mercoledì 1 agosto 2012
Quello che non ci hanno raccontato del 1968
Stralcio ricavato da un articolo titolato:<< L’anarcofascismo tanto caro ai francesi e non solo…>> (quarta parte)
di Mario M. Merlino
...........................Nella libreria City Lights Bookstore di San Francisco di Lawrence Ferlinghetti, il poeta-editore della beat generation, spicca alla parete una fotografia di Pound giovane con dedica. Ne I Vagabondi del Dharma, che io preferisco al più conosciuto On the Road, Kerouac introduce questo breve dialogo: ‘Alvah: che sono tutti questi libri? Ehm, Pound, ti piace Pound? – Japhy: se si eccettua il fatto che quella vecchia faccia di stronzo ha storpiato il nome di Li Po chiamandolo con il suo nome giapponese e altre simili enormi fesserie, era un buon diavolo, anzi è il mio poeta preferito. – Ray: Pound? Chi è che vuol fare di quel matto presuntuoso il suo poeta preferito?’. E le citazioni potrebbero continuare, accompagnate, che è ben più essenziale, dalle immagini mediate, i concetti raccolti, le proposte implicite… Ed anche qui dovrei aprire uno spazio sulle posizioni, del resto ampiamente note, poetiche ed anti-usurocratiche dell’opera di Ezra Pound ( ulteriore pubblicità, rimando a Inquieto Novecento, scritto con l’amico Rodolfo Sideri).
Ora l’influenza che Evola ha esercitato in più generazioni dal dopo-guerra in poi non può essere denegata, anche se nei primi giorni del ’68 molti di noi fecero una scelta di partecipazione che egli ci contestò. Ricordo il 1 marzo del ’68, scalinata di piazza di Spagna, prima di muoverci in corteo – rossi e neri – per scontrarci con la celere a Valle Giulia. Fino all’ultimo Adriano Romualdi, a cui unico Evola dava del ‘tu’, cercò di dissuaderci, temendo la deriva ‘plebea’ della contestazione. Si potrebbe affermare che le due voci di una rivolta annunciata, Herbert Marcuse e appunto Julius Evola, furono due profeti inascoltati. Inascoltati, ma pur sempre fondamentali…
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