mercoledì 11 luglio 2012
Se non si può con l'Iran invaderanno prima l'alleato
La Siria si sta preparando a una possibile invasione
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Chris Marsden WSWS 9 luglio 2012
La Siria effettua esercitazioni militari che simulano un’invasione, in risposta alle minacce sempre più grandi da Washington e dai suoi alleati nella regione.
Questa grande esercitazione, che ha avuto inizio sabato, si basa sullo scenario di una reazione all’aggressione straniera e coinvolge forze aeree e di terra e veri lanci di missili. Il ministro della difesa Dawood Rajiha ha detto che le forze navali dimostrano “un alto livello di addestramento al combattimento e capacità di difendere la costa siriana contro ogni possibile aggressione.”
La Turchia ha ripetutamente inviato aerei da guerra e truppe di terra vicino al confine, dopo che la Siria aveva abbattuto un aereo da ricognizione F-4 Phantom, il 22 giugno. Le incursioni oltre il confine dell’esercito libero siriano, basato in Turchia, sono sempre più frequenti, e ora sono frequenti le scaramucce lungo il confine libanese.
L’agenzia SANA ha detto che le truppe siriane hanno sventato dei tentativi di intrusione nel paese, attraverso il confine, da parte di uomini armati provenienti dalla Turchia e dal Libano, venerdì; una delle schermaglie ha causato la “morte o il ferimento di decine degli armati intrusi.” Nella provincia di Idlib, a un gruppo armato è stato impedito di entrare dalla Turchia, nei pressi di Harem, ha aggiunto SANA, causando la morte di diverse persone. Sabato, tiri di mortaio dalla Siria hanno colpito dei villaggi nel nord del Libano, le perdite erano ancora da determinare. Il Nord del Libano è una base consolidata delle forze di opposizione al governo di Bashar al-Assad, e il paese si è rapidamente polarizzato in due campi, replicando le divisioni della Siria. Le milizie armate sunnite in Libano sono mantenute e rifornite da Stati Uniti, Arabia Saudita, Qatar e Turchia, e sono utilizzate sia contro Assad in Siria, che contro il governo del primo ministro Najib Mikati e l’alleato Hezbollah, quest’ultimo è un alleato dell’Iran e della Siria. L’ex primo ministro Hariri ha denunciato il governo Mikati per il suo silenzio sui morti del fine settimana, dicendo che è stato “nominato per facilitare tali crimini.” Il capo del blocco parlamentare del Movimento del Futuro, Fouad Siniora, ha definito il governo “complice di chi commette crimini e omicidi [...] la via è aperta al governo di salvezza, prima che sia troppo tardi.”
Venerdì, Parigi ha organizzato un incontro degli Amici della Siria, che è stato ancora una volta boicottato da Russia e Cina.
Il fine settimana precedente, un incontro a Ginevra ha concordato un piano di transizione per la Siria, evitando di chiedere le dimissioni di Assad quale presupposto per un governo di transizione. Mosca e Beijing sono contrarie a questa richiesta, sulla quale Washington insiste. Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno fatto delle dichiarazioni che affermano che la Russia aveva accettato, in linea di principio, le dimissioni di Assad, ingaggiando un confronto diplomatico che è uscito allo scoperto a Parigi. Il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ha detto che alcuni paesi occidentali avevano chiesto a Mosca di concedere al presidente siriano Bashar Assad asilo diplomatico, la proposta è stata fatta per la prima volta dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, durante i negoziati del 1° giugno, al presidente Vladimir Putin. “Da parte nostra, abbiamo pensato che fosse uno scherzo e abbiamo risposto con una battuta: e perché invece non dovreste essere voi, tedeschi, a prendervi il signor Assad“, ha detto Lavrov a una conferenza stampa con il ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle. Era “un po’ sorpreso” quando l’idea è stata sollevata nuovamente, in occasione della riunione di Ginevra.
A Parigi, il ministro degli esteri Hillary Rodham Clinton ha esortato i partecipanti a “farla pagare” a Russia e Cina per aver aiutato Assad. “Vi chiedo di rivolgervi a Russia e Cina, e non solo ad incitare, ma ad esigere che si mettano da parte e comincino a sostenere le legittime aspirazioni del popolo siriano“, ha detto. “Io non so se Russia e Cina credono di pagare un prezzo qualsiasi, niente di niente, stando a fianco del regime di Assad. L’unico modo per farle cambiare, è che ogni nazione qui presente faccia sapere direttamente e con urgenza, che la Russia e la Cina dovranno pagarla.” Il primo ministro del Qatar, Sheikh Hamad bin Jassim al-Tani, ha chiesto che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sia messo da parte. “Siamo pronti ad associarci a ogni sforzo di qualsiasi genere per liberare il popolo siriano dalla tragedia in cui è immerso“, ha detto.
Sabato, l’inviato speciale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha rilasciato un’intervista a Le Monde, in cui ha detto che gli sforzi per trovare una soluzione politica alla crescente violenza in Siria erano falliti. Clinton ha arraffato la sua osservazione per sottolineare i suoi attacchi. In Giappone, ha detto che l’ammissione di Annan sul fallimento del suo piano di pace “dovrebbe aprire gli occhi di tutti.” “I giorni sono contati” per Assad, ha detto. “Quanto prima si riesce a porre fine alle violenze e ad iniziare un processo di transizione politica, quanto non solo meno persone moriranno, ma ci sarà la possibilità di salvare lo stato siriano da una tempesta catastrofica, che sarebbe molto pericolosa non solo per la Siria, ma per l’intera regione.” Sebbene tutte le fonti di informazione abbiano fatto di tutto per affermare che il termine “attacco catastrofico” si riferiva agli attacchi dell’opposizione, la minaccia di fondo è chiara.
L’intervista con Annan, infatti, esprime un certo grado di frustrazione e rabbia da parte sua contro la diretta ingerenza militare in Siria, già intrapresa da Stati Uniti e dai loro alleati Turchia e Stati del Golfo. Si lamentava che se la Russia e l’Iran sono presentati da alcuni come ostacoli alla pace, “non parleranno che quei paesi che inviano armi, soldi e hanno una presenza sul campo.” “Tutti questi paesi dicono di volere una soluzione pacifica, ma intraprendono azioni individuali e collettive che minano il senso stesso delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza“, ha detto. Ha definito ciò “concorrenza distruttiva.”
Il 3 luglio, una riunione del gruppo di opposizione siriana al Cairo, ha fatto capire il tipo di regime che le potenze occidentali stanno cercando per sostituire i baasisti Assad. Come per la Libia prima di essa, l’opposizione è vista come una forza democratica, ma in realtà è dominata da elementi islamisti, ex elementi del regime e agenti dei servizi segreti occidentali. Cairo è stata anche dominata dai tentativi di proiettare un’immagine di questo tipo, i rapporti ufficiali si concentravano sulle dichiarazioni politiche che giuravano che la Siria post-Assad avrebbe avuto un sistema di governo “repubblicano, democratico, civile, pluralista.” Tuttavia, la conferenza che ha riunito 250 persone è stata una faccenda movimentata legata alle differenze profonde sul sostegno all’intervento militare imperialista, sulla natura non democratica del Consiglio Nazionale siriano, il più importante fronte filo-occidentale, sull’influenza dei Fratelli Musulmani e sul rifiuto di fare concessioni alla popolazione curda in Siria. Un leader tribale importante di Homs, Abdel-Ilah al-Mulham, ha insistito sul fatto che la Siria deve diventare uno stato islamista. “La rivoluzione proviene dalle moschee, poi, con tutto il mio rispetto per le minoranze, vogliamo uno stato civile ma dobbiamo anche ricordare che oltre l’80 per cento della Siria è musulmana“, ha detto. Si è opposto alle leggi che garantiscono la parità tra uomini e donne, in quanto contrarie alla legge islamica.
Il CNS è stato contrastato nel suo ruolo di leader dell’opposizione nominato dagli imperialisti, in parte perché è composto da esuli che non hanno legami con la Siria, e in parte a causa delle sue implicazioni politiche. Il CNS è stato accusato dal Comitato di coordinamento nazionale siriano (CCNS) di essere un fronte della Fratellanza Musulmana, mentre il CNS ha denunciato il CCNS come troppo legato al regime, per essersi opposto all’intervento militare della maggioranza. Gli attivisti curdi hanno organizzato l’allontanamento dalla riunione, perché i curdi non sono stati riconosciuti come una minoranza distinta. Una rissa è esplosa e dei colpi sono stati scambiati. Mashouk Morshed, uno dei leader del Consiglio nazionale curdo siriano ha dichiarato: “Non torneremo alla conferenza e questa è la nostra ultima parola. Siamo un popolo perché abbiamo una lingua e un religione, e questo è ciò che definisce un popolo.”
Il Comitato Generale della Rivoluzione siriana, un gruppo eterogeneo di 44 “blocchi” rivoluzionari stabilitosi in Siria, ha abbandonato prima dell’inizio della riunione.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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