martedì 24 luglio 2018

E andiamo la dove vanno tutte le cose


Sembra che fumasse circa 100 sigarette al giorno, che dormisse 3 ore per notte, e che trascorresse la sua vita più sugli aerei che in terraferma.
È diventato ricchissimo, potente, osannato dai grandi della terra, padrone del destino di migliaia di lavoratori.
Ma non del suo.
Non è ancora morto, ma già tutti ne parlano al passato. Già l’hanno sostituito alla velocità della luce.
Ed ora giace in un letto d’ospedale - sembra - in condizioni irreversibili.
Come un uomo qualunque.
Come un operaio qualunque.
Perché la morte non risparmia nessuno, mette tutti sullo stesso piano.
Ed improvvisamente e senza preavviso, si sarà accorto che tutto il denaro ed il potere del mondo non valgono niente davanti alla vita, alla salute, e all’amore.
Nel bene e nel male, è stato un grandissimo manager. Ora è ritornato alla dimensione di uomo.
Di un uomo che sta morendo.
E sui social molte, troppe persone, gioiscono per questo.
E molte altre, ipocritamente, esprimono un dolore che non provano.
Personalmente confesso che non mi stava di certo simpatico, ma il sentimento che ora provo è solo di pietà.
Pietà per un uomo che, forse, non ha mai capito che in questo mondo siamo solo di passaggio.
E che la sua vita, sempre alla rincorsa del successo, in fondo non l’ha mai vissuta.
E che se andrà anche lui.
Senza portarsi via niente.

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