Le trentasei immagini enigmatiche ideate da Lorenzo Lotto e intarsiate da Giovan Francesco Capoferri – nel progetto originale trentadue avrebbero dovuto svolgere un ruolo simbolico sui coperti lignei posti a protezione delle corrispondenti storie veterotestamentarie - formano un Mutus Chorus atto a stimolare meditazioni intellettuali e spirituali.
Questo itinerario “iniziatico”, costituito da imprese e da geroglifici rinascimentali, è da considerare una sorta di “luogo della Memoria”, che racchiude in sé lo scibile dell’umanesimo veneziano del primo Cinquecento.
Le immagini simboliche sintetizzano visivamente i temi attinti dagli eterogenei campi di ricerca del Rinascimento: Lotto ha elaborato un sincretismo fra temi religiosi e archetipi pagani, fra concetti spirituali e temi profani, così che alle storie bibliche si sono congiunte metafore dell’Alchimia, figure care all’Ermetismo, suggestioni della mitologia greco-romana e concetti della filosofia neoplatonica.
Queste immagini sono state pensate per non essere facilmente decodificate, così da creare un senso di mistero che dia adito a una molteplicità di interpretazioni anche in contraddizione l’una con l’altra.
Con le sue imprese Lotto va oltre la relatività di ogni interpretazione soggettiva, scardina ogni presunzione che asserisce di aver trovato la soluzione definitiva, va al di là di ogni spiegazione dialettica poiché l’immagine innanzitutto deve evocare il senso di mistero legato all’ineffabilità di una presenza divina.
Le imprese e i geroglifici lotteschi sono immagini di un enigma, l’enigma di Dio; questo senso “enigmatico”, inteso nell’accezione di mistero affascinante, ha la capacità di sedurre l’intelletto di ogni persona alla ricerca di risposte escatologiche.
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