Come l'occhio dell'intuizione è stato cristallizzato nel rosone della chiesa romanica.
Il tempio è da considerarsi il racconto dell'Uomo, la casa dell'Idea che si incarna, materializzandosi nelle misure, nei materiali e nei volumi dell'edificio stesso.
Ora, quando osserviamo i templi antichi, veniamo colpiti dalla loro architettura. Infatti fare dell'architettura significa cogliere l'idea dei Neter, degli Dei che informano la materia in modo che essa divenga il contenente del Tutto.
La tecnica, invece, è ciò che balza evidente nelle costruzioni moderne. Essa è una pura cerebralizzazione fine a sé stessa, e senza nessun aggancio alla grande Legge dei Numeri, la sola che può delimitare i vuoti, lasciando trasparire lo Spirito che si cristallizza nella materia prendendo forma e limiti.
Costruire la dimora per un Dio significa conoscerne l'orienta-mento, ossia comprendere l'Idea che prenderà forma. In tal senso il Dio che scende dal cielo e viene ad abitare in terra, si formalizza secondo i precetti celesti, e l'Idea indistruttibile si cristallizza nella materia transeunte.
L'uomo, il microcosmo, in quanto riflesso del Dio Creatore, è sempre stato il miglior modello, preso a prestito dagli architetti antichi, per edificare il tempio.
Ogni sua parte perciò parla dell'uomo visto nella dualità della sua natura caduta e nell'Unità della sua origine, ne illustra il cammino in terra, la sua vera funzione, la sua vera meta: Ogni parte, poi, viene riferita al suo stato completo mediante una funzione generale: la pianta del tempio stesso.
In altre parole, il tempio è una realtà sacra che deve ubbidire a rigidi canoni, a cui nessuno può mettere mano, escluso il saggio che lo edifica e che possiede la Conoscenza segreta dei Tempi della scrittura celeste.
Nel tempio romanico l'atrio era la rappresentazione dell'Opera al Nero, del primo passo che l'uomo deve compiere per ritornare alla sua Idea Archetipa. Nell'architettura gotica, questo simbolo assume un'altra forma e si cristallizza nel rosone che orna la facciata delle cattedrali.
Il mutamento di simbolo descrive, evidentemente, un cambiamento psico-biologico dell'uomo che percorre la sua lenta catabasi nell'indiamento della materia. Se pochi secoli prima era sufficiente rappresentare la semenza incarnata dello Spirito secondo i canoni di una Geometria Sacra che con la Scienza dei Numeri descriveva la base dei piani, nell'epoca in cui nasce il gotico questa «geometria» non è più sentita,
poiché viene irrimediabilmente perso il segreto del numero, che in sé e per sé è un possente generatore, poiché è semenza, uguale a quella di un frutto che porta la sua specie.
In tal modo, la costruzione si interiorizza, si ritira sempre più in se stessa, e la geometria umana si risolve nella costruzione aerea delle volte che inscrivono il Pentagramma, simbolo dell'essenza archetipa umana; fa sempre più uso delle colonne, che svettano ardite ed agili verso la volta del tempio, e dei policromi rosoni posti sulle facciate, che colorano l'ingresso della chiesa con simboli cromatici archetipali. Viene così offerto un ultimo aiuto all'uomo, che non sa più comprendere nemmeno il profondo significato «geometrico» di quel prodigioso utensile creativo, la mano composta da quattro dita, evocatrici del Quaternario, e il quinto, l'Essenza che comanda alle altre; che non sa più osservare le dodici falangi come i simboli dei dodici luoghi del cielo, costruite secondo le proporzioni del Numero Sacro.
Il tempio non verrà più edificato secondo uno schema che parli dell'Architettura del mondo, divenuta afona, coscienza interna, profonda, poiché il numero sta abbandonando l'intelligenza cerebrale. Il gotico sarà ultimo linguaggio che sintetizzerà, nelle sue forme, la geometria che è alla base della numerologia. Dopo, le forme diverranno mute, saranno come morte, che non potranno più parlare al cuore dell'uomo, poiché l'idea avrà definitivamente abbandonato la materia e sorgeranno costruzioni vuote di ogni contenuto vitale, in quanto frutto di una pura cerebralizzazione.
Prenderà piede l'estetica, idea quanto mai vuota di contenuti sostanziali, perché non definibile entro canoni universali, per lasciar posto nei nostri tempi ad un astratto quanto falso efficientismo che, nella maggioranza dei casi, non avendo alcun riscontro
con le leggi genetiche della Natura, non solo non risulta di alcuna utilità per l'uomo, ma talora è addirittura dannosa.
Con lo stile gotico dunque cade la base dei piani, la geometria si interiorizza e si nasconde tra le forme architettoniche del tempio. L'atrio lascia il posto alla facciata della chiesa su cui compare il rosone, che diviene il simbolo della Stella che sorge nel capo dell'iniziato e che, come tale, vuole rappresentare l'apertura del terzo occhio, il risveglio dell'epifisi; la presa di coscienza del seme della Materia, che pone l'uomo nelle condizioni di arrivare alla Radice della Manifestazione.
In tal senso, oltre alla proiezione di determinati colori nell'interno del tempio, tramite le vetrate colorate (a cui sì aggiunge la polarizzazione della luce stessa, ottenuta con appropriati trattamenti dei cristalli colorati, tecnica oggi completamente sconosciuta), il rosone, simile ad un gigantesco occhio, si arricchisce di altri simboli.
Su di esso, variamente lavorato dalla sapiente arte degli scalpellini, veri maestri muratori, viene incastonata la suddivisione per 8, per 12 o per 16.
È chiaro come questi tre numeri siano la rappresentazione del percorso del Sole in cielo, e come essi siano multipli delle quattro stazioni stagionali che l'astro tocca nel suo ciclo annuale. Evidentemente essi, pur rappresentando numerologicamente il simbolismo di una stessa realtà, intrinsecamente posseggono caratteri esoterici diversi tra di loro. Otto sono i lati costituenti il perimetro di ogni battistero. Nella costruzione di quello di S. Tecla in Milano, S. Ambrogio invocò, affinché la vasca dell'acqua lustrale crescesse sulla base del sacro otto. 'È il numero della palingenesi, del passaggio dalla materia (la manifestazione, quadrata) allo Spirito, circolo senza inizio e senza fine. Dal quadrato infatti, si passa al cerchio attraverso l'ottagono, che rimane come figura intermedia. La stessa cosa avviene volumetricamente: dal cubo, centro del tempio, ove è posto l'altare o i transetti, si passa alla sfera o semisfera della volta o cupola, proiezione aerea del tempio, attraverso il solido ottogonale.
Sul percorso solare annuale, se la croce, o il quattro, rappresenta il quadruplice stazionamento del Sole ai quattro punti principali del suo percorso (i due equinoziali e i due solstiziali), una seconda croce intermedia, che interseca la prima di 45°, suddividerà il suo percorso in Otto. Questa ottuplice divisione fu sempre ricordata dall'antichità, per cui, posti sulla Croce principale le festività solenni, ovvero quelle riguardanti i solstizi e gli equinozi, le feste minori (intermedia, poste sulla seconda croce) furono ricordate come le feste dei campi.
.L'otto inoltre è il simbolo del processo genetico, tanto in campo materiale che spirituale, ove l'accrescimento avviene per duplicazione progressiva, ossia secondo i rapporti, 1, 2, 4, 8, come dice Thot nel Papiro di Petamon:
Io sono Uno che diviene Due io sono Due che diviene Quattro io sono Quattro che diviene Otto io sono sempre Uno dopo questo
Il numero Sedici,per i Greci è il quadrato del Quattro, la Tetràktis elevata alla sua potenza e quindi nel suo aspetto dinamico, mentre per gli ebrei il 16 rappresenta il nome divino dei nomi propri di Dio: Je-Ab (o JodVau) è 10 + 6 e anche Jeova Padre . Ma secondo la tradizione ebraica sarebbe sacrilego, scrivendo, accostare lettere dell'alfabeto in modo tale da formulare il nome di Dio. Per questo il numero 16 non viene scritto 10 + 6 ma 9 + 7, Tet-Zain
Sedici sono gli Dei Azonici di Giamblico, gli Spiriti che dimorano nella Sfera Solare, come sono gli Enti Zodiacàli che l'Abate Tritemio insegna ad evocare nella sua Steganografia, e sedici è la suddivisione più logica della fascia zodiacale, vista da un punto di vista ermetico operativo, o magico.
Dodici è invece il numero Zodiacale per eccellenza che illustra il percorso circolare del Sole (nell'interpretazione che non va oltre i 12 Segni) datore di vita e reggitore delle cose di quaggiù, strumento dell'Astrologia usuale, delimitatore dei confini del presente universo, confini entro cui tutto ciò che esiste, vive e segue le leggi di questo cosmo. Secondo gli spicchi in cui viene suddiviso l'emblema dell'occhio della intuizione, cristallizzato nel rosone della chiesa, noi possiamo risalire allo spirito che ha animato i costruttori di quel tempio, e l'uso specifico del culto che deve essere effettuato in quella chiesa.
I templi iniziatici nel vero senso del termine, nei quali prevale lo spirito magico-operativo e l'Opera al Nero viene raggiunta facendo ricorso a quegli Enti di cui hanno parlato Pietro d'Abano, o l'Abate Tritemio e ove l'Astrologia è considerata come mezzo indispensabile con cui si possono mettere in atto le pratiche del Magistero, avranno generalmente il rosone centrale a 16 spicchi. La facciata, inoltre, sarà corredata da altre simbologie, come persone con libri aperti o chiusi, ad indicare, il carattere pratico-magico che dovrebbe avere il tempio.
Un esempio è S. Marco a Milano, ove il rosone è diviso in 16 spicchi ed il mozzo è rappresentato dalla Stella di David, segno iniziatico per eccellenza che rappresenta l'intersezione del triangolo attivo con quello passivo. Sotto il rosone compaiono tre figure, di cui una ha un filatterio in mano, indice che il Magistero deve seguire un suo iter particolare.
(di: Mara Mitzchar - n.4 Kemi Hathor 1983)
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