sabato 5 settembre 2015

Città italiane con mura megalitiche

Un altro straordinario patrimonio che appartiene all'Italia sono le città che tutt'ora conservano le mura megalitiche. Luoghi incantati, strati storici che si sono "depositati" attraverso l'opera umana dalla preistoria passando per l'età romana e medioevale lasciando libri di pietra che sebbene manomessi e offesi dai nuovi insediamenti hanno mantenuto intatto il loro fascino e la loro potenza.

Forse non tutti sanno che anche l’Italia ha i suoi Stonehenge, monumenti ciclopici antichissimi avvolti da una fitta aura di mistero. Databili in alcuni casi fino all’età del ferro, hanno la caratteristica di essere possenti muraglie costruite con giganteschi macigni, perfettamente tagliati e incastrati l’uno sull’altro con una perizia che ha quasi dello sconcertante per le tecniche dell’epoca. 


Sono le acropoli megalitiche, che spiccano sulla sommità di rilievi naturali, quintessenza dell’enigma interpretativo, dove mito e storia sembrano non avere più confini, al centro di un fitto dibattito critico da parte degli archeologi in balia ancora di tanti interrogativi irrisolti: perché furono costruite? Quando e da chi? 

Nel Lazio spiccano Alatri e Ferentino in provincia di Frosinone, Norba e San Felice Circeo in provincia di Latina, in Toscana c’è Cosa sulle colline diAnsedonia, e in Umbria S. Erasmo di Cesi vicino Terni. Veri e propri capolavori di un’arte megalitica che vale la pena scegliere per un viaggio insolito all’insegna dell’archeologia più suggestiva. 

Siti, in parte riportati all’attenzione del grande pubblico con la bella mostra "Le Mura Megalitiche. Il Lazio meridionale tra storia e mito” in scena al Vittoriano di Roma fino all’8 luglio, e che per la loro unicità sono diventati oggetto di studio da parte della giovane disciplina scientifica dell’Archeoastronomia che potrebbe offrire un’inedita e inaspettata chiave di lettura, cercando le risposte proprio nei cicli celesti. 

Indagando l’incredibile legame tra le strutture architettoniche e le conoscenze astronomiche dell’antichità, si può scoprire, infatti, come templi, edifici, monumenti fino a impianti urbanistici, potessero essere orientati verso il sorgere o il tramontare del sole o di costellazioni brillanti. 

Addirittura l’Unesco ha l’idea di porre sotto specifica tutela i siti di interesse archeoastronomico: per questo ha creato un working group per eseguire una mappatura di queste singolari realtà archeologiche italiane. Ne fa parte Giulio Magli, professore ordinario di meccanica razionale al Politecnico di Milano e titolare dell’unico corso universitario in Italia di archeoastronomia, che diventa guida d’eccezione in questo tour delle pietre misteriose. 

Ecco la splendida Alatri, nel cuore della Ciociaria lungo il tracciato della via Latina, di origini antichissime come centro degli Ernici del V sec.a.C. «È la regina di queste località – racconta Magli – Vanta la prima acropoli megalitica ad essere stata studiata sotto il profilo archeoastronomico». Visibile al centro della cittadina, cinta da mura di straordinaria grandezza, spicca come un gigantesco edificio di forma poligonale con sei lati, disposto secondo l’orientamento dei punti cardinali. 

Meraviglie megalitiche anche a Norba, che ha un fascino tutto suo, incastonata com’è sui Monti Lepini, in posizione dominante sulla pianura pontina, nella provincia di Latina: «Fu distrutta da Silla nell’82 a.C. ma mai più ricostruita – dice Magli – Nella sua distruzione è rimasta intatta, mai coinvolta da urbanizzazioni medievali. Vanta due acropoli megalitiche, ma quella minore è la più suggestiva, con un terrazzamento agettante sulla valle di Ninfa come fosse sospeso sulla roccia». 

È un altro esempio di acropoli megalitica costruita in connessione con i cicli celesti è quella sulle pendici settentrionali del Monte Circeo, poco lontano dal centro storico di San Felice Circeo, che vanta una fondazione risalente al IV secolo a.C. «Appare come un unicum – dice Magli - La pianta del complesso è irregolare, privo di qualunque edificio all’interno, e lascia cogliere due spettacolari muraglie rettilinee sul versante ovest, come a proteggere chissà cosa da giganteschi robot giapponesi». 

A Ferentino lo spettacolo dell’acropoli megalitica si esprime su uno sperone di roccia terrazzata. Difficile datare con precisione questo capolavoro mozzafiato di opera poligonale, probabilmente prima del IV secolo a.C rielaborata in epoca repubblicana. Il monumento è orientato esattamente a 45 gradi a sud dell’ovest, scelta non certo casuale, ma che ricalca la direzione che nell’antichità veniva associata agli Inferi. 

Gioiello di acropoli megalitica è anche la città morte di Cosa, sulla collina diAnsedonia, di fondazione romana della metà del II secolo a.C. ma dove è stata individuata una struttura preesistente, un basamento quadrato orientato ai punti cardinali: È l’unico esempio di città megalitica con torre, costruita da massi giganteschi perfettamente tagliati. Qui la suggestione è fortissima perché tutto è rimasto intatto nella sua natura megalitica, si vedono persino le fenditure nella roccia per le guide dove scorrevano le saracinesche. 

Imperdibile è anche l’acropoli di S. Erasmo di Cesi, una rupe sulle pendici di Monte Torre Maggiore che domina tutta la pianura ternana, con un’imponenza davvero significativa: «E’ visibile da qualunque punto della piana – commenta Magli – Appare come una possente costruzione lunga quasi centosessanta metri, simile nella pianta esagonale all’acropoli di Alatri. I lati corti sono orientati ai punti cardinali e numerosi indizi portano ad associare la costruzione alla costellazione dei Gemelli».
da:

http://www.repubblica.it/viaggi/2009/06/26/news/le_acropoli_megalitiche_di_casa_nostra-117040826/?refresh_ce

1 commento:

Milo Boz ha detto...

Ho un ricordo bellissimo di Cosa: arrivammo di pomeriggio, una estate di tant anni fa, la moglie ed io.. e all'improvviso due cavalli sbucarono dal niente.. o meglio dalle rovine romane. Ci parve di essere entrati in un quadro di De Chirico.