ALBERI SENZA DEI,Tratto da Guido Ceronetti, La carta è stanca
Un albero senza Dei, senza fate, senza significati trascendenti, è già un albero morto. Contro la passione distruttiva dell’uomo dissacrato non ha difesa.
Se c’è, in un cortile, un cedro del Libano più vecchio delle Piramidi che impaccia la sosta delle vetture di undici avvocati, nove commercianti, tre dentisti, un fotografo, una pediatra, lo si taglia subito. Ma se al cedro del Libano è legata la credenza che, tagliandolo, tutto il casamento crolla, perché morrebbe con l’albero il genio protettore del luogo, un rispettoso terrore impedirà il taglio; sbarrato da Psiche, il cortile resterebbe vuoto. Ai piedi dell’albero, velata, una prostituta sacra raccoglie monete dai balconi.L’uomo tolto alle manette del sacro può fare soltanto quello che sta facendo; non chiedetegli di rispettare quel che non gli si presenta come una realtà oscura, funesta e imprevedibile. L’opinione di Haudricourt e Hédin che tutte le piante attualmente coltivate sono state in origine sacre, e solo per questo sono sopravvissute, è da ritenere.Gli alberi non sono il verde, sono «i nostri grandi fratelli immobili», una gente pelosa, umida e cornuta la cui caratteristica, inconcepibile per l’uomo, è una bontà infinita. Gli è impossibile vivere senza devozione disinteressata; li abbiamo lordati di sufficienza e di terrori. E l’ecologia fallirà, perché il suo orizzonte mentale non è diverso, in profondo, da quello del distruttore...
Di più dirò: ch’a gli alberi dà vita
spirito uman che sente e che ragiona.
Per prova sollo: io n’ho la voce udita
che nel cor flebilmente anco mi suona.
(Tasso, Ger. Lib., 13, 49)
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