mercoledì 30 marzo 2022

Per arrivare all'Uno devi conoscere te stesso

LA PERICOLOSITÀ DELL’ESPRESSIONE «TUTTO È UNO»
L’espressione «Tutto è Uno» è, secondo me, la più essenziale delle verità. E penso anche che, come ci insegnano i mistici di tutte le tradizioni sapienziali, dobbiamo annichilire l’io egoico nell’Uno, o, come dicono i buddhisti, estinguere il soffio nel Nirvana.
Questa cosa però, se mal compresa, è molto fuorviante e pericolosa. Si potrebbe infatti pensare (come fanno i seguaci della new age): «Non c’è nulla che devo fare, nessun percorso spirituale da percorrere; se tutto è Uno, allora anche io sono già l’Uno. Sono già realizzato!».
In sé, questo discorso non è sbagliato. Però, senza un determinato percorso di conoscenza, noi siamo solo un aggregato di elementi fisici e psichici inconsapevoli, i quali, alla morte fisica, torneranno in ciclo nella natura. È ovvio che anche essi - come tutto - partecipano dell’Uno, ma lo fanno senza esserne coscienti.
Prima è necessario affermare e realizzare l’io. Non in senso egoico o appropriativo (tutt’altro: senza empatia, compassione e amore è impossibile ogni evoluzione spirituale), ma come presa di coscienza di che cosa siamo, della nostra unicità, della vera essenza del reale. «Conosci te stesso e conoscerai l’universo», dicevano gli antichi. Dobbiamo puntare ad essere massimamente consapevoli, per portare alla luce della coscienza quanta più realtà possibile.
E solo dopo esserci realizzati spiritualmente, estinguere il soffio, annichilirci, liberarci da tutti i condizionamenti, da tutti i contenuti determinati, e portare così tutto nell’Uno, che è il «nulla-di-determinato», l’assoluto. Solo così usciamo dal Samsara, ossia dall’esistenza condizionata. Lo sostiene addirittura un grande filosofo ateo (pur influenzato dal buddhismo), Schopenhauer, citando Gesù, Eckhart e Silesius:
«Merita anzi di essere citato come estremamente singolare il fatto che questo pensiero è stato espresso anche dall’ammirevole ed infinitamente profondo Angelo Silesio, nel versetto dal titolo: L’uomo porta tutto a Dio, e che dice: «O uomo! Ogni cosa ti ama; attorno a te vi è molta ressa: ogni cosa corre verso di te, al fine di arrivare a Dio». Ma un mistico ancora più grande, Meister Eckhart, […] dice […]: «Io dimostro questo con Cristo, poiché egli dice: quando io sarò sollevato da terra, solleverò con me tutte le cose (Vangelo secondo Giovanni, 12, 32). Così l’uomo buono deve portare tutte le cose a Dio, loro prima origine» (Arthur Schopenhauer; Il mondo come volontà e rappresentazione, IV, 68).
Anche Carl Sagan dice che «L’uomo non è altro che uno strumento del cosmo per conoscere se stesso».
Termino con due citazioni, rispettivamente di Gurdjieff e di Osho. Il primo sostiene che nasciamo senza l’anima, e che dobbiamo svilupparla con le nostre esperienze; il secondo gli risponde, secondo me giustamente, che tutti nasciamo con l’anima, ma che essa è un potenziale da realizzare:
«Pochi esseri umani hanno un’anima. Nessuno ha un’anima alla nascita. L’anima va acquisita. Coloro che non ci riescono muoiono: alcuni si danno un’anima parziale e infine un piccolo numero riesce ad avere un’anima immortale» (Georges I. Gurdjieff).
Vedi dal minuto 22:34 al minuto 23:55
«George Gurdjieff era solito dire che non tutti nascono con un’anima. Ha ragione, ma ha anche torto: sbaglia, perché tutti nascono con un’anima; e ha ragione, perché l’anima di solito resta solo un potenziale, non è qualcosa di realizzato. Se non cogli quella sfida, l’anima resta solo un seme. Un seme non è un albero: può esserlo, può non diventarlo mai. Il seme deve accettare la sfida e cadere nel terreno, deve scomparire e morire nel suolo, sperando, attendendo, avendo fiducia che dalla sua morte nascerà qualcosa. Quella sfida piano piano uccide il tuo ego. E quando l’ego è svanito, compare una nuova entità: l’anima, l’essere» (Osho; Ventidue chiavi per riscoprire te stesso).

Potrebbe essere un'immagine raffigurante attività all'aperto

Nell'immagine: i resti del tempio di Apollo a Delfi, sul frontone del quale era incisa la frase «Gnothi Sauton» (Conosci te stesso)

Nessun commento: