venerdì 9 gennaio 2015

La cospirazione dei Gesuiti

I Monita Privata Societatis Jesu e l’anti-gesuitismo



Il prete polacco Hieronym Zahorowski, ex gesuita e parroco di
Godziec, fu l’autore (confesso) dei “Monita Privata Societatis
Jesu” contro i gesuiti, scritto che ha avuto talmente tanto
successo che il suo effetto si ripercosse in tutta Europa fino a
provocare addirittura lo scioglimento dell’ordine gesuita quasi
due secoli dopo. L’astio di Zahorowski si manifestò dopo la mancata
ammissione al pronunciamento del quarto voto gesuita (la fedeltà
al papa "perinde ac cadaver") che gli precluse ogni possibilità di
carriera alto-ecclesiastica. Le prime lettere anonime che diffuse
accusavano i gesuiti di voler adescare i giovani nobili per impadronirsi
dei loro beni, ma fu scoperto ed espulso e proprio quei beni che lui
aveva devoluto all’ordine al momento del voto di povertà gli
vennero restituiti. Verso il 1612, a Cracovia, Zahorowski scrisse
quindi il libello anonimo noto appunto come “Monita Privata Societatis
Jesu”, in cui si denunciava la Compagnia di Gesù dedita al complotto
universale per impadronirsi del mondo, accusa che trovò terreno
fertile negli ambienti contrari alla contro-riforma della Chiesa, che era
opera prevalentemente gesuita, ma più che altro nelle viscere delle
società segrete massonico-liberali e anti-clericali che a fine settecento
incendiarono l’Europa con le rivoluzioni. I Monita si presentavano
come le presunte istruzioni segrete che i superiori gesuiti impartivano
ai nuovi adepti al fine di insinuarsi nelle corti, circuire le vedove e i
giovani nobili per ottenere ricchezza e potere. L’accusa riguardava
anche una presunta subdola attività atta ad ottenere posti chiave
nella gerarchia ecclesiastica, anche screditando gli altri ordini.

Non è difficile però capire come questo testo possa avere avuto
un successo così storicamente rilevante. Approvata nel 1540, la
Società di Gesù, dopo solo mezzo secolo di attività, aveva raggiunto
una notevole popolarità e una diffusione non solo in Europa, ma
anche in India, Cina, Giappone e Paraguay (dove sarebbe
pure sorto lo stato gesuitico di “Reducciónes”). Inoltre era riuscita
ad ostacolare l’avanzata protestante e a predominare nel campo
dell’istruzione, anche delle future classi di dirigenti. L’ordine
gesuita era quindi all’epoca quello più attivo, creativo e potente
della cristianità e cardine della contro-riforma del Concilio di
Trento, portava avanti con determinazione l’obiettivo di creare
una società integralmente cristiana attraverso il controllo della
educazione e delle pratiche devote. Di fatto la maggioranza
della scolastica europea era all’epoca monopolio gesuita, ma
questa opera di alfabetizzazione ovviamente non era visto come
un merito da parte della massoneria, ma al contrario il primo
punto prioritario su cui agire per scardinare l’influenza della Chiesa
nella società.

Nel 1616 i Monita vennero messi all’indice da s. Roberto
Bellarmino, capo del Sant’Uffizio, e Zahorowski fu condannato,
ma subito protetto dal principe Zbaraski, forse anche suo
ispiratore. Inutile a placare il clamore anche l’ammissione di
colpa dello stesso autore prima della sua morte nel 1632, gli venne
concesso il perdono papale ma ormai il danno era irreparabile. Nel
corso del XVII sec. questo libello venne ristampato più volte e nel
secolo successivo venne pure tradotto nelle varie lingue col titolo
di “Monita secreta”. In seguito a questa propaganda liberal-
massonica l’Ordine venne anche duramente represso anche con
massacri soprattutto nei paesi protestanti come l’Inghilterra. Il primo
sovrano ad espellerli dal proprio regno fu nel 1762 il marchese de
Pombal (1699-1782), cancelliere “illuminato” del Portogallo, seguito
pochi mesi dopo dalla Francia. Nel 1767 re Carlo III colse l’occasione
della “rivolta dei cappelli” per accusare i gesuiti di essere i promotori
dell’insurrezione, per poi arrestarli, espatriarli e confiscare i loro beni. In
seguito sempre re Carlo III spinse tutti i rami borbonici regnanti in
Europa a seguire il suo esempio e così i gesuiti vennero espulsi da
Parma, Napoli e dall’Austria.

Infine Papa Clemente XIV (1769-1774), per soddisfare le richieste
dei sovrani europei e dei loro consiglieri ormai tutti illuministi, fu 
costretto
a sciogliere la Compagnia di Gesù il 21 luglio 1773 con il breve “Dominus
ac redemptor”. Questo fu il colpo di grazia al sistema immunitario della
Chiesa Cattolica contro gli attacchi delle società segrete che a breve
conquisteranno tutta l’Europa.

Molti ex gesuiti, in attesa delle revoca del provvedimento papale,
migrarono nelle cattoliche Russia e Prussia, gli altri cercarono di
continuare la loro missione di difesa della cristianità in segreto. Per
esempio gli allievi di Nikolaus Diessbach operarono a Parigi durante la
rivoluzione e i Péres de la Foi di padre Picot de Cloriviére continuarono
a tramandare i costumi dell’Ordine e lo spirito del fondatore s. Ignazio di
Loyola. Quando nel 1814 papa Pio VII ripristinò la Compagnia di Gesù,
con la bolla “Sollicitudo Omnius Ecclesiarum”, fu assegnato proprio a
Cloriviére il compito di riorganizzarla.

Il mito complottista anti-gesuita comunque sopravvisse e nel XIX sec,
all’apice delle rivoluzioni massoniche e dell’anti-clericalismo, venne
riproposto anche in forma di romanzo come nel feuilleton “Le Juif errant”
di Eugène Sue o nel “Vent’anni dopo” di Dumas, fino ad arrivare intatto
fino ai giorni nostri dove spopola tra le varie teorie complottiste che
dominano il web, magari ingenuamente spacciato come l'ultimo dei
segreti, quando invece è frutto di una propaganda continuativa di
almeno tre secoli, arricchita dalla ormai famosa concezione del
generale gesuita come "papa nero". I feroci detrattori dei gesuiti
comunque non si scoraggino nel vedere questa congregazione
ancora attiva dato che recentemente è stata abbondantemente
penetrata dalla massoneria per cui deviata a concezioni, sotterfugi
e dottrine a lei più consone, ma vedremo in seguito questo particolare
aspetto.
(appuntidiviaggio) 


                       
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