venerdì 1 maggio 2015

Primo Maggio ricorrenza pagana

La Notte stregata di Valpurga

Primo Maggio, fra feste pagane e religiose

di Marina Cepeda Fuentes


Walpurgisnacht a Heidelberg
Immagine dal sito Wikimedia Upload

La tradizione vuole che nella notte che va dal 30 aprile al primo maggio le streghe di tutto il mondo si diano convegno per festeggiare l’arrivo del mese dei fiori che i Romani dedicavano alla dea Flora.

Anticamente, fra i Celti, era la notte che segnava il passaggio alla bella stagione, quando il sole trionfava nel cielo. Era una notte di veglia, una specie di Capodanno primaverile in attesa del nuovo giorno quando si celebrava la festa di Beltane, che si è poi chiamata Calendimaggio: per questo motivo si susseguivano danze e banchetti in una atmosfera orgiastica. Sulla notte, si diceva, vegliava la Grande Madre della fertilità che governava il destino dei viventi e dei morti.

Con la cristianizzazione dell’Europa centrale quelle feste vennero vietate perché si raccontava con raccapriccio che vi si dessero convegno streghe e stregoni. E per cacciare le presenze demoniache si chiedeva l’intercessione di santa Valpurga, fino al punto che la notte del 30 aprile fu chiamata la “Notte di Santa Valpurga”.

Ma chi era mai quella santa?

Era di origine inglese, sorella dei santi Villibaldo e Vunibaldo, e faceva parte di quel gruppo di monaci e monache che nel secolo VIII aiutarono san Bonifacio a evangelizzare i tedeschi. Divenne poi badessa nel monastero femminile di Heidenheim. Circa un secolo dopo la sua morte, avvenuta il 25 febbraio 779, fu traslata ad Eichstatt dove fu sepolta all’alba del primo maggio dell’871. Ma al primo maggio si ricorda anche la sua canonizzazione a furor di popolo nell’893, con la diffusione delle reliquie, alcune delle quali giunsero in Renania e altre nelle Fiandre e nella Francia del nord.

Questa coincidenza calendariale ha trasformato santa Valpurga nella protettrice dalle streghe. Ebbene, si racconta che dalle pietre dove i suoi resti furono sepolti, sgorgava un miracoloso olio guaritore, il cosiddetto “Olio di Santa Valpurg” che fra le tante virtù avrebbe anche quella di proteggere contro spiriti maligni e stregonerie.

Una volta, in Boemia, i giovani si radunavano dopo il tramonto su un’altura oppure in un crocicchio e schioccavano le fruste con energia: si credeva che fin dove si udiva il loro suono le streghe fuggivano. Nel Tirolo invece si faceva un gran frastuono con fruste, sonagli e casseruole. Poi, al suono della campana s’incendiavano fascine e si accendeva l’incenso urlando: “Fuggi, strega, fuggi, o male sarà per te”. Infine si correva a perdifiato intorno alle case.

Ma torniamo alla celebrazione del Calendimaggio che, come già detto era una festa primaverile antichissima d’origine celtica durante la quale si usava appendere una corona di fiori sul tronco di un albero sfrondato per celebrare la luce trionfante del sole, ormai alto nei cieli, e l’avvento della bella stagione.

In epoca cristiana la festa continuò e sull’albero, detto il “Maggio”, venivano posti dolci, uova salumi e nastri variopinti. “Maggi” erano chiamati anche i ramoscelli che i giovani offrivano alle ragazze come augurio di amore e di fecondità; e pure quelli portati in processione, di porta in porta, da gruppi di giovani che chiedevano cibi o dolciumi. Oggi i “Maggi” sono quasi scomparsi mentre vi sono ancora compagnie di stornellatori che vanno per le strade o per le case a “cantar maggio” in cambio di cibo.

Così accade ad esempio alla festa di “Cantamaggiore” che si svolge a Firenzuola in provincia di Firenze, mentre a Terni, dove la secolare tradizione si è rinnovata, i “maggiaioli” se ne vanno sui carri per le campagne a far la questua cantando. Si “canta maggio” anche a Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto, e in tante città dell’Umbria come a Parrano, in provincia di Terni, dove ogni sera, dal 1° maggio e per tre giorni, gruppi di cantori fanno la questua beneaugurante cantando e suonando. Mentre a Gualdo Tadino, il 30 aprile c’è la “Festa del Maggio”, e si celebra attorno a due pioppi legati insieme che vengono innalzati in piazza!

Uno di questi canti toscani, fra i più popolari, dice:

Eccolo maggio, pian pian pian piano

con l’acqua in grembo e lle mezzine in mano

e ben venga maggio, e maggio ll’è venuto.

Eccolo maggio, fa fiorì l’ortica

se c'è bambini in casa che Iddio li benedica

e ben venga maggio, e maggio ll’è venuto.

Eccolo maggio, fa fiorì lle zucche,

date marito alla bella datelo anche alle brutte

e ben venga maggio , e maggio ll’è venuto.


Ma una delle feste più originali dove si festeggia il “maggio fiorito”, e cioè la bella stagione, avviene a Fossalto, nel Molise, in provincia di Campobasso: si chiama “La pagliara maje maje” e gli studiosi fermano che sia d’origine slava o albanese, come molte altre feste del molisano.

La “pagliara” è un “maggio”, un albero fiorito un po’ particolare perché confezionato a forma di cono altissimo con canne ricoperte di rami e di erbe, sormontato da una croce di fiori. All’interno di quella struttura si nasconde un uomo che, proprio il 1° maggio, porta la “pagliara” in giro per il paese accompagnato da ragazze in costumi del luogo e suonatori di zampogne, che è lo strumenti tipico del Molise.

Ebbene, la Chiesa cercò nel corso dei secoli, se non di cristianizzare, per lo meno di rendere meno pagane tutte queste cerimonie. Nacque così l’usanza di sostituire l’albero con la “Croce di Maggio”: un’usanza ancora viva in alcuni paesi dell’Andalusia, come nella bella città di Cordoba, dove si pianta al centro di ogni patio la “Cruz de Mayo” intorno alla quale si ricevono amici e conoscenti brindando per l’inizio del mese dei fiori.

Insomma, il primo maggio non è soltanto la Festa del Lavoro oppure, cristianamente, la Festa di San Giuseppe lavoratore, ma è soprattutto una festa primaverile antichissima che una volta si chiamava Calendimaggio e che ancora rivive in tutto il suo splendore ad Assisi dove la celebrazione della primavera, che si svolgerà quest’anno dal 3 al 5 maggio, avviene con una serie di usanze e riti unici nel loro splendore e originalità: da non mancare.

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