I misteri della città: siamo da sempre allineati al solstizio
LEGGENDA. Nuove ricerche nel libro di Luigi Pellini e Davide Polinari.
Un'origine esoterica della mappa urbana, che sarebbe orientata non secondo i punti cardinali ma al sole. L'asse dal «piloton» di Montorio a San Giovanni in Valle
23/02/2012
Verona. C'è il mito popolare di Giulietta e Romeo, utilmente sfruttato come attrazione turistica, ma ci sono altri miti più suggestivi su cui gli studiosi si danno da fare da tanto tempo: per esempio quello che ipotizza e tende a confermare l'origine esoterica di Verona. L'ultimo studio sui significati occulti dell'origine della nostra città si intitola Nascita di una città tra architettura, mistica e metafisica ed è firmato da Luigi Pellini e Davide Polinari per le Edizioni della Vita Nova di Giovanni Perez. La culla della città è sicuramente Castel San Pietro, il sacro colle dove fin dalla memoria più profonda si celebravano arcaici cerimoniali e riti propiziatori pagani. Il tufo dove sorgeva il tempio di Giano conserva tracce di insediamenti di ogni epoca, dalla preistoria ai giorni nostri. Da lì sicuramente deriva il soffio che ha dato anima alla città. Segni mistici riconducibili alla cultura romana e pagana sono confermati da numerosi ritrovamenti, da toponimi, leggende, ricorrenze e tradizioni popolari. Cunicoli, labirinti e caverne che perforano il colle di San Pietro aggiungono fascinosi indizi utili a una origine di Verona ispirata a rimandi simbolici e significati oscuri o occulti. Un'interpretazione ipotizzabile, più che dimostrabile, ma sicuramente plausibile che Pellini e Polinari cercano di decifrare con un lavoro attento e profondo, rigorosi nel tenersi nel solco della concretezza scientifica per non cedere alle facili suggestioni. La ricerca secondo parametri riconducibili alla sfera esoterica dell'origine di Verona costituisce un criterio di lettura relativamente recente: ne parlò dal 1956 Umberto Grancelli, in un primo saggio intitolato I misteri di Verona romana e firmato con lo pseudonimo Rheticus (l'allievo di Copernico), riveduto e ampliato nel 1964 con il titolo Il piano di fondazione di Verona; testi ai quali i due autori fanno ampio riferimento, confermandone gran parte delle teorie, consolidate anche da più recenti riscontri storici e archeologici. Grancelli sostiene che il piano geometrico di Verona romana non è orientato secondo i punti cardinali, ma è allineato secondo il solstizio d'estate. La linea immaginaria parte dal «piloton» a nord di Montorio (il megalite decapitato in epoca molto recente, pare da alcuni cacciatori per liberare l'orizzonte di tiro), prosegue in direzione sud-ovest, passa da San Giovanni in Valle (san Giovanni si festeggia il 24 giugno, in coincidenza appunto con il solstizio) attraversa il foro (piazza Erbe), imbocca corso Portoni Borsari e oltrepassa il punto in cui sorgeva il convento di Santa Lucia Extra (zona tribunale). Su questo asse si sviluppa il reticolo romano di Verona, con decumani e cardi. Misteriose impronte che sottendono l'origine di Verona sono contenute nei versi del Ritmo Pipiniano e nella Iconografia Rateriana, la veduta di Verona risalente al X secolo dopo Cristo, dove, accanto a monumenti a noi noti (Arena, Teatro Romano, Ponte Pietra) ve ne sono rappresentati altri (Orfanum-sepolcro o Organum-macchina, Horreum-granaio) che ancora attendono un'interpretazione definitiva sulla loro posizione, funzione e riferimento simbolico. Pellini e Polinari suggeriscono una rilettura delle antiche origini di Verona, proponendone una versione meno superficiale e più scientifica, fondata da rigorose verità ma imprescindibile da miti e arcane leggende pure appartenenti alla storia. Chissà se e quando queste analisi potranno essere inconfutabilmente provate o demolite da nuovi riscontri. Ma intanto possono fornire spunti per studi più approfonditi e possono prestarsi a visite meno popolar-turistiche e più istruttive della città.
Franco Bottacini
L'Arena.it - dalla home
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