giovedì 16 aprile 2015

L'estratto di una conferenza tenuta da Lanfranco Rossi riguardante la filosofia nella cura delle malattie.

LA GUARIGIONE SPIRITUALE DELLE MALATTIE Conferenza di Lanfranco Rossi Circa 2000 anni fa lo storico greco Plutarco scriveva un dialogo i cui parlava della luna. Almeno cominciava a parlare della luna e dopo un po’ in questo dialogo comincia a parlare della sorte delle persone dopo morte, cosa succede a uno dopo che muore. Però quando comincia il dialogo si mette a riferire le varie ipotesi scientifiche di allora sulla luna ma dopo un po’ dice: “però, quando si tratta di questi argomenti bisogna fare come con le malattie, cioè finché son cose semplici ci si può rivolgere alle spiegazioni scientifiche ma quando le cose si fanno dure, come nel caso di malattie che non sono risolvibili con le vie solite, allora bisogna avere il coraggio di tentare vie fuori mano e applicare a noi stessi gli incantesimi degli antichi. Allora ci si rivolge a purificazioni e riti incubatori. Ed è quello che vedremo, cioè cosa era questa medicina ufficiale cui ci si rivolgeva nei casi ordinari e cosa sono invece queste vie degli antichi verso cui era necessario trovare il coraggio di avventurarcisi e rivolgendosi a purificazione e riti incubatori. Due parole su cosa era la medicina del suo tempo, quella cominciata in grecia 2500 anni fa. Bisogna dire una cosa: che si dice che il grande merito dei greci è stato quello di avere cominciato a lavorare in maniera scientifica, cioè in tutti i campi, in particolare in quello della medicina. Il grande nome è stato Ippocrate, che ha cominciato a fare la medicina come la facciamo noi, cioè di fronte ad una malattia dire: “va bene facciamo una diagnosi, facciamo una prognosi, proviamo a vedere quel farmaco cosa produca, scriviamo cosa succede, facciamo il confronto con altri casi del genere.” Cioè un metodo razionale. Questo è il grande merito che si dice di Ippocrate e di fatti già gli antichi dicevano: “Con Ippocrate è cominciata la medicina vera e propria perché è quello che l’ha separata dalla filosofia e dalla teurgia.” Teurgia sarebbe il modo di guarire tramite incantesimi magici, le vie religiose, diciamo, della guarigione. Allora con Ippocrate ci sono le prime vere storie cliniche della malattia. Comincia la medicina scientifica e c’era già allora questo filone. C’era un’altra tipo di medicina, semplificando, che era anche quella faceva parte della medicina accademica però era più filosofica e questi hanno subito cominciato a polemizzare con questo tipo di medicina e dicevano: “Ma è sbagliato, Quando c’è una malattia cercare il rimedio per quel sintomo, per quel disturbo! Perché” dicevano, “non è una malattia che bisogna curare: è tutto l’uomo che bisogna curare.” Dice: “Non ha senso voler guarire il malanno in se, bisogna rimettere la persona malata nella giusta direzione. E” dicevano, “c’è una vera grande malattia che è la malattia da cui tutti gli uomini devono guarire: la malattia originaria. Cioè avere perso il nostro stato ideale originario in cui l’uomo stava bene, era felice, non aveva nessun disturbo: era in comunicazione con gli dei. Ad un certo punto l’uomo si è staccato, non si sa perché non si sa come,” dicevano i greci, “però si è staccato da questo stato. Questa è la vera malattia. Da lì sono cominciati tutti i malanni. Se c’è poi un disturbo fisico quello è un piccolo episodio di questa grande malattia che è l’essersi staccato l’uomo dal suo stato divino originario. Però,” dicevano, “la malattia ha sempre una finalità benefica, cioè è una purificazione, ci fa rendere conto di quel che siamo. E’ una presa di coscienza.” Come dicevano gli eroi quando viaggiano negli inferi e scoprono le realtà profonde, così la malattia fa un pochino fare un viaggio dentro se stessi e ci fa scoprire quello che nascondevamo dentro di noi. Secondo punto: la cura cioè la guarigione ha qualcosa di sacro. Ed è curioso che il termine medicare e il termine meditare vedete che son quasi uguali e derivano dalla stessa radice med che voleva dire pensare, porre rimedio. E allora questi, quelli che appartenevano all’indirizzo filosofico della medicina, dicevano “la specializzazione, cioè che uno si specializzi a curare la singola infermità è un po’ una sovversione del giusto atteggiamento.” 2 Platone, il filosofo famoso che però lo mettono anche nella storia della medicina per l’importanza che ha avuto, ha scritto in un dialogo: “Ai medici greci”, suoi contemporanei intendeva, “sfugge la maggior parte delle malattie”, cioè, in pratica non curano un granchè. Poiché essi trascurano di prendersi cura della totalità dell’uomo senza la cui piena salute non è possibile che la singola parte sia efficiente. Infatti tutti i mali e tutti i beni nascono al corpo dall’anima e ad essa anzitutto bisogna rivolgere la propria cura. Cioè se c’è una malattia, ad esempio ad un braccio, non ha senso curare quel braccio, bisogna dire è l’uomo che è malato, io devo curare l’uomo, ma l’uomo cos’è: l’uomo è anzitutto la sua anima”, dice Platone, “e allora è su quella che io devo intervenire. E invece”, diceva, “adesso è cominciata una nuova medicina, quella di Erofilo, e” dice che “è l’arte di curare tutti i disturbi e così i disturbi continuano a cambiare e uno tramuta la propria vita in una perpetua malattia e in continuo curarsi. Perché? 

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