lunedì 17 agosto 2015

Giorgio Colli: sulla divinazione




- Futuro e necessità -
“ La divinazione del futuro non implica un dominio della necessità. Se qualcuno vede prima quello che accadrà fra un minuto o fra mille anni, ciò non ha nulla a che fare con la concatenazione di fatti o di oggetti che produrrà questo futuro. Necessità indica un certo modo di pensare tale concatenazione, ma prevedibilità non significa necessità. Un futuro è prevedibile non perché esista un nesso continuo di fatti tra il presente e l’avvenire e perché in qualche modo misterioso qualcuno sia in grado di vedere in anticipo tale nesso di necessità: è prevedibile perché è il riflesso, l’espressione, la manifestazione di una realtà divina, che da sempre, o meglio al di fuori di ogni tempo, ha in sé il germe di quell’evento per noi futuro. Perciò quell’avvenimento futuro può non essere prodotto da una concatenazione necessaria ed essere ugualmente prevedibile; può essere il risultato di caso e necessità mescolati e intrecciati, come sembrano pensare alcuni sapienti greci, per esempio Eraclito”
GIORGIO COLLI (1917 – 1979), “La nascita della filosofia”, Adelphi, Milano 1980 (III ed., I ed. 1975), III. ‘Il dio della divinazione’, pp. 45 – 46.

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