venerdì 6 luglio 2012
Come a Roma così ad Antiochia
Qualche parola di introduzione a questo articolo: durante l'Impero Romano queste pratiche(chiamate "defensiones") vennero perseguite dalla legge e chi le praticava poteva anche essere condannato a morte. Il meccanismo era di scrivere la maledizione riportando il motivo, ma sopratutto il nome preciso della persona a cui andava il maleficio su di una lamina di piombo che doveva essere poi messa in contatto con un cadavere morto in maniera violenta. Queste pratiche erano diffusissime al punto che il senato pensò bene di emanare leggi severissime contro queste pratiche abominevoli, ma che evidentemente funzionavano. La magia era talmente diffusa che poteva anche annullare la volonta dell'individuo. Sappiamo La legge tento di incriminare anche il famosissimo avvocato Apuleio di Mandaura (125 170 d. C. oltre che avvocato fu scrittore e filosofo neoplatonico). Ma il grande scrittore latino riusci a difendersi dall'accusa di aver raggirato con pratiche magiche illecite una ricchissima vedova: che secondo i figli della donna la sposò allo scopo di impadronirsi dei suoi averi.
ANTIOCHIA. ANTICA MALEDIZIONE CONTRO UN FRUTTIVENDOLO
Posted on 6 luglio 2012
Lo studioso Alexander Hollmann dell’Università di Washington ha tradotto un’antica maledizione scritta 1.700 anni fa sui lati di una sottile tavoletta di piombo: essa doveva affliggere non un re o faraone, ma un semplice fruttivendolo nella città di Antiochia.
Scritta in greco, la maledizione chiedeva a Iao (la forma greca per Yahweh, il Dio dell’Antico Testamento) di tormentare un fruttivendolo di nome Babylas. La tavoletta elenca anche il nome di sua madre Dionysia, “nota anche come Hesykhia”.
“O Iao che scagli lampi e tuoni, colpisci, lega Babylas il fruttivendolo”, recita l’inizio della maledizione. “Come colpisci il carro del Faraone, così colpisci l’offensività (offensiveness) di Babylas“.
O Iao che scagli lampi e tuoni, come uccidi i primogeniti d’Egitto, uccidi il suo [bestiame?] tanto quanto…” (La parte successiva è perduta).
È inoltre possibile che il fruttivendolo fosse cristiano: “Esiste un vescovo di Antiochia molto importante chiamato Babylas che è stato uno dei primi martiri”, ha detto Hollmann.
L’uso di metafore prese del Vecchio Testamento aveva inizialmente suggerito a Hollmann che chi scrisse la maledizione fosse ebreo. Ma dopo aver studiato altri antichi incantesimi magici che utilizzano le metafore, si è reso conto che la cosa potrebbe non essere così scontata: “Non credo che ci sia necessariamente un collegamento con la comunità ebraica”, ha detto. “La magia greca e romana a volte inseriva testi ebraici senza comprenderli molto bene”.
Oltre all’utilizzo di Iao (Yahweh) e al riferimento alla storia dell’Esodo, la tavoletta cita anche la storia dei primogeniti d’Egitto:
“O Iao che scagli lampi e tuoni, come uccidi i primogeniti d’Egitto, uccidi il suo [bestiame?] tanto quanto…” (La parte successiva è perduta).
“Potrebbe essere semplicemente che l’Antico Testamento è un testo potente, e la magia ama utilizzare testi e nomi potenti”, ha spiegato Hollmann. “Questo è ciò che fa funzionare la magia o fa credere alle persone che funzioni”.
Il manufatto, che ora si trova al Princeton University Art Museum, era stato scoperto negli anni ’30 ma finora non era stato completamente tradotto. La traduzione dettagliata è stata pubblicata sulla rivista Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik.
Fonte: da Il fatto Storico del 21 gennaio 2012
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