lunedì 15 gennaio 2018

La "Damnazio memoriae" verso Umbeto Grancelli



Perché la Verona del dopoguerra ha cercato in tutte le maniere l’oblio dell’Opera di Umberto Grancelli?
Come se i suoi studi fossero senza nessuna base scientifica, mentre, alla fine degli anni sessanta, nella università di Padova si istituiva la cattedra di Archeoastronomia curata dal Prof. Giuliano Romano, per essere esatti il titolo preciso era: Cosmologia e Storia dell’astronomia. Il Prof. Romano autore di oltre trecento lavori scientifici pubblicati in autorevoli riviste italiane e straniere e di numerosi libri sia nel campo dell’astronomia che in quello dell’archeoastronomia. Fra tanti studi devo sottolineare un titolo, del Prof. Romano su tutti: “ ORIENTAMENTI AD SIDERA. Astronomia, riti e calendari per la fondazione di templi e città” Un testo, di fondamentale importanza, che avvalora pienamente le tesi espresse da Umberto Grancelli nel suo straordinario lavoro, iniziato negli anni trenta e pubblicato negli anni sessanta con il titolo: “PIANO DI FONDAZIONE DI VERONA ROMANA”. Inoltre, molto tempo dopo, le teorie di Grancelli sono riprese dal professore Antonio Gottarelli che ha ricoperto per anni il ruolo di ricercatore Dipartimento di Storia Culture Civiltà nell’Università di Bologna. Gottarelli ripercorre le tappe e gli allineamenti sull’allineamento coincidente la nascita del sole al solstizio d’estate, con il punto creato dal sole al suo tramonto al solstizio d’inverno,  ricostruendo in maniera puntigliosa e precisa come gli auguri etruschi concepirono e fondano la città etrusca di Kainua,  (l’attuale Marzabotto), vedi il video: https://www.youtube.com/watch?v=6rm4_-imA98. Da questo emergono delle precise analogie con la rinascita di Verona voluta da parte dei romani. Una maniera similare di fondare e rifondare le città legata alla disciplina sacra etrusca pienamente assorbita dal sacerdozio romano, la Kainua etrusca è fortemente legata al “PIANO DI FONDAZIONE DI VERONA ROMANA” Dove le fasi della costruzione della “nuova” città di Verona, dentro l’ansa dell’Adige, coincidono straordinariamente, Vedi video: Il mistero di Verona Romana  


Le cause di questa damnazio memoriae, verso Umberto Grancelli,  potrebbero essere varie: la sua anima paganeggiante, allevata e nutrita dal sapiente zio Monsignore Michelangelo Grancelli fondatore del giornale nato come organo della curia veronese “Verona Fedele”.  Quando la carriera sacerdotale del Monsignore si era, per così dire “arenata” decise di opporsi alle scelte della nomenclatura ecclesiastica reagendo allevando i due amati nipotini, Umberto e Luigi verso una visione paganeggiante della storia coinvolgendo anche la nascita della Città Scaligera. Luigi difatti aderì di slancio al primo fascismo rivoluzionario e anticlericale, mentre Umberto, carattere più meditativo e contemplativo, coltivò i suoi interessi architettonico-religiosi legati alla storia antica, ricercando e prendendo spunto dai due documenti fondamentali presi a fondamento per la nascita di Verona: “Il Ritmo Pipiniano” e “I’Iconografia Rateriana”, un lavoro che lo occuperà tutta la vita. Il fuoco della conoscenza non si spegnerà mai, aderendo a quel circolo culturale che faceva capo al grande erudito, Alessandro Da Lisca, dove si approfondiva l’altra storia, quella della nascita, poco conosciuta della Verona Romana. Alessandro Da Lisca fu anche un grande conoscitore, anche riprendendo e continuando gli studi del grande erudito veronese Scipione Maffei (Verona, 1 giugno 1675 – Verona, 11 febbraio 1755) che nell’ultima parte della sua vita spese grandi energie fisiche ed economiche per raccogliere le testimonianze religiose precristiane veronesi, venete ed italiche, riunendo il tutto in quello che sarà il museo lapidario che prenderà il suo nome. Scipione Maffei, continuatore di un sapere che apparteneva ad una élite di pochi intellettuali prestigiosi, ricercò l’origine e la nascita, o meglio, la rinascita della Verona legata al suo concepimento nei primi anni dell’Impero sotto Augusto Ottaviano. Ricordo che Scipione Maffei, nonostante fosse un cattolico, fondò a Verona la loggia massonica “Arena”, anche il giornale della loggia si chiamava “Arena” e poi con il tempo il quotidiano della città riprese il nome della testata massonica. Alessandro Da Lisca era con molta probabilità un continuatore di certe conoscenze magico-religiose che si tramandavano fra illustri e nobili famiglie veronesi. Umberto Grancelli ebbe un rapporto di amicizia e di reciproca stima con Monsignor Ongaro,
personaggio eruditissimo che insegnava in seminario lingue semitiche: ebraico, aramaico e greco, ed  ebbe con Umberto Grancelli anche un nutrito scambio epistolare che sembra finito in Vaticano, dato che il suo archivio, con parte della straordinaria biblioteca di famiglia, fu lasciato, in teoria, al seminario di Verona, ma a tutt’oggi non ne esiste traccia. Grancelli Umberto frequentò l’intellighenzia veronese degli anni del dopoguerra fino ai primi anni settanta, ebbe anche un rapporto intenso con Gastone de Boni che visse nell’ultima parte della sua vita a Verona in Via Leoncino  (1908-1986), era medico di professione che eredito da Ernesto Bozzano l’enorme “Archivio di Documentazione Storica della ricerca psichica” (legato al periodico edito a Verona si stampava : “Luci e Ombra” pubblicazione specializzata sullo spiritismo che trovò grande interesse a cavallo fra Ottocento e Novecento, ammiratrice e frequentatrice dei circoli spiritici fu Gianna Paganini vedova Francescati, che alla perdita prematura della figlioletta credette di evocare la figlia attraverso lo spiritismo, ma ben presto abbandonò tali pratiche per frequentare le suore della Sacra Famiglia che le erano dirimpettaie) Gastone de Boni si preoccupò di dare continuità alla preziosa biblioteca ricca di moltissimi documenti, era deciso nel trovare un luogo dove fosse preservata e arricchita anche dopo la sua morte. Il prezioso materiale fu rifiutato dal comune di Verona, probabilmente per gli stessi motivi che indussero il fascismo a sospendere le pubblicazione di “Luce e Ombra” nel 1939. Si trovò comunque una sede dignitosa, dopo la dipartita di Gastone de Boni nella città di Bologna dove l’importante archivio, partendo da Verona approdò in posto sicuro. C’è da precisare che Umberto Grancelli anche se non si avvicinò mai allo spiritismo ne era incuriosito, era inoltre legato a Gastone de Boni e curo l’introduzione di alcuni libri riguardanti lo studio di fenomeni psichici, come vicendevolmente, Gastone curò le introduzioni agli scritti di Umberto, che nulla avevano di legato alle idee spiritiste.
Negli ultimi anni della sua vita Umberto Grancelli frequentò un gruppo presente a Poiano che si interessava di ufologia, mosso soprattutto sempre dalla sua inesauribile curiosità. Conobbe e frequentò inoltre studiosi e sapienti, legati al territorio veronese, come Luigi Vinco, Angelico Brugnoli, Marco Pasa, Giovanni Solinas, Luigi Antolini, e molti altri personaggi della sua indole e del suo tempo, conobbe anche Pound che spesso era a Verona, città fortemente amata, dove veniva per stampare le sue opere nella famosa Stamperia di Valdonega frequentavano entrambi il caffe Dante in Piazza dei Signori, che era il salotto della città.
Umberto soprattutto indagò con nuovi metodi che per il tempo furono sospetti, ma che di lì a pochi anni entreranno, come materi di insegnamento, nelle università, l’archeologia sì dove appoggiare a scienze come: storia delle religioni, filosofia, archeoastronomia, fisica, ecc..
Gli studi di Grancelli su Verona sono talmente innovativi e pionieristici, che saranno certamente rivalutati, per aprirci nuovi orizzonti, e verso un turismo intelligente e attento, in una città che potremo vedere con occhi e prospettive completamente diverse è solo questione di tempo. Punto fermo è che il cuore Sacro e Religioso di Verona rimane l’Acropoli, l’attuale Colle San Pietro con i suoi santuari come quello centrale di Giano sotto l’attuale Caserma Austriaca, Feronia alla Fontana del Fero, l’Iseo sotto Santo Stefano, il santuario dedicato ad Apollo nella grotta di Villa Francescatti in comunicazione con il dedalo di gallerie sotto il poggio di San Pietro, l’Orfanum sotto la chiesa di San Giovanni in Valle e molto altro ancora.

Allego un articolo ricavato dagli studi di Giulio Magli, erede scientifico e continuatore degli studi d’archeoastronomo Guliano Romano, che prende in esame l’allineamento uguale, verso il solstizio d’estate, dato dai romani a due città attigue: Verona e Vicenza

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L'orientamento astronomico delle città romane
dal sito de IL GIORNALE DI VICENZA, Vicenza tra i 38 centri italiani oggetto di una ricerca sulle città megalitiche. Lo studio pubblicato anche sul sito internet di una università Usa n corso Palladio tra i misteri astrologici: I romani avrebbero costruito la città orientandola sul solstizio d'estate di Alessandro Mognon Fino a ieri non lo sapevamo, ma passeggiando per corso Palladio è come trovarsi fra i misteri delle pietre di Stonehenge o dentro i segreti delle gallerie delle piramidi d´Egitto. Tutti monumenti orientati in base ad allineamenti astronomici. Perché lo stesso facevano gli antichi romani quando costruivano le città, come ipotizza una ricerca di Giulio Magli, fisico e docente di meccanica razionale al Politecnico di Milano e studioso di archeoastronomia. Che dopo aver misurato e analizzato 38 città italiane fondate dai romani, ha stabilito che l´orientamento ha forti aspetti simbolici legati all´astronomia. E fra queste solo due città sono state concepite duemila anni fa e per motivi ancora misteriosi per essere in linea con il sorgere del sole nel solstizio d´estate: Verona e Vicenza. La ricerca di Magli, che fa parte di uno studio pubblicato nel suo libro "I segreti delle antiche città megalitiche", presente tra l´altro sul sito internet del dipartimento di fisica della Cornell University di Ithaca (New York): www.arxiv.org. E il motivo di tanto interesse c'è: un legame preciso fra le città romane e i simboli astronomici non era mai stato approfondito, se non addirittura negato. Anche se come fa notare il fisico italiano «già Ovidio e Plutarco raccontavano di come la creazione di una nuova città si basasse sull´esame del volo degli uccelli o di altri riferimenti astronomici. Magli ha preso in esame solo città italiane in cui le due strade principali che caratterizzano le città romane, il decumano e il cardo che si incrociano a 90 gradi, e le altre strade a "griglia" sono ancora riconoscibili. Poi ha verificato l´orientamento degli assi della griglia in relazione ai movimenti del sorgere del sole a est durante il corso dell´anno. In realtà a Vicenza di certo c'è il decumano-corso Palladio mentre ancora dubbio è dove fosse il cardo. Ma la direzione c'è. Da qui tutta una serie di scoperte. Secondo il ricercatore di Milano gli antichi romani orientarono verso nord solo tre città: Pesaro, Rimini e Senigallia. La maggioranza dei centri fondati fra il periodo repubblicano e quello imperiale (fra il V secolo avanti Cristo e il I dopo Cristo) sono allineati verso il sorgere del sole durante determinate feste sacre o in base ai punti cardinali. Altre città sembrano orientate entro 10 gradi a sudest rispetto al sorgere del sole o in prossimità del solstizio d'inverno. E poi ci sono Verona e Vicenza, tutte e due nate intorno al I secolo dopo Cristo e uniche fra le 38, come risulta dallo studio di Giulio Magli, ad essere allineate con il solstizio d´estate. «Le due città tra l´altro sono anche vicine fra loro - dice l´esperto di archeoastronomia -, anche se sul motivo di questo tipo di orientamento, come per le tre città dell´Adriatico allineate verso nord, bisognerà indagare ancora». Insomma l´orientamento delle città romane non sarebbe casuale, ma pianificato e voluto. Per motivi ancora ignoti. Così, quando il 21 giugno, giorno del solstizio d´estate, faremo shopping in corso Palladio a Vicenza, ricordiamocelo: magari leccando un cono panna e cioccolato, ma stiamo camminando in mezzo a un antico mistero.LINK:Architettura solare del passato: Marzabotto, Timgad e Augusta RauricaAugusta Bagiennorum: una citta' astronomicamente orientata

5 commenti:

Zygon Prime ha detto...

semplicemente perché il solstizio SI MUOVE ogni anno, e al tempo dei romani era TRENTA GRADI più a Nord. Ogni 80 anni circa si sposta di un grado.
E poi essendoci LA COLLINA in mezzo (Torricella) non è possibile vedere il Pilotòn dal centro di Verona neanche a 50 metri d'altezza.

Dunque solo un ignorante in storia e astronomia può insinuare falsità tanto pretestuose e finalizzate alla "sua personale magica idea" per cercare di trasformarle in nozioni.

Altro che "damnatio memoriae" (non "dannazio")
Si tratta di semplice guerra contro l'ignoranza.

luigi pellini ha detto...

Se c'è un ignorante quello sei tu, e dopo ti spiego il perchè, inoltre io mi firmo con il mio nome e cognome mentre la stessa cosa non fai tu e questo insospettisce, sottolineo inoltre l'accredine con cui ti sei approcciato alla questione, qua nessuno è profeta, ma tu sei non solo ignorante ma prevenuto, parli a vanvera e credo che non sei mai venuto all'alba del solstizio al Piloton così potevi constatare come è la questione dato che in quel frangente è stata spiegata e rispiegata la questione ed inoltre abbiano un testo scritto da un astronomo <> che lavora a Brera all'Osservatorio ed insegna nell'ambito universitario. Devi uscire dal tuo ghetto di anonimato e allora se vieni quest'anno al Piloton ti saranno date tutte le spiegazioni o meglio ci si può confrontare in modo sincero ed onesto, magari non parlando a vanvera. Perderei volentieri un po' di tempo per spiegarti anche attraverso il messaggio, ma prima devi presentarti con il tuo nome e cognome altrimenti e una presa in giro, riesci a comprendere?

luigi pellini ha detto...

Una ultima cosa, ti sottolineo che un conto è la precessione e altro è il solstizio che ha si una variazione di un grado, ma OGNI 6000 ANNI! Credo di essere stato chiaro, in ogni caso sono sempre disponibile per qualsiasi confronto! Ma cosa leggim va a capire un po'.

luigi pellini ha detto...

Volevo inoltre sottolineare che non ti sei firmato, forse per le stronzate che scrivi, ma dove le leggi?

Kimo ha detto...

Ussignur...
Il solstizio si muove ogni anno sull'ellittica..
Ma dal punto di vista nostro, o meglio del nostro calendario, il solstizio è più o meno sempre il 21 giugno, ed il sole nasce più o meno nello stesso punto. L'unico modo per modificare il solstizio è modificare l'inclinazione terrestre, cosa che sta avvenendo in piccolo (con modifiche sull'ordine dei 2 gradi ogni 40000 anni, o meglio 20000 tra il massimo ed il minimo) ed in grandissimo, con la "perpendicolazione" sul piano dell'ellittica (in tempi enormi)
Precisati questi punti, vorrei fare una precisazione:
a meno di non inserire diversi pilotoni per strada, concordo con Zygon che dalla città il piloton di Mizzole è totalmente invisibile. Se si trovassero altri pilastri del genere sulla stessa linea, la teoria potrebbe stare in piedi, altrimenti la teoria è scarsamente sostenibile. Di questo passo potrei fare un tracciato per sostenere che la rotonda tra via cipolla e via fincato sia stata fatta apposta sulla stessa linea. O che Verona sia stata fondata sulla linea del solstizio che va da Genova a Vienna. Un caso. Ma affascinante.