamente entro la metafisica vedantina. Se era cosí amico di Amorth, questi dovrebbe saper tutto ciò, ma Amorth preferisce dire che Servadio era “ateo” piuttosto che ammettere il carattere genuinamente spirituale di vie come quelle non cristiane, di cui egli fa invece un sicuro viatico al satanismo. Quanto alla possessione, essa è un fenomeno che conoscono tutte le culture tradizionali, e su cui lo stesso Dalai Lama ha dato interessanti ragguagli in varie occasioni: ma tra l’orizzonte metafisico del Dalai Lama e quello di padre Amorth vi è un baratro, che va tutto a discapito di padre Amorth, il cui cattolicesimo exoterico non sa liberarsi dalla grande ombra di Satana (su cui rimane magistrale invece il saggio di A.K. Koomaraswamy "Chi è Satana e dov’è l’inferno?") e comprendere la molteplicità, da non leggersi sic et simpliciter in termini di gerarchie diaboliche, degli enti che entrano in questione nei fenomeni di possessione, tra i quali ve n’è anche di non originantisi dal polo infero della manifestazione cosmica e della coscienza, tanto da essere ritualmente provocati dai sacerdoti di taluni culti.
Quando non si hanno conoscenze metafisiche ed esoteriche adeguate, quando anzi si disprezzano le discipline e le culture che possono aiutare ad averne, ecco che poi si finisce per gettare discredito sulla propria stessa azione in favore del bene, quale sono convinto padre Amorth abbia esercitato in migliaia di casi. Interrogato sul noto libro di Harry Potter, il bambino dalla vita piena di magie, padre Amorth afferma: “Sicuramente è un libro pernicioso, il satanismo si fa strada proprio cosí, attraverso messaggi subliminali che si leggono attraverso le righe dei giornaletti [...] Certi fumetti per bambini sembrano innocui e invece sono un’iniziazione”. Ed eccoci cosí tornati alla proibizione di Geppo diavolo buono da cui si era partiti: se Cesare Camestres a nove anni pensò che della Chiesa si poteva anche ridere non era colpa di Geppo che lo iniziava al satanismo, ma della Chiesa che gli vietava di farsi due risate leggendo le improbabili avventure di Geppo.
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