mercoledì 15 febbraio 2012
La truffa procede, la borsa spazzatura si ricicla
Deutsche Bank lancia i derivati-morte (Maurizio Blondet)
Il lupo perde il pelo ma non il vizio: Deutsche Bank ha lanciato per al prima volta in Europa i death-bonds.
Questi sinistri derivati esistono da oltre un decennio in USA, ed approfittano delle persone in crisi economica per vecchiaia o per malattia. Novanta milioni di americani hanno un’assicurazione sulla vita; molti di loro non possono più permettersi di pagare i premi, oppure hanno bisogno di incassare il denaro in anticipo. A questo punto intervengono gli speculatori, che offrono agli assicurati in ristrettezze questo “accordo sulla vita” (life settlement): gli comprano le polizze vita per metà o meno del risarcimento atteso (tipicamente, 400 mila dollari per un milione), e poi pagano le rate del premio, aspettando la morte dell’assicurato. Più precoce è la morte, più alto il profitto.
Non a caso i death bonds conobbero i primi successi negli anni ’80 coi malati di Aids, ridotti in miseria dalla malattia e bisognosi di incassare a qualunque costo: arrivarono gli avvoltoi ad offrire il life settlement, e ad incassare lucri altissimi dato che quei pazienti morivano rapidamente. Il migliorare delle terapie ha prosciugato questo “mercato” , insieme ad inchieste giudiziarie sulle pratiche abusive condotte dagli speculatori a danno dei pazienti disperati, conclusesi con condanne. Un’altra condanna giudiziaria ha colpito due “finanzieri” che avevano assicurato l’intera comunità di negri poveri di Los Angeles South Central, e poi rivendevano i prodotti impacchettati e cartolarizzati (esattamente come i derivati sui mutui sub-prime) promettendo profitti del 25%, col motivo che “i negri americani muoiono prima degli altri gruppi razziali” (già, chissà perchè…).
Tuttavia, questa speculazione sulla morte (e la miseria) non è mai cessata, anzi è cresciuta in America: i bond relativi danno interessi sicuri attorno all’8 per cento, perchè niente è sicuro come la morte. E sono venduti, impacchettati in titoli, ad hedge funds e a fondi pensioni.
E’ questo il motivo per cui Deutsche Bank, per prima in Europa, ha lanciato questo “prodotto finanziario”, che il business preferisce chiamare eufemisticamente “Life Settlement Backed Securities” (LSBS). La crisi economica che colpisce i detentori di polizze-vita, nonchè l’invecchiamento della popolazione e il fatto che si dovrà lavorare fino ai 70 per le nuove austerità pensionistiche, ciò che probabilmente ridurrà la longevità, apre rosee possibilità di profitto. E’ il derivato ideale per profittare delle ristrettezze delle famiglie e dei privati, indotte dalla recessione. Tanto pù che questi titoli derivati hanno il vantaggio di essere “uncorrelated assets”, ossia le loro performances non soffrono per gli alti e bassi degli altri mercati speculativi. I tassi di mortalità non dipendono dal rincaro delle commodities o dai corsi azionari, dopotutto. E in tempi di collasso della finanza speculativa, troppo interconnessa a livello globale, “uncorrelated assets” come questi hanno un alto valore nei portafogli.
E pensare che Josef Ackerman, il capo supremo della Deutsche Bank, solo pochi giorni aveva detto che la Deutsche Bank sente una speciale responsabilità di perseguire i suoi scopi economici “in modo onorevole e morale”.
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