mercoledì 20 maggio 2015

I resti umani utilizzati come medicine

QUEI CADAVERI UTILIZZATI PER FARNE MEDICINE


E' possibile curare un gran numero di disturbi utilizzando parti del corpo dei cadaveri? Certo che no. Eppure in un passato non troppo lontano - oggi questa cosa ci fa sorridere - i morti venivano correntemente usati per la preparazione di presunti farmaci. Un esempio? La polvere ottenuta dallo sbriciolamento delle ossa del cranio si credeva fosse utile nella trattamento delle malattie del cervello. E' questo il caso dei martiri di Otranto. I ricercatori dell'Università di Pisa, guidati dal professor Gino Fornaciari, hanno svelato il mistero del cranio con 16 fori presente tra le reliquie dei santi. Lo studio ha individuato le ragioni della trapanazione multipla incrociando le analisi sui resti con i testi di storia della medicina: le parti del cranio furono utilizzate per preparare farmaci utili contro le malattie del cervello. 




Mistero risolto: buchi nel cranio per ottenere polvere d’osso 
«Inizialmente -spiega la dottoressa Valentina Giuffra, una delle autrici dello studio- abbiamo preso in considerazione diverse ipotesi tutte però poco convincenti. Ad esempio una procedura per ricavare reliquie in forma di polvere d'osso non era plausibile, considerando le migliaia di ossa, appartenenti ai martiri che potevano essere facilmente prelevate. Diversi testi descrivono l'uso di polvere di cranio umano come ingrediente per la cura dell'epilessia e di altri disturbi per i quali non esisteva una spiegazione razionale». La testa era considerata la parte più importante del corpo umano, un capolavoro della creazione, depositaria di forze spirituali invisibili che si conserverebbero anche dopo la morte. Il cranio di Otranto rappresenta un'evidenza unica di trapanazione effettuata per ottenere polvere d'osso da usare come ingrediente in preparazioni terapeutiche. «Le lesioni -prosegue l'esperta- sono il risultato di una trapanazione multipla effettuata con uno strumento dotato di una grande punta arrotondata. Questo tipo di strumento non poteva produrre rondelle ossee ma solo polvere d'osso». 


Mummie per qualsiasi farmaco: dalle pene d'amore alle paralisi 
Una procedura curiosa, quella della preparazione del farmaco a partire dal cranio, che non rappresenta di certo una novità. A partire dal 1400 circa la medicina ufficiale utilizzava regolarmente parti del corpo dei morti per produrre "pozioni" curative. In particolare la "materia prima" più pregiata per la preparazione dei "farmaci" era la mummia dell'antico Egitto. Da alcuni scritti della fine del 1500, ad opera del medico Pier Andrea Mattioli, si evince che le popolazioni arabe attribuivano alle mummie molte virtù come la cura delle paralisi, dell'epilessia, dell'emicrania e di molti altri disturbi. Non solo, se l'estratto di mummia veniva aggiunto ad acqua e menta era possibile curare anche le delusioni amorose.






Il business delle false mummie 
Anche se oggi stentiamo a credere a questa singolare procedura nel passato, la cieca fiducia nei rimedi prodotti dall'utilizzo dei cadaveri raggiunse una popolarità tale che in Egitto cominciarono gli arresti dei trafugatori di mummie. Non solo, vista l'estrema diffusione, anche in Europa iniziarono a fiorire i commerci di false mummie: invece che corpi provenienti da antiche sepolture si vendevano agli europei cadaveri disidratati e opportunamente preparati. Un commercio particolarmente fiorente in Francia dove i corpi degli impiccati venivano trafugati e rivenduti a prezzo salato, dopo opportuna preparazione, spacciandoli per vere mummie egizie. Fortunatamente con il passare dei secoli e l'avvento della medicina moderna la pratica di preparare farmaci utilizzando i cadaveri è andata scemando. L'ultima comparsa è datata 1911 a Vienna: a quel tempo era ancora possibile acquistare in farmacia estratti ottenuti da vere o presunte mummie. 



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