"L’oracolo ci avverte di ricercare dentro di noi, voglio dire, nel nostro passato, le ragioni del nostro futuro, in quanto, stazionando entro i limiti del tempo circolare, saremo in grado di afferrare, di comprehendere, il senso di quanto andiamo cercando. “Il dio che ha l’oracolo in Delfi non spiega né nasconde, ma accenna”, dice Eraclito: Apollo lascia che sia il postulante a ricostruire il senso del vaticinio, sussumendo sotto il presente i fili che legano il passato al futuro. Plutarco, nei suoi dialoghi delfici, lo dice tra le righe: tutto è governato dal determinismo, secondo rigida legge di causa-effetto; la scienza profetica consiste perciò nel saper identificare nel passato (constatando il loro sviluppo nel presente) i semi del futuro, o, come dice il saggio di Cheronea: “Colui che possiede la scienza di connettere e porre in relazione le cause tra loro secondo il rapporto naturale, è anche in grado di annunciare – il presente e il futuro e il passato”. Questo rapporto triadico logico-cronologico tra causa, effetto e constatazione del reale sarebbe simboleggiato dal sacro tripode di Delfi. E così, in ultima analisi, si chiarisce anche il senso del secondo, meno celebre, detto delfico: “Nulla di troppo”. Non si può ottenere nulla di più di quanto non si abbia già. La pietra di Delfi, accessorio scopertamente saturnino, nel rimandare a una fondamentale idea di lentezza (quasi fermezza) del tempo scandito dalla sfera di Kronos-Saturno, che dà le misure all’intera creazione: la pietra, che ha nel cubo il suo solido elementare, è l’unico materiale che la mano del tempo non può scalfire, è quasi un simbolo del tempo stesso."
A. Casella, "Alle radici dell'albero cosmico"
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