MISTERI ELEUSINI: LA SPERANZA DELLA VITA DOPO LA MORTE
"Felice colui, tra gli uomini viventi sulla terra, che ha visto queste cose!
Chi invece non è stato iniziato ai sacri misteri, chi non ha avuto questa sorte non
avrà mai un uguale destino, da morto, nelle umide tenebre marcescenti di laggiù."
(Inno a Demetra, vv. 480-483)
"Felice colui, tra gli uomini viventi sulla terra, che ha visto queste cose!
Chi invece non è stato iniziato ai sacri misteri, chi non ha avuto questa sorte non
avrà mai un uguale destino, da morto, nelle umide tenebre marcescenti di laggiù."
(Inno a Demetra, vv. 480-483)
Così recita l'Inno attribuito a Omero. I Misteri cui si allude sono quelli di Eleusi, celebrati ogni anno nell'antica Grecia in onore di Demetra e di sua figlia Persefone, detta anche Kore. Il più antico culto, strettamente eleusino, era di carattere agrario, mentre quello eleusino-ateniese era di carattere misteriosofico. La prospettiva di ottenere ricompense terrene e spirituali grazie alla celebrazione della divinità, e la ricerca del vero significato dell'esistenza, spingevano gli adepti verso un cambiamento interiore, rappresentato da un rito di iniziazione con un simbolico passaggio dall'oscurità alla luce. Gli iniziati non ricevevano insegnamenti, ma avevano accesso a un'esperienza del divino che cambiava la loro coscienza, e tornavano a vivere la loro vita liberi dal timore della morte.
I Misteri di Eleusi erano diversificati in almeno due riti, che si svolgevano in distinti momenti dell'anno. Il neofita doveva prima partecipare ai Piccoli Misteri che si tenevano durante il mese di Anthesterion (febbraio-marzo) ad Agrai. Duravano tre giorni e, attraverso purificazioni, digiuni, divieti sessuali e sacrifici, preparavano ai Grandi Misteri che si celebravano nel mese di Boedromion (settembre-ottobre) ad Eleusi e proseguivano per nove giorni.
Il primo giorno, i sacerdoti trasferivano gli oggetti sacri da Eleusi all'Eleusinion di Atene, un santuario ai piedi dell'acropoli. Si proseguiva con la purificazione sulle rive del mare, dove ogni iniziato (mystes) sacrificava un maialino e se ne cibava. Da questo momento era imposto il digiuno. Dopo due giorni di meditazione, aveva inizio la seconda fase dei Mysteria con la grande processione da Atene ad Eleusi, lungo la Via Sacra. Ogni tappa del percorso si rifaceva al mito.[*] Veniva quindi attraversato il ponte sul fiume Kephysios, che divideva il territorio di Atene da quello di Eleusi: simbolicamente il passaggio dalla terra dei vivi a quella dei morti.
Giunta la sera del 19, aveva luogo l'iniziazione di primo grado, in cui si riproponeva il dramma di Demetra e Persefone[*], con il dadouchos, il portatore della fiaccola, che impersonava la dea e la sua disperazione per la perdita della figlia, mentre gli iniziati correvano dietro di lui, agitando le fiaccole intorno al Pozzo Sacro.
La rappresentazione terminava con l'assunzione del kykeon, il ciceone, una bevanda composta (secondo l'Inno omerico) di acqua, farina d'orzo e foglie di menta. Ma nella vasta (seppur incerta) letteratura sui Misteri Eleusini, il ciceone è stato spesso considerato una bevanda allucinogena. Wasson, Hofmann e Ruck ("Alla scoperta dei misteri eleusini" - ed. Apogeo) hanno ipotizzato la presenza dell'ergot, un fungo parassita dei cereali che ha proprietà lisergiche e avrebbe potuto provocare la "visione". Inoltre, molte fonti parlano di sudorazione fredda, nausea, ansia, vertigini, tremori: tutti effetti ascrivibili a tale sostanza.
Kernos, recipiente rituale
usato per la preparazione del ciceone
Il rito notturno aveva luogo nel Telesterion, edificio principale del complesso, e prevedeva due gradi di iniziazione: il primo era di iniziazione vera e propria (myesis); il secondo, l'epopteia(visione), era di carattere contemplativo. Gli iniziati dovevano pronunciare una formula che consentiva loro l'accesso al rituale. Secondo Clemente di Alessandria, era questa:
"Ho digiunato; ho bevuto il ciceone; ho preso dalla cista, dopo aver maneggiato ho riposto nel, e dal kalathos nella cista". Cista e kalathos erano i cesti di vimini che contenevano i sacri oggetti (hierà) del rito, oggetti mantenuti segreti ai profani e per noi ancora misteriosi. Era vietato nominare l'oggetto che passava dalla cista al kalathos che, secondo Teodoreto di Ciro, era una riproduzione dell'organo sessuale femminile.
Dopo un intervallo di almeno un anno, avveniva il completamento dei Grandi Misteri con l'iniziazione di secondo grado, l'epopteia, destinata a pochi eletti, che consisteva soprattutto in un viaggio rituale dall'oscurità più paurosa alla luce più abbagliante (con sepoltura simbolica - "Sia interrato come i morti, vivo! Vivo venga interrato come i morti!" - e successiva visione della luce). Gli iniziati attendevano poi in sacro silenzio lo hieros gamos, e cioè l'unione sacra tra Demetra e Zeus, nelle persone di una sacerdotessa e dello ierofante. Questa unione era probabilmente rappresentata in forma simbolica, ma non si esclude che avvenisse realmente. Quindi lo ierofante tornava con una spiga nella mano, che stava ad indicare il Figlio di quell'unione, la nascita di una nuova vita, ossia la rinascita dell'iniziato.
Nonostante i Padri della Chiesa abbiano insistito sull'aspetto orgiastico dei misteri, è stato proprio Ippolito a ricordare che … gli Ateniesi, nell'iniziazione di Eleusi, mostrano a coloro che sono ammessi al grado supremo il grande e mirabile e perfettissimo mistero visionario di là: la spiga di grano mietuta in silenzio. E ancora... Lo ierofante in persona […] che si è reso impotente con la cicuta e si è staccato da ogni generazione carnale, di notte a Eleusi, in mezzo alla luce delle fiaccole, nel compiere il rituale dei grandi e ineffabili misteri, grida e urla proclamando: "Brimò Signora ha generato il sacro fanciullo Brimós […]". (Ippolito, Confutazione di tutte le eresie 5, 8, 39-40)
Al di là dell'evidente denigrazione di Ippolito, si ottengono dati importanti: la spiga è simbolo di vita e fecondità, e viene generata da un'unione sacra (forse solo simbolica). La spiga mostrata ai devoti è veramente una rivelazione e un pegno della dea, che per prima aveva donato questi frutti all'umanità. Di più: si tratta di un'epifania della stessa Persefone, del suo mitico primo ritorno, dopo la discesa nel regno dei morti, sotto forma di grano. Tutto il rituale precedente del digiuno, della pozione di ciceone e così via, aveva ravvicinato così tanto l'iniziato alla dea da trasformarlo in suo adepto. Egli, in un certo senso, entrava a far parte del sacro mito proprio nel momento portentoso in cui questo diventava realtà.
Commenta Hofmann : "Non è mai stato possìbile sollevare nel corso dei millenni il velo arcano frapposto dalla severa regola della segretezza. Possiamo solo farci un'idea delle caratteristiche e del significato spirituale che l'insegnamento eleusino rivestiva per ogni singolo individuo sulla base delle testimonianze dei grandi iniziati. A Eleusi non veniva annunciata una vera e propria nuova religione rivolta a una cerchia ristretta, poiché gli iniziati, una volta ritornati dai Misteri nei loro luoghi nativi, rimanevano fedeli al culto della religione locale. Doveva trattarsi piuttosto di rivelazioni circa la natura dell'esistenza umana, circa il significato della vita e della morte che gli iniziati là ricevevano. Siamo a conoscenza delle preghiere che i mistici, gli iniziati, rivolgevano alla dea della memoria, Mnemosyne, affinchè questa potesse risvegliare e mantenere vivo il ricordo della sacra visione, che una volta impresso nelle loro vite avrebbe potuto trasformarle radicalmente. La partecipazione ai Misteri rappresentava un'esperienza il cui carattere straordinario era da ricercarsi in una modificazione nell'anima dell'iniziato piuttosto che in un evento esteriore". (A. Hofmann, I Misteri di Eleusi, Viterbo 1955)
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