domenica 3 gennaio 2016

Il Montesicuro dei catari

Montségur ed i Catari: in cerca del Graal

..."Sfiora le pietre del picco di Montségur
si dice ci sia ancora un trovatore
con un liuto ed un sorriso
ancor le antiche gestes
piangendo forse piano canterà"...

Le parole di una vecchia canzone ci accompagnano nella visita all'ultima roccaforte del catarismo. E' un itinerario ai margini dei circuiti turistici: in quest'angolo dei Pirenei, nel distretto dell'Ariège, a guidare il visitatore è soprattutto la curiosità di confrontarsi con le suggestioni del mito. 
La base di partenza è Foix, antico borgo posto tra i primi contrafforti pirenaici. Ma prima di affrontare le montagne, è d'obbligo una visita a Carcassonne, dove tra la possente cinta di mura medievali (in gran parte ricostruita), si conservano la memoria e le spoglie di Simon de Montfort, il condottiero della crociata contro gli eretici, i catari, gli albigesi. Una crociata contro il Graal, secondo il tedesco Otto Rahn. 
Nel 1933 Rahn scrisse un libro (Dreuzzug gegen den Gral) che raccoglieva tutte le leggende fiorite intorno alla sfortunata resistenza degli albigesi, sulla spiritualità dei catari, sui loro legami occulti con le antiche tradizioni celtiche e con i Templari. L'autore di "Crociata contro il Graal" sosteneva una tesi originale: i Catari erano i custodi di un Graal pirenaico e Montségur sarebbe stato il castello del Graal. Ma qual era il Graal di cui parlava Rahn?. Lo studioso tedesco si rifaceva al Parzival di Wolfram von Eschenbach, identificando il Munsalvaesche, il Montsalvat del poema con lo stesso Montségur. Un'altra analogia, secondo Rahn, sarebbe costituita dal fatto che, al tempo della sua caduta, Montségur era custodito da Raymond de Perehile, che in latino suonerebbe Perilla, ovvero lo stesso nome che Eschenbach attribuisce al custode del castello del Graal.
Si trattava comunque di un Graal pagano, non della coppa che la tradizione vorrebbe essere stata usata per raccogliere il sangue di Cristo morente in croce. Il Graal dei catari si collegherebbe dunque a quello della tradizione precristiana, celtica. Non una coppa, ma una pietra, centro di culti solari. Nessun testo cataro conforta però questa interpretazione. Restano le leggende sulla fuga degli ultimi catari, sul loro tesoro, sul loro ascetismo, sul loro ritirarsi all'interno delle tante grotte dell'Ariége, a pregare…o a raccogliere le energie della terra, come facevano gli antichi druidi? 
Alla base del picco di Montségur, un semplice cippo reca una scritta in occitano con la dedica ai "Puri", ai catari che per ultimi si piegarono all'assedio delle preponderanti forze cattoliche francesi e pontificie. Preso per fame Montségur, alcune centinaia di sopravvissuti si rifiutarono di abiurare la loro fede catara. Vennero bruciati vivi proprio nel luogo dove ora c'è il cippo e dove ancora qualcuno lascia dei fiori.


Immagine tratta dal sito http://www.cathares.org/

La storia del movimento cataro è oggi un elemento dell'identità occitana. Lungo le strade si leggono i cartelli di benvenuto nel "Pays Cathare", mentre sui muri qualcuno traccia scritte inneggianti all'autonomia dell'Occitania. 
E proprio la volontà di affermare la propria autonomia spinse i signori e anche alcuni vescovi della regione tra il XII ed il XIII secolo ad appoggiare l'eresia, contrapponendosi alla Corona di Francia e alla chiesa cattolica. Da queste ragioni "politiche" nacque l'epopea dei catari, che vide come protagonisti nobili condottieri, come Raimon Roger Trencavel, Pierre Roger de Mirepoix, trovatori, sacerdoti, vescovi e molta gente semplice che credette nei valori del catarismo e li difese fino alla morte. 
Non resta che salire l'angusto sentiero che porta alla cima del picco. 
Colpisce, una volta giunti all'interno delle mura, l'esiguità degli spazi, ma anche la posizione dominante, davvero sospesa tra terra e cielo. 
In un recente articolo Luigi Pirrotta spiega che le strutture murarie che oggi restano in piedi a Montségur non sono quelle del periodo dell'assedio. Si tratta piuttosto della roccaforte fatta costruire proprio dai vincitori dei catari, alla fine del XIII secolo e all'inizio del XIV. Gli eretici, probabilmente, disponevano di un baluardo ancor meno fortificato, la cui capacità di resistenza era dovuta tutta all'asprezza del luogo, più che alle strutture militari. Tra realtà e leggenda, resta il fascino di questo picco, abitato fin dalla preistoria proprio per la sua posizione strategica e utilizzato, probabilmente, anche come luogo di culto in età precristiana. Il Graal, chissà se c'era veramente…di certo Montségur è un luogo dello spirito.


Immagine tratta dal sito http://perso.orange.fr/gites.boyerbas/

Dal sito http://www.terreverdi.com/ - Terreverdi © 2006 | Registrazione del Tribunale di Terni N° 4/2004

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