di Fabio Isman
La vita dell'eretico Simon Mago è avvolta nella leggenda, come la sua sfida ai santi Pietro e Paolo, e la sua stessa morte. Egli, però, è stato a lungo famoso e celebrato, pur se ora, forse, alquanto dimenticato. Eppure, il luogo dove morì era la chiesa di Santa Maria Antiqua, e le reliquie della sua fine sono ora a Santa Francesca Romana. Tuttavia, andiamo un po' in ordine, giusto per capirci qualcosa. Il nostro nasce forse in un villaggio della Samaria, nel I secolo, ed è considerato il primo eretico della storia. Gli Atti degli Apostoli ci informano già di un Simone «che esercitava le arti magiche e faceva stupire la gente», facendosi credere Dio. Anzi, uno e trino: Padre in Samaria, Figlio in Giudea, e Spirito Santo altrove. Con i seguaci, fonda una setta: inutile riferirne qui i principi e i dettati; aveva perfino una compagna, Elena, incontrata in un bordello di Tiro nel Libano. Assai più interessante, invece, i successivi sviluppi, a Roma. Perché da lui nasce il termine «Simonia», il traffico di cose spirituali e sante: con il denaro, voleva acquistare le facoltà prodigiose allegate ai due santi, che portano il Cristianesimo nell'Urbe.
LA FAMA
Ed appunto tra i simoniaci lo colloca l'Inferno di Dante: nella terza bolgia. La sua Disputa con San Pietro sarà poi eternata da Filippino Lippi a Firenze, a Santa Maria del Carmine, nella Cappella Brancacci. E la fine, in alcune preziose illustrazioni antiche e nel Ciborio di Andrea Bregno, ora in Vaticano, che Sisto IV della Rovere volle sulla tomba di Pietro, fino a Confessione berniniana. Parlano di lui vari autori, come Giustino ed Ireneo. Vive a Roma durante gli imperi di Claudio e Nerone. E qui, ottiene la fama, ed è pubblicamente sfidato in un confronto da Pietro e Paolo. Due le leggende sulla sua morte. In una, si fa seppellire, per dimostrare di poter risorgere anch'egli dopo tre giorni. Ma invece, muore ovviamente nella tomba. Per l'altra diceria, che conta maggiori adepti, il suo exitus avviene durante una dimostrazione di lievitazione al Foro Romano, perfino davanti a Nerone, forse attratto dalle sue idee: dopo le preghiere di quanti gli erano avversari, precipita. Chi lo dice morto; chi soltanto con una gamba rotta, ma per essere poi lapidato sulla piazza.
LA PIETRA
Tra le leggende che ne narrano le gesta, una lo vuole capace di passare attraverso i solidi, e fare dei miracoli illusionistici, animando le statue. Poi, si opponeva alla Chiesa, che stava ancora nascendo. Per qualcuno, avrebbe perfino cercato di resuscitare un morto, finché Pietro non lo interrompe, provvedendo in vece sua. Ma di tutto, s'intende, non esistono verità storicamente dimostrate. La sua morte sarebbe avvenuta tra il 64 e il 65, e il luogo, pare che sia stato quello su cui poi sorse la chiesa di Santa Maria Antiqua. Tra chi pregava perché la sua folle dimostrazione di volo non avesse esito, c'era anche Pietro; si sarebbe inginocchiato su una pietra, in cui restano le impronte delle sue ginocchia: su una lastra di marmo, ora conservata dietro una grata, su una parete a Santa Francesca Romana. Che, non per caso, si chiama anche Santa Maria Nova: erede di quella Antiqua, da cui proviene la Madonna Glycophilousa, preziosa icona del V secolo che è in sagrestia, nota come «della Dolcezza»; portata qui, dato che la primitiva basilica era ormai in decadimento. Santa Francesca Romana nasce a metà del IX secolo, su un precedente oratorio, e la vuole papa Paolo I: restaurata e ampliata nel X e XII secolo.
FAMA POSTUMA
Senza troppo fondamento, una lapide ad Ariccia, sopra la Fontana delle Tre cannelle nella Piazza di Corte, indica un frammento di quello che del Mago sarebbe il presunto sepolcro: verosimilmente apposta dai Savelli, ma chissà perché; vi è stata ricollocata nel 1993. Parecchi secoli dopo, nel film Il calice d'argento, il viso del mancato profeta è diventato quello di Jack Palance. E qui, si può fare punto.
LA FAMA
Ed appunto tra i simoniaci lo colloca l'Inferno di Dante: nella terza bolgia. La sua Disputa con San Pietro sarà poi eternata da Filippino Lippi a Firenze, a Santa Maria del Carmine, nella Cappella Brancacci. E la fine, in alcune preziose illustrazioni antiche e nel Ciborio di Andrea Bregno, ora in Vaticano, che Sisto IV della Rovere volle sulla tomba di Pietro, fino a Confessione berniniana. Parlano di lui vari autori, come Giustino ed Ireneo. Vive a Roma durante gli imperi di Claudio e Nerone. E qui, ottiene la fama, ed è pubblicamente sfidato in un confronto da Pietro e Paolo. Due le leggende sulla sua morte. In una, si fa seppellire, per dimostrare di poter risorgere anch'egli dopo tre giorni. Ma invece, muore ovviamente nella tomba. Per l'altra diceria, che conta maggiori adepti, il suo exitus avviene durante una dimostrazione di lievitazione al Foro Romano, perfino davanti a Nerone, forse attratto dalle sue idee: dopo le preghiere di quanti gli erano avversari, precipita. Chi lo dice morto; chi soltanto con una gamba rotta, ma per essere poi lapidato sulla piazza.
LA PIETRA
Tra le leggende che ne narrano le gesta, una lo vuole capace di passare attraverso i solidi, e fare dei miracoli illusionistici, animando le statue. Poi, si opponeva alla Chiesa, che stava ancora nascendo. Per qualcuno, avrebbe perfino cercato di resuscitare un morto, finché Pietro non lo interrompe, provvedendo in vece sua. Ma di tutto, s'intende, non esistono verità storicamente dimostrate. La sua morte sarebbe avvenuta tra il 64 e il 65, e il luogo, pare che sia stato quello su cui poi sorse la chiesa di Santa Maria Antiqua. Tra chi pregava perché la sua folle dimostrazione di volo non avesse esito, c'era anche Pietro; si sarebbe inginocchiato su una pietra, in cui restano le impronte delle sue ginocchia: su una lastra di marmo, ora conservata dietro una grata, su una parete a Santa Francesca Romana. Che, non per caso, si chiama anche Santa Maria Nova: erede di quella Antiqua, da cui proviene la Madonna Glycophilousa, preziosa icona del V secolo che è in sagrestia, nota come «della Dolcezza»; portata qui, dato che la primitiva basilica era ormai in decadimento. Santa Francesca Romana nasce a metà del IX secolo, su un precedente oratorio, e la vuole papa Paolo I: restaurata e ampliata nel X e XII secolo.
FAMA POSTUMA
Senza troppo fondamento, una lapide ad Ariccia, sopra la Fontana delle Tre cannelle nella Piazza di Corte, indica un frammento di quello che del Mago sarebbe il presunto sepolcro: verosimilmente apposta dai Savelli, ma chissà perché; vi è stata ricollocata nel 1993. Parecchi secoli dopo, nel film Il calice d'argento, il viso del mancato profeta è diventato quello di Jack Palance. E qui, si può fare punto.
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