4 tavole di creta babilonesi rimettono in discussione la storia
dell'astronomia mondiale
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Redazione,
L'Huffington Post
Una scoperta che rimette in discussione la storia dell'astronomia mondiale. Come riporta la rivista
Science, sono state ritrovate quattro tavolette cuneiformi
babilonesi, risalenti al II millennio a.C. Grazie a queste, spiega Mathieu
Ossendrijver, professore di Storia della Scienza Antica alla Università
Humboldt di Berlino e impegnato per 13 anni nello studio delle tavole, gli
astronomi dell'antica città mesopotamica erano in grado di calcolare
esattamente la posizione dei pianeti del Sistema Solare, in particolare Giove.
"Queste tavolette
babilonesi utilizzano la geometria in senso astratto per definire il tempo e la
velocità, a differenza degli antichi Greci che usavano le figure geometriche
per descrivere la posizione nello spazio fisico'', osserva Ossendrijver. In
esse vengono rappresentati due intervalli di tempo in cui Giove si trova sopra
l’orizzonte, e tracciano la sua posizione dopo 60 e 120 giorni. I testi
contengono calcoli geometrici basati sull’utilizzo dell’area del trapezio e
della lunghezza dei suoi lati, contraddicendo la credenza che i Babilonesi
ricorressero solamente a calcoli aritmetici. Gli antichi astronomi hanno anche
calcolato il tempo impiegato dal pianeta a coprire la distanza, dividendo il
trapezio in due trapezi più piccoli di area uguale, e ricorrendo alla geometria
in modo astratto, per definire tempo e velocità.
Quindi tocca rimettere
mano ai libri di storia e alle pagine dedicate all'astronomia del
quattordicesimo secolo, quando si pensava fosse possibile attribuire la nascita
della scienza delle stelle agli antichi greci - Aristarco di Samo, Ipparco di
Nicea e Claudio Tolomeo - che utilizzavano metodi geometrici per eseguire
calcoli astronomici, ma non li applicavano allo spazio matematico astratto che
rappresenta spazio e velocità, come invece hanno fatto i loro colleghi
babilonesi.
A seguire vi sono gli
scienziati francesi e inglesi e si pensava che fossero stati loro i primi ad
aver applicato nozioni geometriche allo studio dei pianeti, come ad esempio la
scuola di Merton di Oxford, a cui viene solitamente attribuito il teorema
spazio = velocità * tempo, e Nicole Oresme, studioso parigino che ha ottenuto
la stessa formula utilizzando le aree dei trapezi.
Le quattro tavolette di argilla, databili tra il 350 e il 50 a.C., sono ora
conservate a Londra, al British Museum, e nel frattempo sono state anche
riprodotte con una stampante in 3D, per poter approfondire gli studi. In un'intervista a Media Inaf, Ossendrijver
ha descritto i dettagli della scoperta.
"Quello che i
Babilonesi stanno facendo qui è la visualizzazione del movimento attraverso un
grafico tempo-velocità nello spazio. Questo metodo è molto, molto moderno. E
anche inaspettato, poiché si pensava fosse stato inventato intorno al 1350, nel
Medioevo. Ma ora lo abbiamo su tavolette babilonesi, dove, in aggiunta, viene
calcolata l’area del trapezio. Ora, chiunque abbia delle basi di fisica o
matematica sa che se si calcola l’area della curva della velocità in funzione
del tempo, si ottiene la distanza percorsa dal corpo in movimento. Questo è
molto moderno, trattandosi di una parte del calcolo integrale. Un tipo di
calcolo che è stato compiutamente sviluppato da Newton e Leibniz nel XVII
secolo, ma le cui origini si presume risalgano attorno al 1350, quando si sono
cominciati a fare i grafici di velocità rispetto al tempo di corpi in
movimento. Quindi, qui nella tavoletta babilonese abbiamo qualcosa di molto,
molto simile a quel metodo. Un metodo che ritenevamo inventato nel XIV secolo,
ma che ora sappiamo essere stato già utilizzato dai Babilonesi. Questa è la
cosa sorprendente".
Il professore
prosegue, ponendo in evidenza l'interesse che i babilonesi avevano per Giove,
nonostante studiassero la posizione di tutti i pianeti.
L’unica spiegazione
che mi viene in mente è che questi astronomi che facevano i calcoli erano anche
sacerdoti del più importante tempio di Babilonia, dove la divinità principale era Marduk , il cui pianeta
simbolo era proprio Giove. Probabilmente, per gli astronomi babilonesi Giove
era particolarmente importante perché pensavano fosse una manifestazione della
divinità suprema di Babilonia. Naturalmente è solo un’ipotesi, perché nelle
tavolette astronomiche i Babilonesi non ci hanno lasciato scritto né che Giove
fosse un dio, né tantomeno la motivazioni dei loro calcoli".
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