venerdì 10 febbraio 2012

Una bambina di 13 anni



Giuseppina Ghersi. Per molti, fino a qualche anno fa, questo cognome risultava sconosciuto e privo di qualsiasi collegamento ad eccezione di una copia di denuncia presentata alla Questura di Savona nel 1949. Giuseppina, una bambina di appena 13 anni, fu pestata, stuprata e giustiziata dai partigiani comunisti con l’accusa di essere al servizio del regime fascista. La famiglia Ghersi, che viveva a Savona e gestivano un negozio di ortofrutticola, non era neppure iscritta al Partito Nazional Fascista. Studentessa delle magistrali alla “Rossello” fu premiata direttamente da Mussolini per aver svolto con merito un concorso a tema. Questa la sua condanna. La mattina del 25 aprile 1945, Giuseppina fu sequestrata in viale Dante Alighieri, da tre partigiani comunisti, e portata nei locali della Scuola Media “GuidoBono” a Legino, adibito a Campo di Concentramento per i fascisti. Gli tagliarono i capelli e le cosparsero la testa di vernice rossa. Fu pestata a sangue e seviziata per giorni, tutto questo sotto lo sguardo impietrito dei genitori, anche loro deportati e imprigionati. Il 30 aprile, Giuseppina, fu giustiziata con un colpo di pistola alla nuca e il suo corpo gettato, insieme ad altri, davanti al cimitero di Zinola.

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