domenica 3 maggio 2015

L'inquisitore San Pietro Martire come muore? E inoltre chi era?

Mi è capitato di leggere un articoletto di Vittorio Messori, che mi fa pensare, riguardante la morte Pietro Martire.
Riporto lo stralcio:



......................................................................................................................................................................Ma torniamo alla frase tratta da La civiltà dell’Occidente medievale: "Una sommossa popolare trucida a Verona il primo "martire" domenicano: san Pietro detto, appunto, Martire; e la propaganda dell’Ordine diffonde la sua immagine con un coltello piantato nel cranio". Così, testualmente, Le Goff. C’è da sbalordire: il futuro santo nasce infatti a Verona, ma e ucciso il 6 aprile del 1252 nella Brianza, presso Meda, esattamente in un luogo boscoso detto Farga, mentre si reca con un confratello - anch’egli assassinato - da Como a Milano. Non c’entrava nulla Verona, dunque, come luogo della morte. Né c’entra per niente una presunta "sommossa popolare". Nominato inquisitore contro l’eresia "patarina" o "càtara" dal papa stesso, Pietro è ucciso con un agguato nel bosco da due di quegli eretici, longa manus di una congiura segreta tramata contro di lui. Quei due assassini, pentitisi, spontaneamente, del loro misfatto, finirono per entrare essi stessi nell’ordine domenicano. Una conversione determinata anche dalla reazione popolare all’omicidio: proprio quel "popolo" che, secondo Le Goff, si sarebbe sollevato per trucidare il "cattivo inquisitore", gli tributa subito uno dei più straordinari trionfi di devozione che la storia della santità ricordi. Milano - che già affollava in modo incredibile le sue prediche - scende nelle strade alla notizia dell’arrivo della salma e subito si dà a un culto di tale portata che sono le stesse autorità laiche della città che inviano una delegazione al papa perché la santità di Pietro sia riconosciuta. Alla commissione creata da Innocenzo IV per indagare sulla vox populi basta così poco che già il 9 marzo del 1253 - e, cioè, solo undici mesi dopo la morte - Pietro l’inquisitore è iscritto nel catalogo dei martiri e poi in quello dei santi. La riconoscenza dei milanesi è tale che - grazie a una sottoscrizione popolare - si costruisce in Sant’Eustorgio un monumento sepolcrale che è tra i capolavori del gotico italiano. Quanto alla immagine "con un coltello piantato nel cranio", come dice Le Goff; il fatto è che tutte le cronache contemporanee riferiscono che Pietro fu ucciso proprio con il colpo di un "falcastro" (questo il nome che gli danno i doenti antichi) che è ritrovato ancora infisso a metà della testa Non c’entra, dunque, "la propaganda": è solo il rispetto di una realtà storica. Ha scritto Viadimir J. Koudelka, storico domenicano di oggi; "Non ci si meravigli se negli storici moderni si trovano affermazioni false su questo santo". No, non ci meravigliamo: sappiamo bene che san Pietro martire è legato a quella parola, "inquisitore", che sembra giustificare ogni imprecisione storica. 

Copiato da:http://www.kattoliko.it/Leggendanera/modules.php?name=News&file=print&sid=149 

Volevo chiedere ma a chi dobbiamo credere a Messori o al grande storico Le Goff?

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