La casa dove morì Maria
Efeso Maria è morta qui, in questa vecchia casa,
nascosta tra pioppi e pini sul pendio di una collina. L' altare è al
posto del focolare, la stanza principale con la volta a botte è stata
trasformata in cappella, la stanza da letto è un piccolo vano
rettangolare dove ci si aspetterebbe la sacrestia. Una statua bianca
dalle mani troncate ricorda Miriam di Nazareth in fuga dalla Palestina,
giunta qui in compagnia di Giovanni, il discepolo prediletto di Gesù.
Cristiani e musulmani venerano il luogo con eguale fervore. Una
sorgente miracolosa sgorga dal suolo della casetta. Sugli alberi vicini
centinaia di nastri annodati sono il ringraziamento per una grazia
ricevuta o un miracolo da impetrare. Quest' anno di giubileo, 2000 anni
della nascita del suo Figlio divino, anche la festa della sua
Assunzione sarà celebrata a Efeso il 15 agosto con particolare
trasporto. Le due suore e i tre cappuccini, che custodiscono il
minuscolo e umile santuario, si preparano a ricevere tantissimi
pellegrini da ogni parte del mondo, anche non cattolici, anche non
cristiani. "O Maria, Dio ti annuncia la buona novella di un verbo che
emana da lui", proclama la terza sura del Corano. Maometto ha sempre
dimostrato grande rispetto per la madre del Nazareno, additandola all'
attenzione di tutti i credenti in Allah. "O Maria - prosegue ancora il
Corano - sii pia con il tuo Signore, prostrati e inchinati con coloro
che si inchinano". Suor Nicole, venuta dalla Francia, racconta di
essere molto colpita dalla presenza incessante di musulmane che si
riuniscono qui a pregare: "Myriem è sempre con me, le sento dire". Ma
arrivano anche parecchi protestanti, che riscoprono il fascino della
Madonna. Sarà poi questa la casa di Maria? Impossibile dirlo. Katharina
Emmerich, una mistica visionaria tedesca dell' Ottocento, ne era
convinta. La casa le apparve in visione e due spedizioni di ricerche
trovarono alfine il luogo. Paolo VI lo ha visitato e papa Wojtyla vi
pregò nel suo viaggio in Turchia nel 1979, quando uno sconosciuto Alì
Agca diffuse un proclama per minacciare di morte il romano pontefice,
"comandante delle crociate". Chissà se Maria è morta nella pace di
questo boschetto come vuole la tradizione, certamente qui è rinata come
Madre di Dio. Il concilio di Efeso dell' anno 431 le ha regalato
questo titolo, Colei che genera Dio, che sarebbe suonato bestemmia agli
ebrei e che i primi cristiani ignoravano. Benvenuti in Turchia, culla
del cristianesimo. E' in queste terre d' Asia Minore, bagnate dall'
Egeo orientale, che la setta dei discepoli di Cristo ha attecchito
rigogliosamente fin dai suoi inizi, entrando a contatto con l' ambiente
cosmopolita dell' impero romano e la cultura antichissima della Jonia
già fiorente sette secoli prima di Cristo. Delle sette Chiese, cui si
rivolge san Giovanni aprendo l' Apocalisse, la gran parte è collocata
nell' odierna Turchia. Non è un caso. Qui il seme cristiano cadde su un
terreno fertile, qui ha cominciato a crescere, qui bisogna venire in
pellegrinaggio per rintracciarne le prime tappe. A Efeso Paolo l'
apostolo venne personalmente a predicare. L' agorà, la grande piazza su
cui veniva a passeggiare quando non istruiva i suoi adepti nella
scuola di un maestro di retorica dal nome singolare, Turanno, ora è un
campo desolato di erbacce in cui qualche bidone spunta là dove una
doppia fila di colonne delimitava uno spazio grandioso di centodieci
metri per centodieci. Ma la città che l' apostolo percorse - ti fanno
vedere l' impronta del suo piede incisa sul lastrico, ma è probabile
che fosse piuttosto l' indicazione per un vicino bordello - mostra
ancora la sua opulenza nelle splendide rovine. Efeso, a pochi
chilometri dalla costa dove sorgono i modernissimi villaggi balneari, è
un gioiello. Gli scavi ne rivelano la magnificenza in un tripudio di
archi, colonne, marmi, terme e fontane. La facciata imponente della
biblioteca di Celso è ancora in piedi e la casa del sacerdote di
Dioniso, Caio Flavio Fusio Apto, appena aperta al pubblico, esibisce un
fasto hollywoodiano con cinque tipi di marmi, atri e altari, apsidi e
cortili, pareti rosso pompeiano o affrescate in un delirio di fiori,
maschere, demoni salvatori. Efeso, fondata in terra di Amazzoni, era
costruita nel dolce declivio fra due montagne. La sua Gran Via,
interamente di marmo, scendeva sino al mare e di notte i ricchi efesini
la tenevano costantemente illuminata di torce. Antonio la percorse in
corteo d' amore per accogliere Cleopatra arrivata dall' Egitto per
ricongiungersi a lui. Per i predicatori della Palestina era come
arrivare a Parigi e New York messe insieme. La città era ostile al
Nuovo Dio, che aboliva gli altri dei. Nell' imponente teatro, riportato
alla luce, un certo Demetrio avversario dell' apostolo Paolo convocò
gli efesini e li arringò furibondo. C' era di mezzo la "roba",
interessi enormi. A Efeso dominava la Madonna dell' Asia Minore, la
grande Artemide, fabbrica inesauribile di suppliche, pellegrinaggi ed
ex voto. Demetrio sapeva di che parlava, era argentiere, fabbricava
tempietti argentati. Provate a predicare in piazza San Pietro che
Cristo non ha bisogno di immaginette, rosari, basiliche in plastica,
foto di Wojtyla e pergamene di benedizioni papali, e in via della
Conciliazione bruceranno i copertoni. A Efeso stava per succedere lo
stesso, si sfiorò la sommossa. Per due ore la folla infuriata che
gremiva il teatro si sgolò al grido di "Grande è l' Artemide degli
Efesini". In giaccone verde di cuoio, ma con la cravatta, la guida
riassume alla buona come un funzionario del comune sedò: "Calma
signori, è una manifestazione non autorizzata, rivolgetevi al giudice".
Paolo voleva intervenire anche lui, gli dissero che non era aria. Il
martirio lo aspettava più a Occidente. Nel museo di Selcuk, nella
penombra di una nicchia, sta maestosa l' Artemide Madonna, la Grande
Madre anatolica. Il suo alto copricapo è coronato di mura e di sfingi,
la veste è affollata di tori, draghi, cavalli, leoni, api e demoni
alati, il suo petto incute timore: file e file di globi gonfi di umori.
Mammelle, uova, testicoli di toro? Nessuno è riuscito a dirlo con
esattezza. Ma si intuisce che da lei si sprigiona la forza misteriosa,
inesauribile, terribile e delirante della Madre Natura. Il suo tempio,
una delle sette meraviglie del mondo, venne bruciato nel 356 avanti
Cristo da un pazzo piromane, Erostrato, che volle passare alla storia e
ci riuscì. Ma gli Efesini lo ricostruirono più grandioso di prima,
lavorandoci per centoventi anni, un' impresa di generazioni che solo
Garcia Marquez potrebbe evocare. Ora giace cancellato in una pianura di
orti. La basilica di san Giovanni, circondata da mura e roseti,
guarda trionfante dalle sue rovine imponenti la sede dispersa della
Grande Nemica. Il Dio arrivato dalla Palestina ha vinto. Nei suoi
battisteri si vede ancora la fonte in cui i battezzandi scendevano tre
gradini invocando il Padre, il Figlio e lo Spirito dopo aver gridato
tre volte, rivolti a Occidente - dove stava il tempio di Artemide - "Ti
ripudio Demonio". Ma la dea enigmatica si è presa una rivincita. Con
soave prepotenza il germe femminile si è insinuato nella religione
maschile e patriarcale venuta da Gerusalemme. A Efeso la madre terrena
di Gesù è diventata Madre di Dio, protettrice di tutti, potente
taumaturga, e la sua femminilità, più addolcita, si è sparsa per tutto
l' orbe cristiano. Artemide è svanita, ma la Vergine di Guadalupa e la
Madonna di Pompei, le madonne consolatrici che prendono sotto il loro
mantello peccatori, sventurati e cacciatori di grazie sono un po' sue
figlie.
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