domenica 5 agosto 2012
UE E LA DITTATURA DELLE SEMENTI
Con sentenza del 12 luglio, la Corte di Giustizia della UE ha confermato il divieto di commercializzare le sementi delle varietà tradizionali e diversificate che non sono iscritte nel catalogo ufficiale europeo.
L’atto fondante dell’UE prevedeva la libera unione di stati in un organismo sovranazionale
che avrebbe mantenuto e sviluppato in pace l’economia dei paesi membri.
Ma se ci riflettiamo, è davvero un’unione “libera” di stati?
Fin dal 1998 è in vigore una direttiva della Comunità europea che
riserva la commercializzazione e lo scambio di sementi alle ditte
sementiere (le note multinazionali) vietandolo agli agricoltori. Ciò
che i contadini hanno fatto per millenni è diventato così, di colpo,
un delitto . Con questa sentenza sono messe fuorilegge anche le associazioni di volontari
impegnati nel recupero delle varietà antiche e tradizionali – ne
esistono di benemerite anche in Italia – che commettono appunto questo
crimine: preservano e distribuiscono a chi le chiede sementi fuori del
catalogo ufficiale.
La sentenza ha preso di mira specificamente una di queste
associazioni, la francese (ma nota in tutto il mondo) Kokopelli, che
si batte per la biodiversità. Già nel 2008 questa associazione era
stata condannata, per scambio di sementi antiche, a una multa di 35
mila euro: esosa punizione per un gruppo di volontariato, volta a
renderne impossibile di continuare l’attività. Invece l’attività è
continuata, grazie allo sforzo e ai contributi dei volontari. Invece
oggi, un’altra grossa società che l’ha trascinata in giudizio davanti
alla Corte d’appello di Nancy, la «Graines Baumaux», approfittando
della sentenza della Corte europea ha chiesto ai giudici francesi di
imporre a Kokopelli di pagare 100 mila euro per danni e inoltre –
esplicitamente – «la cessazione di tutte le attività
dell’associazione», pericolosa per il business , alla faccia della
libertà d’opinione e d’azione. Si noti che la direttiva europea non osa vietare semplicemente e
puramente lo scambio di sementi antiche: non vigono forse da noi tutte
le libertà possibili e immaginabili? Lo fa obliquamente. Se si chiede
di includere queste varietà nel catalogo ufficiale lo si ottiene –
pagando profumatamente – e da quel momento diventa legale
commerciarle. Il fatto è che queste varietà antiche e tradizionali
sono di dominio pubblico, non appartengono a nessuno, e quindi nessuno
ha interesse a sborsare per iscriverle nel catalogo. Ammettiamo che
qualche buon samaritano lo faccia: dopo vent’anni, se nessuno le
re-iscrive nel suddetto catalogo, comunque ne escono (e scambiarsele
ridiventa un delitto).Ovviamente, l’inghippo è escogitato per favorire le multinazionali
delle sementi, che hanno i soldi e l’interesse economico di iscrivere
nel registro ufficiale i loro semi ibridi, OGM, di loro proprietà o
comunque brevettati. A causa di questa regolamentazione, accusa
Semailles (un’altra associazione francese) «più dell’80% della
biodiversità è scomparsa» dai campi europei.
Pardon, debbo correggermi: per iscrivere una semente nel catalogo
ufficiale, pagare non basta. Occorre che la varietà in oggetto
risponda ai criteri di «Distinzione, Omogeneità e Stabilità» (DHS
nella lingua di legno eurocratica), qualunque cosa ciò significhi. Ma
cosa significano esattamente questi criteri discriminanti? «Implicano
che le sementi siano pochissimo variate», rispondono a Kokopelli:
«Solo varietà ibride F1 o varietà lignee quasi cloniche rispondono a
questi criteri. Tali criteri sono stati stabiliti al solo scopo di
aumentare la produttività nelle prassi di agricoltura industriale».
un video interessante in merito….
La Corte europea, nella sua motivazione , ha giustificato il
divieto del commercio delle sementi antiche e tradizionali con
l’obbiettivo, che giudica superiore ad ogni altro, di ottenere «una
accresciuta produttività agricola»; concetto che ripete per 15 volte
nel testo. Quasi che l’Europa fosse affollata di popolazioni
malnutrite come il Bangladesh, bisognose di aumentare le loro rese
alimentari. Due volte però la Corte giunge a sostenere che la
legislazione proibizionista in vigore serve a scongiurare «la
coltivazione di sementi potenzialmente nocive» (per contro, è legale
che gli oncologi somministrino ai malati di cancro chemioterapici
tutti di altissima tossicità, fra cui la ciclofosfamide, definita
«cancerogena» dall’Istituto Superiore di Sanità italiano >
chemio.pdf).
È il caso di notare che le sementi antiche e tradizionali sono
già il risultato di una selezione – una selezione compiuta dagli
esseri umani da diecimila anni – con l’ovvia conseguente eliminazione
di specie «potenzialmente nocive» fin dalla preistoria, e che queste
piante hanno nutrito la popolazione europea da millenni.
Ma è questo il nucleo di «progressismo» che è la dottrina ufficiale
del potere eurocratico: l’esperienza plurimillenaria che l’umanità si
è tramandata (la «tradizione») non conta nulla, non è che tenebra e
sospetta superstizione; l’ultima parola cui dar fiducia, in fatto di
sementi, è quella della «scienza», qual è rappresentata da Monsanto,
Syngenta e le relative lobbies da queste pagate).
Lo stesso Avvocato Generale della Corte europea (ossia il «suo»
avvocato) ha fatto notare l’assurdità di questo pretesto, rilevando
giustamente che l’iscrizione obbligatoria al Catalogo non dichiara
come scopo quello di proteggere i consumatori contro un qualche
rischio sanitario o ambientale, a cui la legislazione vigente non fa’
alcun riferimento. A dire la verità, la Corte ha preso la sua
decisione contro il parere del suo Avvocato Generale che, nella
memoria depositata il 19 maggio precedente, rilevava che la
registrazione obbligatoria di tutte le sementi nel catalogo ufficiale
era una misura sproporzionata e violava i principii della libertà di
esercizio dell’attività economica, della non-discriminazione e della
libera circolazione delle merci. Uno dei tre dogmi del liberismo: non
vige forse trionfalmente la «libera circolazione di uomini, merci e
capitali»?
Ebbene, per una volta la Corte ha infranto il dogma ed ha dato torto
alla sua Avvocatura Generale, altra cosa che non succede spesso, per
non dire mai. Forse – chissà – perchè la potente lobby dei sementieri,
la European Seed Association, durante la procedura ha avuto modo di
far conoscere alla Corte il suo disaccordo con l’opinione
dell’Avvocatura Generale; come oggi si rallegra in un comunicato della
totale convergenza della Corte con le sue vedute. Fortunata
coincidenza. (CJEU confirms validity of European seed marketing
legislation)
«Perchè non esiste un registro ufficiale dei bulloni e delle viti?»,
si domanda la sconfitta Kokopelli. Forse perchè non c’è una Monsanto
della minuteria metallica. Sottomettere le sementi ad una procedura
del genere, che esiste ed è giustificata per i medicinali e i
pesticidi, ha evidentemente il solo scopo di eliminare alla lunga le
varietà di dominio pubblico, e quindi liberamente riproducibili, per
lasciare in campo solo quelle brevettabili. L’agro-industria e le sue
lobbies difendono la regolamentazione con l’argomento che essa
permette di garantire il finanziamento della ricerca per specie «più
resistenti e più produttive». Strano che in nome del libero mercato si
pretenda la regolamentazione. La finanza invece, come ha preteso, è
stata completamente deregolamentata , sicchè oggi può vendere ogni
genere di titoli tossici, titoli sub-prime e prodotti derivati, fino
ai CDS, che consentono di assicurarsi contro il fallimento di qualcun
altro, con cui non si ha parte, in pratica puntando sul suo
fallimento. Stranissima poi l’invocazione della regolamentazione per
favorire la ricerca; di solito la ricerca pretende di essere
totalmente deregolata, manipolare i geni umani, ibridarli con geni di
maiali, utilizzare feti abortiti (volete buttarli via?) per la famosa
ricerca sulle cellule staminali che guarirà tutte le malattie…
È il bello della nuova forma di governo, la tecnocrazia pan-europea,
che sta sostituendo i governi eletti dopo averli esautorati, resi
irresponsabili e privati della sovranità nelle decisioni che contano.
Per intanto, la drastica riduzione delle varietà e la preferenza date
alle artificiali che questa sentenza porta, non solo ridurrà ancor più
la biodiversità, ma priverà l’alimentazione degli europei delle 15-30
mila sostanze (se ne scoprono di continuo di nuove) immuno-attivanti,
anti-ossidanti, coenzimatiche, essenziali per la salute umana che si
trovano nelle verdure e frutta naturali, e che l’amico medico Giuseppe
Nacci chiama «vitamine» in quanto fattori vitali (1). Già la
coltivazione con fertilizzanti eccessivi «impedisce alle piante di
assorbire dal terreno i minerali più importanti, come Selenio,
Germanio, Ferro…» per non parlare dell’impoverimento dovuto alla
conservazione in celle frigorifere, o l’avvelenamento da pesticidi.
Ora diventa ogni giorno più chiaro che nelle verdure più comuni sono
contenuti migliaia di fito-sostanze e complessi chimici, di cui si va
scoprendo ogni funzione immuno-stimolante, detossicante, preventiva, a
volte, contro il cancro. «Un semplice pomodoro appena colto da un
terreno assolutamente privo di sostanze tossiche – scrive Nacci – può
contenere 10 mila sostanze chimiche diverse, ognuna delle quali è una
‘vitamina’, cioè un fattore coenzimatico o un anti-ossidante. Ciò vale
per tutte le verdure, gli ortaggi, i frutti, i tuberi…». Il sapore e
l’odore che le specie antiche e tradizionali hanno più deciso rispetto
alle moderne, spesso è dato proprio da questi fattori attivi ed
essenziali.
Quante meno sostanze contengono le poche varietà permesse, uguali in
tutto il mondo, non è dato sapere. Non è cosa che interessi la
«ricerca» delle multinazionali.
UN CONSIGLIO PER LA LETTURA:
1) Giuseppe Nacci, «Diventa medico di te stesso», Editoriale
Programma, 334 pagine, 19 euro. Impressionante l’elenco contenuto in
questo libro di sostanze presenti nei vegetali, di cui è stata
appurata l’attività salutare. Oltre al menadione (vitamina K),
inositolo (vitamina I), stigmasterolo (vitamina M), l’acido tiuotico
(vitamina N), gli isprenoidi sono almeno 200, i bioflavonoidi 5 mila.
E ancora: indoli glucosinati (nel cavolo), llecitine, stilbeni,
(Resveratrol), tannini, terpeni, fito-enzimi proteolitici, minerali
organici…
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