giovedì 9 marzo 2017

Lo strano suicidio di Cecilia Gatto Trocchi


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Sit eis terra levis.

Cecilia Gatto Trocchi (Roma, 19 giugno 1939 – Roma, 11 luglio 2005) è stata un'etnologa italiana, scrittrice e docente di Antropologia culturale presso le Università di Chieti, Perugia e Roma. E’ stata anche direttrice dell'Osservatorio dei fenomeni magico-simbolici.

Ha pubblicato saggi concernenti le religioni, l’antropologia ed il fenomeno delle sette. Da scientista – lo scientismo è la più grave ipoteca sulla Scienza – la Gatto Trocchi si accostò al mondo variegato e contraddittorio dell’esoterismo con incredulità e degnazione. Per carpire i segreti di alcuni cenacoli, ella si affiliò ad essi, fingendo di essere interessata alle dottrine su cui si impernia il sapere iniziatico (o in certuni casi presunto tale).

Questa prassi condusse l’antropologa a scoperchiare il classico vaso di Pandora: l’universo dell’occultismo non era solo popolato da ciarlatani, ma anche da tenebrosi proseliti di sette molto influenti e nefande. La studiosa restò attonita, quando venne a sapere che i vertici di questi circoli sono occupati da personaggi “politici” di spicco, da intellettuali e da professionisti di fama. Sono individui che ostentano un razionalismo oltranzista: essi, però, dietro le quinte, si dedicano anima e corpo alla denigrata (a parole) magia.

L’esistenza della Gatto Trocchi fu funestata dall’immatura morte del figlio, Massimiliano Gatto, deceduto nel giugno del 2003 a causa di una leucemia fulminante, subito dopo essere uscito vivo da uno spaventoso incidente stradale. Si riferì che la studiosa era stata assalita da una forte sindrome depressiva dovuta alla scomparsa del figlio. Secondo la ricostruzione ufficiale dell'accaduto, la donna si sarebbe lanciata nel vuoto, stringendo in mano una fotografia dell’adorato Massimiliano. Abitava al primo piano e sarebbe salita fino al quinto, bloccando l'ascensore affinché nessuno potesse ostacolare la sua decisione fatale.

Quasi sempre si invoca la depressione per spiegare il suicidio di una persona, laddove la vera depressione rende abulici ed inerti. Certo, la morte del figlio fu un trauma atroce per la donna, una tragedia, come per qualsiasi madre. Alcuni particolari nondimeno inducono a dubitare che ella potesse aver deciso di togliersi la vita, piuttosto spingono a pensare che sia stata vittima (una delle tante purtroppo) di un assassinio mascherato da “insano gesto”.

Riflettiamo. L’incidente occorso al figlio, poi ammalatosi di leucemia, sembra il classico avvertimento per opera dei soliti noti, inoltre la tipologia del “suicidio” adombra un simbolismo, un monito cifrato: la Gatto Trocchi, che, anche per serendipità, aveva scoperto e rivelato alcuni inconfessabili arcana imperii, doveva essere punita, precipitandola al suolo. Era ascesa molto in alto: era necessario che ella tornasse in basso.

L’aspetto più eloquente del “suicidio” è, però, un altro: la data in cui avvenne, ossia il giorno, il fatidico 11 luglio del 2005. Pure il quinto piano da cui l’infelice si sarebbe gettata è allusivo: per Dante, ad esempio, ilcinque è numero sinistro.

Alla Gatto Trocchi non valse la collaborazione con il cialtronescoC.I.C.A.P., non valsero il contegno “scettico”, l’affettata superiorità con cui guardò l’occultismo e tutto ciò che non è inscrivibile nella nostra “povera ragione”. Gli Oscurati non perdonano. Essi non hanno bisogno di armi convenzionali per uccidere. Questa ferale storia non proviene da un romanzo di Dan Brown. 

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