domenica 23 luglio 2017

Testa da porton

'Marcolfe', è il nome con cui vengono indicati i visi di pietra caratteristici del Frignano, nell'Appennino modenese.
Solitamente incise sull'architrave, all'uscio delle case, sembra quasi siano messe lì per proteggere l'ingresso da eventuali intrusi, sorvegliandolo con quello sguardo antico e severo.
La loro origine è discussa, c'è chi sostiene provenga da un'antica tradizione ligure di rappresentare gli antenati a protezione dei focolari domestici, o dall'abitudine delle popolazioni celtiche lì insediatesi di conservare le teste dei nemici uccisi, qualcun'altro parla di una funzione apotropaica evolutasi nel corso dei secoli, all'interno di un contesto chiuso dalla barriera naturale delle montagne e delle vallate frignanesi.
Questa usanza, radicata così profondamente nei nostri costumi, è una caratteristica distintiva, una peculiarità propria di una civiltà contadino-pastorale, avvezza alle difficoltà di un territorio non sempre gentile; una usanza arcaica, che già a poche decine di chilometri potrebbe risultare bizzarra, a dimostrazione che noi emiliani, italiani ed europei non abbiamo bisogno di esotismi, in chiave di "arricchimento", per colmare il vuoto lasciato da settant'anni di americanizzazione e dimenticanza della nostra cultura.
Il nostro obbiettivo è riappropriarci di ciò che è nostro, per continuità di stirpe, per tradizione, in barba a quelle oligarchie che si baloccano nel rendersi responsabili di movimenti migratori di milioni di disperati, di guerre fratricide, di genocidi, nel perseguire il loro piano di "Grande Sostituzione" del nostro popolo (e di tutti i Popoli).
Che lo sguardo delle Marcolfe, fissato nella pietra delle nostre montagne, possa proteggere le nostre terre, le nostre vette, le nostre pianure, i fiumi e i laghi, i villaggi e le città, il mare e la terra che a noi appartengono di Diritto!

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