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EGITTO, TROVATE RARE MUMMIE DI SCARABEI E NUMEROSI ALTRI ANIMALI
È ormai da settembre che si aspettava l’ufficializzazione di tre grandi
scoperte archeologiche anticipate dai vertici del Ministero delle
Antichità egiziane. Così, alla presenza di decine di ambasciatori e
giornalisti locali e stranieri, il ministro Khaled el-Enany e Mostafa
Waziry, segretario generale del Supreme Council of Antiquities, hanno
finalmente annunciato il primo importante ritrovamento effettuato a
Saqqara.
La missione egiziana che lavora nei pressi della piramide del faraone
Userkaf dallo scorso aprile ha individuato sabato 10 novembre sette
tombe rupestri, 4 dell’Antico Regno e 3 del Nuovo Regno, riutilizzate in
Epoca Tarda per la deposizione di mummie animali. A partire dalla metà
del I milllennio a.C., infatti, tutta l’area venne sfruttata per
necropoli di cani e gatti.
Proprio da quest’ultimo gruppo di catacombe - racchiuse nel perimetro
del Bubasteion, complesso templare consacrato alla dea gatto Bastet -
provengono i ritrovamenti annunciati oggi: oltre 200 mummie di gatto,
classicamente bendati o inseriti in statuette in legno dorato, e di
altri animali.
Queste mummie sono la testimonianza della devozione di centinaia di
migliaia di pellegrini che lasciarono in dono agli dèi i corpi
imbalsamati dei rispettivi animali rappresentativi. Ne derivò un vero e
proprio commercio degli ex voto con gatti, cani, ibis, babbuini,
coccodrilli che, a discapito di quanto comunemente si creda, venivano
allevati, uccisi, imbalsamati e venduti ai fedeli. In particolare, come
evidenziato da TAC e radiografie, ai gatti veniva spesso spezzato il
collo già in tenera età.
Statue di gatti
Oltre ai felini, nelle tombe si trovavano anche due cobra nei loro bei
contenitori in legno dipinto, due coccodrilli con rispettivi sarcofagi
in foggia di rettile e soprattutto mummie di scarabei. Si tratta di una
scoperta rarissima, addirittura unica se si considerano l’integrità e le
dimensioni dei due insetti più grandi che erano avvolti nel lino e
chiusi in una cassa cubica in calcare. Un secondo piccolo sarcofago in
pietra, decorato come l’altro con un disegno dell’animale contenuto, era
pieno di circa 200 esemplari. Lo stesso Waziry ha affermato di aver
provato a contattare musei di tutto il mondo senza trovare paralleli.
Altro particolare importante, è noto anche il nome del proprietario
originario della tomba, Khufu-Imhat, “Sovrintendente alle costruzioni
nel palazzo reale” tra la fine della V dinastia e l’inizio della VI
(2350 a.C. circa). Ma la lista degli oggetti ritrovati non finisce qui e
comprende 30 vasi in ceramica, un migliaio di amuleti in faience,
statuette in legno e bronzo di animali e divinità, stele funerarie,
tavole d’offerta, tre canopi in alabastro, ceste e corde intrecciate con
fibre vegetali, maschere di sarcofago, un poggiatesta, papiri iscritti
in ieratico e demotico e tavolozze da scriba che conservano ancora gli
stili e l’inchiostro nero e rosso.
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