domenica 12 febbraio 2012

Cattiveria o arteriosclerosi?


LE FOIBE E LE AMNESIE DI SANDRO PERTINI



Nicola
– 10 febbraio 2011Posted in: Articoli pubblicati

In occasione della «Giornata del ricordo» che commemora i massacri delle foibe e l’esodo dei giuliani-dalmati mi sarebbe piaciuto rivedere le fotografie del nostro (?) presidente Sandro Pertini che, ai funerali di Tito, con aria affranta, toccava la bara del suo compagno. Firmato: sig. Caimati.

Baciava, caro Caimati: Pertini non si limitò a posare la mano sul feretro in segno di cordoglio. Lo baciò e così facendo baciò anche la bandiera jugoslava nella quale era avvolto. A dire la verità Pertini era solito sbaciucchiare bandiere e casse da morto e quindi quello che schioccò a Belgrado, in occasione dei funerali di Tito, potrebbe considerarsi normale routine. Siccome però non era la prima volta che con parole, gesti e fatti concreti l’allora presidente della Repubblica mostrava benevolenza nei confronti di chi, per ordine o per mano, aveva contribuito alla mattanza in Friuli e Venezia Giulia, viene da pensare il contrario. Non va infatti dimenticato che appena eletto presidente, si era nel 1978, Pertini concesse la grazia a quel Mario Toffanin, nome di battaglia «Giacca», che nel 1954 la Corte di Assise di Lucca condannò all’ergastolo (in contumacia, perché Botteghe Oscure riuscì a farlo riparare in Jugoslavia). Quel Toffanin che da capo partigiano della Brigata Osoppo si era aggregato, dandogli manforte, al IX Corpus titino responsabile delle foibe e che fu protagonista della strage di Porzûs. E che oltre all’ergastolo per i fatti di Porzûs avrebbe dovuto scontare anche trent’anni per sequestro di persona, rapina aggravata, estorsione e concorso in omicidio aggravato e continuato. Un criminale fatto e finito, dunque, al quale lo Stato, grazie alla famigerata «legge Mosca», elargiva persino la pensione.

Sandro Pertini gode di generale stima e talvolta, per fortuna solo talvolta, viene anche portato ad esempio. Con tutto il rispetto per i suoi ammiratori, resto però del parere che fu un mediocre presidente, assai poco indicato a rappresentare l’Italia e gl’italiani. Sul suo antifascismo ci si leva il cappello, ci mancherebbe altro; però me lo tengo ben calcato in testa alle sue gesta di antifascista a fascismo morto e sepolto. Quale fosse la caratura del suo reducismo antifascista è indicato chiaramente dal bacio al catafalco di Tito e dalla grazia a Toffanin, gesti che non possono non essere interpretati se non come espressione di consenso a quella particolare guerra partigiana, condotta con i metodi da macellaio, della Brigata Osoppo e del IX Corpus. Oltre tutto, che il condono della pena concesso a Toffanin non costituisse un misericordioso e circoscritto gesto di clemenza è confermato dal fatto che il beneficiato non ne approfittò per tornare in Italia dopo un quarto di secolo di latitanza. Restò in Jugoslavia (seguitando a percepire la pensione) fino alla morte, avvenuta nel gennaio del 1999.

(tratto da: Il Giornale, 16.2.2008)

2 commenti:

radionirica ha detto...

Mi permetta un piccolo consiglio: se l'intento del suo lavoro vuole essere polemico o "alternativo",soprattutto in ambito storico, è necessario essere precisi: Toffanin militava nelle fila della Brigata Garibaldi (quella comunista,che prendeva ordini dal partito e collusa con IX CORPUS,Narodnoosvobodilna vojska in partizanski odredi Jugoslavije) mentre la Brigata Osoppo è proprio l'antagonista, di radice socialista, cattolica, monarchica ed azionista; vittima in questo caso dell'agguato a Porzus capeggiato dal Toffanin.
Quando si analizzano i fatti storici, è meglio saperli. Ed è sempre sconsigliato schierarsi, dal momento che in guerra hanno tutti ragione.

luigi pellini ha detto...

Mi sono limitato ad inserire nel mio blog un articolo che mai è stato contestato. Quello che lei scrive è fuori luogo dato che la questione verte sul comportamento di un presidente dello Stato Italiano che in maniera disinvolta bacia (doveva limitarsi alla sola presenza dei funerali del dittatore Tito dato che in quel momento Pertini rappresentava anche le genti dell'Italia Giuliana, tralasciando le sue simpatie socialiste). Tito ha la responsabilità politica delle stragi perpetuate verso i civili inermi, dei funzionari statali, dei partigiani che non erano comunisti, dei infoibati e dell'esodo forzato di sotto minaccia della morte degli italiani che da sempre vivevano in quei luoghi!