Christian Schad, 1928, Zwei Mädchen
È una tela attualissima.
Vi è tutto l'abisso dello iato tra la condizione psicologica e l'impulso vitalistico che soffrì una generazione segnata dalla prima Grande Guerra e le abominazioni che covavano, come fiamme sotto la cenere, durante gli anni della repubblica di Weimar.
Si percepiscono la loro solitudine, lo straniamento, l'incapacità di esperire i valori ormai plastificati tipici di quella perdita di identità a noi così vicina.
Solo nel pube e nei suoi colori, nel gesto d'autoerotismo delle modelle vi è un atto di ribellione e di vera umanità.
Ma tutto rimane freddo, tagliente, analitico.
Eppure i simboli -tipici del realismo magico Schadiano- resistono e nella loro purezza fanno sentire tutta la loro forza eversiva e restauratrice.
Gli occhi e le mani.
Nessun commento:
Posta un commento