mercoledì 24 aprile 2024

Il maiale in fondo è anche il recondito simbolo di Roma

 L'immagine sotto: Bassorilievo della Scrofa Mediolanuta, apposto sul piedritto della seconda arcata del Broletto, rinvenuto nel 1233 durante gli scavi preparatori per l’edificazione del palazzotto.



La Scrofa mediolanuta, il simbolo più antico di Milano.
Narra la leggenda che: quando Belloveso, principe dei Biturgi, con al seguito decine di migliaia di celti, appartenenti a diverse tribù, scavallate le Alpi, sconfitti gli Etruschi, si trovò nella terra degli Insubri, ebbe il desiderio di fondare una città. Quella che per noi è la nostra Milano.
Ma dove fondarla e come chiamarla?
Per la scelta del luogo fu saggio interpellare gli dèi, e a tale necessità vennero eletti sette savi per consultare l’oracolo. La risposta al consulto fu che una scrofa, ricoperta per metà di lana e per metà di pelo, segni il principio e il nome della città. E così avvenne. Fu trovata la scrofa mediolanuta, a brucare nei pressi di un biancospino, e fu fondata la città, che prese il nome di Mediolanum, a ricordo della scrofa stessa e del fatto che fosse per metà coperta di lana (medio lanae - Mediolanum).
La scrofa mediolanuta o semilanuta, che dir si voglia, per secoli divenne così il simbolo della città, almeno fin tanto che non venne spodestata da altra bestia, quale fu il biscione visconteo. Nonostante ciò, rimase comunque nell’animo della città, ma non dei milanesi di oggi, tanto che fa bella mostra di sé in giro per il centro cittadino, sul gonfalone ufficiale del Comune e sugli attestati di benemerenza allegati agli Ambrogini d’oro.
Strano è però che nessuno sappia con precisione quali siano mai le origini di questa leggenda tutta milanese, che più e più volte è stata rimaneggiata.
Celtiche? Romane?
La scrofa o, meglio, il cinghiale, era un animale sacro per i celti, tanto da essere legato al pantheon dei loro dei. Rappresentava la forza e l’astuzia ed era il simbolo preferito col quale si ornavano vessilli e armi. Fu per i celti, quello che era l’aquila per i romani, o forsanche nella sua accezione sacrale, la lupa capitolina.
Più plausibile pensare invece che la sua origine sia romana, ma ciò per il semplice fatto che le prime testimonianze documentali risalgono alla fine del IV secolo d.C, in piena Mediolanum, capitale dell’Impero Romano d’Occidente. Tra i primi a parlarne fu Claudio Claudiano che in occasione delle nozze dell’imperatore Onorio, che si tennero a Milano nel 398 dC, compose un poemetto in cui narrò che: Venere, abbandonata Cipro, giunse in volo “nella città dei Galli, che ostentano (a mo’ di stemma) una pelle di scrofa lanuta”.
Sidonio Apollinare: que lanigero de sue nomen habent
E ancora Isidoro di Siviglia che ci dice che: (...) Milano ricevette questo nome perché venne rinvenuta una scrofa.
Sta di fatto che Milano, o Mediolanum, nella sua veste di capitale imperiale, aveva bisogno di sacralità e pur con le debite distanze, di mostrarsi al mondo e a Roma, come seconda solo a lei e a lei legata. Per questo fu necessario affiancare alla narrazione liviana di Belloveso, principe fondatore e primo milanese, un animale che ne completasse e ne arricchisse il mito fondativo e che appartenesse a quelle terre e ai suoi primi abitanti.
A conforto di questa narrazione, vi è lo stretto parallelismo tra la scrofa milanese e la femmina di maiale di Virgilio, quella cantata nella sua Eneide.
Enea fuggito da Troia e dopo faticoso viaggio, arrivò sulle coste laziali e qui si fermò per avere trovato una femmina di maiale bianca, con trenta piccoli alle sue bianche poppe. Non solo ebbe termine il lungo peregrinare di Enea, ma ivi fondò la città di Lavinio, dalla quale trenta anni dopo il figlio Ascanio partì per fondare Alba Longa, la città dal quale Romolo e Remo partirono per fondare Roma.
Insomma, alla fin fine anche per Milano i conti tornano. Gli fu creato un mito, meglio due, che in dono gli portarono un principe, Roma ne ebbe due, e un animale che seppur non lupa, era pur sempre della famiglia di colei che fu alla nascita della grandezza millenaria dell’Urbe.
Attendo i vostri commenti e condivisioni. Saranno preziosi per far crescere la visibilità di questa narrazione, Di più, per me, sarebbe un vostro segno di ringraziamento di quanto pubblicato, se invitaste i vostri amici a seguire questa pagina. Grazie di cuore.


La scrofa bianca di Enea, narrata da Virgilio nella sua Eneide

Nessun commento: