La chiesa longobarda di S. Eusebio Vescovo di Sutri, oggi nel territorio di Ronciglione (VT), ma in origine situata nel territorio dell’antica Sutri, è stata studiata solamente fra il 1976 e il 1979 ad opera del prof. Aldo Nestori di Roma (1928-2006), docente di Archeologia Cristiana all'Università di Macerata e anche presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana di Roma, che pubblicò in merito una monografia edita dallo stesso Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana nel 1979 ("Monumentum Flavii Eusebii facto Ecclesia Sancti Eusebii").
Individuata una muratura di epoca romana nell'abside, grazie a un'apertura sul retro nella muratura della chiesa, grazie al suggerimento del parroco di Ronciglione Mons. Pacifico Chiricozzi, e accortosi che vi erano ancora "in situ" i resti del timpano triangolare, il prof. Nestori capì al volo che l'abside della chiesa era costituita da una costruzione di epoca romana, così decise di effettuare delle campagne di scavo (anni 1976, 1977, 1978) per capire cosa nascondesse la chiesa. Così è emerso un mausoleo paleocristiano della 2° metà del IV secolo dopo Cristo con resti di pittura coeva nella volta a botte (è ancora leggibile la “Visitazione di Maria a Elisabetta”).
Si è miracolosamente conservata la lapide originaria del sepolcro funebre che ci dice che il mausoleo era della famiglia di un certo Flavio Eusebio che fu Vice Governatore della Campania e che costruì il mausoleo per sé e i suoi familiari all'interno della sua proprietà terriera dopo che, avendo cessato la sua carriera, si era trasferito nel municipio romano di Sutri. Che si tratti di un mausoleo paleocristiano fu confermato dal fatto che, durante gli scavi, fu trovato, nell'abside, un grosso frammento di lapide paleocristiana della 2° metà del IV secolo d. C. oggi conservato nella chiesa di S. Maria della Pace in Ronciglione. Il mausoleo, con sette forme sepolcrali, fu utilizzato successivamente come abside della chiesa campestre alla fine dell'XI secolo.
La chiesa è stata datata, grazie anche allo studio dei capitelli delle colonne di tufo, all'VIII secolo in piena età longobarda. Fu fatto anche analizzare al Carbonio 14 un frammento ligneo di una trave conficcata in alto nella muratura della navata centrale, analisi che datò il frammento di legno non oltre il 1° quarto del IX secolo. Le navate laterali non sono più quelle originarie, quella di sinistra, la più antica, è datata al XIII secolo mentre quella di destra è stata ricostruita in tempi recenti.
Nella chiesa fu eseguito da un artista di scuola romano-bizantina, alla fine dell'XI secolo, un piccolo ciclo di affreschi che sostituì quello più vecchio databile al 1° quarto del IX secolo di cui si è ritrovato, durante gli scavi, un frammento di un Cristo benedicente all’interno dell’unica forma sepolcrale quasi integra che è stata utilizzata in seguito come base dell’altare.
Il ciclo è costituito da diversi affreschi: sopra l'abside un “Cristo Pantocratore benedicente”, poi un lacerto di una probabile “Lavanda dei piedi”, un'interessante “Ultima cena”, un affresco con un lacerto raffigurante probabilmente “Le Vergini stolte e le Vergini savie” e, per ultimo, uno splendido e monumentale Albero di Iesse (l'albero con la genealogia di Gesù che trae ispirazione dall’arcaica iconografia del Vicino Oriente, passata attraverso l’Anatolia e la Siria cristiana, dell’”Albero della Vita”, tipica della cultura artistica e religiosa Assiro-Babilonese); ci troviamo di fronte a uno dei più bei affreschi italiani databili all'XI secolo, realizzato con dei colori veramente interessanti e inusuali. Ricordiamo che la chiesa è stata dedicata a S. Eusebio primo vescovo di Sutri, documentato nel sinodo romano dell'anno 465, epoca a cui risale la diocesi di Sutri; successivamente la popolazione di Sutri ha scambiato il mausoleo del funzionario imperiale Flavio Eusebio con quello del Vescovo Eusebio primo Vescovo di Sutri confondendo i due personaggi tra i quali però intercorrono circa settant’anni di vita; non è escluso che fra i due personaggi vi possa essere stata una parentela, forse Flavio Eusebio fu il nonno del Vescovo sutrino Eusebio; ci induce a pensare questo sia il ripetersi del nome “Eusebio” sia il fatto che la chiesa di epoca longobarda dedicata a Sant’Eusebio Vescovo sia stata addossata al mausoleo paleocristiano di Flavio Eusebio e chissà se la tomba del Vescovo Eusebio, mai ritrovata nel corso dei secoli, possa essere nascosta all’interno della chiesa, solo delle indagini archeologiche più approfondite potranno svelare questo mistero.
Dobbiamo ricordare che all'interno del mausoleo paleocristiano vi sono dei graffiti di presbiteri in pellegrinaggio verso Roma, di epoca altomedioevale; di questi graffiti -che sono incisi soprattutto sul resto di intonaco di epoca romana della parete destra- dobbiamo dire che il primo a studiarli fu il prof. Aldo Nestori di Roma che li scoprì, nel 1977, togliendo le diverse mani di tinteggiatura -poste dall'età barocca in poi- dalla parete riportandola allo stato originale; secondo Aldo Nestori i graffiti più antichi vanno datati alla fine del VI-primi VII secolo, se non anche prima. Anche il prof. Carlo Tedeschi (docente titolare associato di Paleografia latina presso l'Università di Chieti e Pescara) li ha studiati diverse volte svolgendo in merito tre pubblicazioni (una del 1998, la seconda del 2002 e la terza nel volume a cura della prof.ssa Natalina Mannino, del 2015); secondo il prof. Carlo Tedeschi i graffiti vanno datati tra la 2° metà dell'VIII e la fine del IX secolo.
Prof. Carlo Maria D’Orazi
Presidente
del Centro di Studi Storici e Archeologici
con sede in Capranica (VT)
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