La misteriosa Abbazia di Lucedio e le sue leggende
Il toponimo Lucedio potrebbe derivare da locez come venivano indicati nel Medioevo i terreni boscosi e, andando ancora più a ritroso, dal latino lucus, parola che indica il bosco in generale, ma anche, più specificatamente, il bosco sacro alla divinità.
Non è un caso, infatti, che a Lucedio sia stata fondata nel XII un'abbazia, ad opera dei monaci cistercensi provenienti dalla cittadina francese di Chalon-sur-Saone, in Borgogna. Il terreno fu loro donato dal marchese Ranieri I del Monferrato e, nel corso del XII, XIII e XIV secolo, l'abbazia dedicata a "Santa Maria di Lucedio" crebbe per importanza sia spirituale sia economica. Molti marchesi della famiglia Aleramica scelsero non a caso di farsi seppellire proprio a Lucedio.
Il dominio dei cistercensi si estendeva sui territori di Montarolo, Darola, Castel Merlino, Leri, Ramezzana e su alcuni possedimenti dislocati nel vicino Monferrato.
I terreni del monastero erano suddivisi in "grange"; le singole grange venivano quindi affidate a un "fratello converso", che provvedeva a organizzare il lavoro di contadini salariati.
Questo sistema, fruttò all'abbazia di Lucedio notevoli proventi e una grande fama.
Nel 1784, però, a causa del disaccordo con la diocesi di Casale Monferrato per la nomina del nuovo abbate, l'abbazia di Lucedio venne secolarizzata e tutti i monaci cistercensi rimasti furono trasferiti a Castelnuovo Scrivia. Alcuni storici locali sostengono che la Chiesa avesse grande interesse ad appropriarsi dell'ingente patrimonio dell'abbazia.Oggi della struttura medievale si conservano il particolarissimo campanile a pianta ottagonale, il chiostro, l'aula capitolare e il refettorio. Purtroppo non sono aperti al pubblico, ma visitabili solo su prenotazione. E' rimasta invece intatta, inalterata nei secoli, l'aura magica di questi luoghi, comprendenti non solo l'abbazia, ma anche il cimitero di Darola, la cappelletta di Santa Maria delle Vigne e tutto il bosco circostante. Da secoli, infatti, su Lucedio si raccontano storie e leggende; e a tutt'oggi la gente del posto sussurra che, di tanto in tanto, accadono fatti misteriosi, difficilmente spiegabili con il solo ausilio della ragione.
cosi racconta la leggenda: in una notte del lontano 1684, durante un Sabba svoltosi presso il cimitero di Darola le streghe decisero di evocare il demonio. Al terzo richiamo il Diavolo apparve in tutto il suo fosco splendore e si accorse subito di trovarsi in una zona "interessante": a poca distanza, infatti, sorgeva la florida abbazia di Lucedio. Decise così di impadronirsi della zona, convertendo i monaci al proprio culto.
I religiosi furono sopraffatti e, da quel momento, iniziarono a vessare il volgo, perpetuando abusi e violenze di ogni tipo sui contadini indifesi...
Invece è probabile piuttosto che nella zona fossero rimaste forti tracce di culti pagani, come sempre distorte in adorazioni del demonio. E la stessa conformazione del territorio boschivo e paludoso al tempo stesso potrebbe aver favorito la conservazione di un antico retaggio.
E' altrettanto possibile, inoltre, che la presunta conversione "a Satana" dei monaci di Lucedio altro non fosse che una metafora popolare per sottolineare la loro scarsa equità nella gestione del lavoro e la loro avidità.
Un giorno qualcuno - così prosegue la leggenda - riuscì a imprigionare l'entità malvagia che tormentava Lucedio. Essa fu chiusa nella cripta del monastero, che venne poi murata.
A guardia della forza crudele furono posti i cadaveri mummificati e assisi su alti seggi di quegli abati che avevano saputo resistere alla tentazione demoniaca e si erano conservati puri.
Sembra però che, ogni volta che si parla troppo di Lucedio e che rinasca l'interesse per questo luogo ombroso, la presenza torni ad essere inquieta...
Su Lucedio ci sono una grandissima quantità di racconti popolari, fatti storici curiosi, leggende e favole dal sapore tenebroso... Dalla colonna che piange alle nebbie che invadono i boschi e i campi nella stagione autunnale; dal sepolcro della "regina di Patmos" al fantasma del monaco che si aggira nei pressi del vecchio monastero...
Il mistero che però più affascina è quello del cosiddetto "spartito del diavolo".
Poco distante dal monastero, sorge la chiesetta della Madonna delle Vigne, completamente immersa nella boscaglia e, purtroppo, oggi in pessime condizioni, abbandonata e quasi sommersa dalle sterpaglie.
Al suo interno ,vi si può accedere tranquillamente sopra la porta d'ingresso, vi è un affresco. Rappresenta un organo a canne e, sotto di esso, è ben visibile uno spartito:Secondo la leggenda, la melodia riportata avrebbe lo scopo di tenere imprigionata l'entità demoniaca chiusa nella cripta. Se suonata al contrario, avrebbe invece il potere di liberarla e scatenarla...
Così, proprio la musica diventa il "mezzo", la "chiave di volta" per liberare la forza magica e poetica di questi luoghi...
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