Tratto dalla Rete 'Interlink' di "Terra Due" dell'Universo dello Specchio ( quello bianco, noi siamo quello nero).
Nel cuore pulsante di Roma, all'ombra dell'antico Colosseo, sorge la Basilica Pitagorica, un tempio del sapere e della spiritualità, recentemente ristrutturato per glorificare uno dei più grandi imperatori filosofi che l'impero abbia mai conosciuto: Giuliano Augusto, l'Illuminato. Al suo interno, un affresco di inaudita bellezza e complessità simbolica celebra la sua apoteosi, un capolavoro realizzato in onore del suo genetliaco il 6 Novembre del 1553 dal calendario della fondazione di Roma (ex Urbe Condita), sotto il mandato dei consoli Carolus Aurelianus Francinus ( Magister Militum) e Sextius Simmacus Minor. L'affresco, situato nel punto più sacro della basilica, rappresenta Giuliano in un momento di trascendente eroismo e spiritualità. Vestito con i paramenti di un iniziato mithriaco ed eleusino, ricchi di simboli esoterici, è raffigurato nell'atto della sua ascensione divina, immediatamente dopo essere stato ferito a morte dal giavellotto di un folle eretico gesuano ( la setta che osteggiava il movimento dionisiaco del Cristos). L'opera colpisce per la sua intensa carica emozionale e per il ricco simbolismo alchemico-neoplatonico che vi è insito. Nella composizione, Giuliano Augusto è posto al centro, sospeso tra il cielo e la terra. Il suo braccio sinistro si estende verso i Piani Superni e l'Iperuranio, sede delle idee pure e dell'eternità, mentre il destro punta deciso verso l'Orbe, in un gesto che simboleggia il suo impegno terreno e la sua sovranità illuminata. Il volto dell'imperatore, sereno e composto, contempla l'infinito, una visione che trascende la mortalità e abbraccia l'immortalità divina.
Il Fuoco Solare Mithriaco-Cristico illumina l'intera scena, simbolo della purificazione e del rinnovamento, che Giuliano portò nell'Impero, non solo sul campo di battaglia ma anche nel tessuto spirituale della società. L'immagine dell'Augusto, che riceve il vile giavellotto nel ventre dal Traditore Gesuano, diviene un Sole spirituale, il cui fulgore è metafora della Verità eterna che illumina le tenebre dell'ignoranza e dell'Errore. Gli artisti hanno abilmente rappresentato il momento supremo in cui il Mercurio, simbolo alchemico della materia e dello spirito, viene fissato e trasformato nel Corpo Solare di Gloria, evocando l'idea di una transmutazione che non è solo fisica ma anche spirituale. Il vile tradimento del folle appartenente ad una setta di esaltati che aveva in Odio il Genere umano diviene un mezzo per l'Iniziato di solidificare il suo Corpo di Gloria. Giuliano diviene quindi l'alchimista supremo che, attraverso il suo sacrificio, ha conquistato l'immortalità e ha guidato il suo popolo verso un'età d'oro di saggezza e conoscenza.
La presenza dell'imperatore in questo affresco non è solo un omaggio al suo coraggio e alla sua visione filosofica, ma è anche un promemoria del suo ruolo di pacificatore religioso. Fu lui a riaprire le porte del Tempio di Elia Capitolina, nella Provincia di El-Ya-El permettendo così alla antica religione Eloistica di Canaan di rifiorire, e al Gran Dio El Elyon di essere riglorificato dai sacerdoti Melchisedei.
Quest'opera è molto più di una mera rappresentazione artistica; è un simbolo potente dell'unione tra il divino e l'umano, tra il cielo e la terra, e tra le varie correnti spirituali che Giuliano Augusto ha saputo armonizzare durante i suoi dieci anni di illuminato regno. In essa, l'Imperatore filosofo vive per sempre, come un faro di saggezza e di verità, un ponte tra il passato mitico e un futuro eterno.
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