sabato 27 aprile 2024

Le mura poligonali del centro Italia

 Il poligonale dell’area megalitica sacra più antica sabina.



Antiche mura poligonali tra Fara e Poggio Mirteto, in località “Grotte di Torri”, presso il fiume Farfa (nel comune di Fara), è ben conservata ancora oggi una struttura in opera poligonale, Si tratta di un recinto di mura poligonali in III maniera che delimitano un’area grossomodo quadrata di circa 90 metri di lato!!.
Se ne conserva oggi l’intera fronte ovest, per una lunghezza di circa 50 metri, con filari regolari e tendenti all’orizzontalità. I blocchi sono tagliati accuratamente ed i giunti perfettamente combacianti (foto). Oggi queste mura sono inglobate in un casale ottocentesco, al di sotto del quale sono presenti delle grotte (non accessibili), che hanno dato origine al toponimo.
Questa struttura è stata interpretata in vari modi, sia come villa romana che addirittura come “cittadella”. Più probabilmente si tratta invece di un santuario. La tipologia ricalca quella di un’area sacra delimitata e chiusa da un grande muro di cinta (temenos), come talvolta si ritrova nei santuari italici.
La cella cultuale era collocata probabilmente all’interno del recinto sacro, sui cui resti venne edificata in seguito la chiesa altomedievale di S. Lorenzo (ancora visibile nel Settecento ed oggi scomparsa), che dovette soppiantare l’antico culto.
(Da verificare,)
Al di sotto del muraglione in opera poligonale corre un criptoportico con copertura a volta, rivestito da una muratura romana in opera incerta del I secolo a.C., in perfetto stato di conservazione. Questo criptoportico, sottostante al santuario, andrebbe messo in relazione ad un rituale religioso e forse ad un oracolo).
Nel territorio comunale di Poggio Mirteto, in località Poggio Mirteto scalo, si trova il Colle del Castellaccio. Il toponimo deriva da un castrum medievale, ancora oggi in parte conservato. Qui sono presenti due terrazzamenti degradanti, disposti lungo il declivio del colle. Il terrazzamento superiore è in opera reticolata di età augustea. Il terrazzamento inferiore invece è realizzato in opera poligonale di II e III maniera, con giunti approssimativi e l’inserimento di molte zeppe. Queste murature, databili alla seconda metà del II secolo a.C., sono state messe in relazione ad una villa romana, di cui se ne ignora in realtà la planimetria.
Anche qui sono presenti delle grotte. Questi due terrazzamenti hanno la fronte rivolta verso il Tevere e la loro estrema vicinanza al fiume lascia supporre che fossero connessi in qualche modo ad un porto fluviale. Non è escluso tuttavia che servissero per un altro santuario, anche in questo caso costituito da terrazze degradanti, come spesso si ritrova nei grandi santuari repubblicani .
«Consiste in uno spazio quadrato perfetto, di cui ciascun lato è di passi ordinari centoventi, rinchiuso da muri di travertini di varie grandezze, e di diverse figure, alcuni dei quali sono della grossezza di tre palmi, e più, e di lunghezza di sette, otto, e anche più. Essendo queste mura in buona parte rovinate, si veggono sparsi all’intorno in gran quantità i travertini caduti, ed ora appena sono rimaste all’altezza ove di una canna, e ove di una, e mezza. La porta, per cui si entrava in questo circuito, era nel mezzo del lato, che sta dalla parte di Scirocco, e se ne veggono chiaramente i vestigj. Sotto di questo piano – prosegue il monaco antiquario – tutto è voto, e vi si osservano grotte con volte bellissime, sebbene tutte non si possano vedere o perché sono riempiute di terra, o perché alcune sono state fatte rimurare dal signor Marchese Simonetti

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