Suor Josephine Rosenthal era una suora che viveva nel monastero di Hohenwart, fondato nel 1074 da Ortolf e Wiltrudis, ultimi della nobile famiglia dei Ratoponen1. Il monastero era completamente isolato dai villaggi vicini e le suore avevano contatti solo con l’abate2. Nel 1742, suor Josephine rimase incinta, senza aver avuto rapporti sessuali con nessuno. Dopo un esame medico, fu dichiarata vergine e impossibilitata ad avere figli. Nonostante questo, portò avanti la gravidanza fino al sesto mese, quando la sua storia arrivò alle orecchie dell’abate e del concilio di Benedetto. Fu esaminata nuovamente e fu ritenuto che avesse subito un’immacolata concezione, una nascita verginale. Alcuni videro in lei il vaso della seconda venuta di Cristo, ma il sesso della bambina non corrispondeva a questa profezia2. L’abate fu chiesto di dire alla sua congregazione che la bambina era morta, ma le suore ignorarono il consiglio e divinizzarono la bambina2.
La bambina fu chiamata Maria e accolta con entusiasmo dalle suore. Crescendo, attirò un fedele seguito e divenne un’ispirazione per i locali e per altre comunità benedettine. Scrisse due trattati nella sua vita, di cui rimane solo un frammento. Si occupava del peccato originale e della condanna della donna. Chiedeva alla Chiesa delle revisioni, ma le sue parole caddero nel vuoto. Intorno al suo trentatreesimo compleanno, Maria si ammalò e morì. I suoi seguaci videro nella sua morte il secondo decesso della prole santa. Le sue spoglie furono idolatrate e si dice che oggi siano conservate in una scatola in Vaticano.
La cosa più sorprendente di questa storia è che sia Maria che sua madre erano ermafrodite e quindi capaci di autofecondarsi. Maria stessa era incinta al momento della morte. Ma in realtà Maria non era affatto posseduta dal demonio, solo che in vita sua aveva predicato idee di femminismo e di rispetto e per questo il suo culto fu considerato eretico dall’abate e dal papa del tempo.
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